Elvira Seminara
Elvira Seminara vive ad Acicastello, ed è giornalista professionista dal ‘91, si è occupata soprattutto di violazioni e abusi (dell’infanzia, dell’ambiente, delle donne e dei senza-diritti. E abuso del tempo, quand’è sequestrato dal mercato e dal consumo ossessivo) .
Nel 2008 pubblica con Mondadori il romanzo “L’indecenza”.
Nel 2009 è uscito il suo libro “I racconti del parrucchiere” (Gaffi editore).
Nel 2010 un suo racconto lungo per l’antologia Supergiallo Mondadori “Eros e thanatos”.
L’ultimo suo romanzo, la dark comedy “Scusate la polvere” (edizioni Nottetempo di Ginevra Bompiani) è uscito nel giugno 2011. Suoi testi sono tradotti in diversi paesi.
Elivira, oltre ad essere una gran brava scrittrice, è la madre di quella famosa Viola di Grado, che ho già gastronomicamente intervistato
Angie: - Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Elvira: – “ Ebbene sì !, sono un’ eretica inappetente, ma nel mio lavoro, cioè quello di narratrice, conta parecchio ! Nel mio ultimo romanzo (“ Scusate la polvere”), c’è una protagonista che fa catering, ovviamente con esiti surreali. E sai che fa la sua amica ? Riscrive il menu in chiave letteraria, rinominando i piatti con stile evocativo e spreco di metafore, a potenziarne il (minimo) valore gastronomico!”
Angie: - Hai mai scritto ispirandoti a qualcosa di culinario?
Elvira: – “Rischio di deludere ancor più i possibili avventori dei miei libri, ma devo ammettere che nel mio romanzo “L’indecenza” la ricetta della torta è un presagio malefico, e nella cucina (della protagonista) a banchettare con più passione sono formiche e scarafaggi. Però, colmo di ironia, sono stata invitata proprio adesso a scrivere un racconto “gastronomico” per una succulenta antologia !”.
Angie: - Cosa significa per te mangiar bene ?
Uova alla coque
Elvira: – “Ok, so di perdere definitivamente i residui devoti dei miei libri : io non sono una buongustaia, col cibo sono una primitiva, una selvatica con guizzi animistici . Mi piace da pazzi in certe mattine solitarie agguantare un panino al latte nel primo panificio, e mangiarlo per strada. Mi dà emozioni ineffabili. Mi piace l’uovo bollito, così esatto e rassicurante nel suo portauovo, e quella compiutezza assoluta, da baricentro del mondo. L’uovo bianco dentro il suo portauovo a misura, in questo mondo senza più contenitori e misure, mi commuove, ha qualcosa di metafisico. “
Angie: - Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare?
Elvira: – “ Detesto la gastrognomica, cioè la gastronomia gnomica o sentenziosa. Non mi piace quando il titolare ti spiega troppo i suoi piatti, con ossessione filologica e dettagli da perito , come a farti una lezione di buon vivere ! Preferisco la semplicità. E poi io mangio soprattutto con gli occhi. Mi piacciono i posti sereni e accoglienti, dove lo sguardo si riposa allegro, meglio con qualche frammento di scenario, una finestra, un albero o un cortile. E con le luci giuste, e tracce di vita e di memoria. Amo certe piccole trattorie familiari, i luoghi senza velleità, senza troppi bicchieri. (Beh, anche perché non bevo). “
Angie: - Sei mai stata a dieta?
Elvira: – “No, mai, per fortuna brucio tutte le calorie, anche quelle dei congiunti. E menomale, perché detesto il calcolo di ogni natura, e figuriamoci i conteggi di grassi, carboidrati ecc..
cassatella
Non amo la ragioneria del cibo. Mangio quando ho fame , ma anche quando sono felice o mi piace la compagnia. Le ultime due voci sono importanti, perché io non ho fame quasi mai, e insomma a quest’ora sarei afasica e moribonda ”
Angie: - Meglio carne o pesce?
Elvira: – “Pesce crudo, frutti di mare, conchiglie. Bellissime anche nel guscio, mangerei anche quello”.
Angie: - Se fossi un dolce, quale saresti?
Elvira: – “La Crème brûlée originale, per quella crosta bruciata e dura che fa croc quando la spezzi. E sembra di marmo ma è zucchero. E poi c’è sotto, isolata, la morbidezza bianca. E’ un dolce che è un ossimoro, per questo mi somiglia un poco.”
Angie: - Il tuo punto debole
Elvira: – “Le cassatelle di Agira, ma non è un punto debole, è forte. Sono anche belle. E la cioccolata di Modica al peperoncino.”
Angie: - Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Elvira: – “ In dispensa i Ritz, che sono insieme dolci e salati , meglio uno scatolo appena aperto. In frigo uno yogurth di limone, il succo di ananas, un kiwi. “
Angie: - L’aspetto che ti attira di più del fare da mangiare e se c’è un piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Moka italiana
Elvira: – “Mi piace fare il caffè , anche perché la tazzina è la stoviglia che preferisco, la trovo un oggetto bellissimo”.
Angie: - E quello che ti piace mangiare?
Elvira: – “I cibi cremosi, i passati, dove non c’è da masticare molto. Meglio se bianchi e chiari. Sospetto di avere un palato regredito, infantile”.
Angie: - Come ti definiresti a tavola?
Elvira: – “Una buona conversatrice”
Angie: - La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito?
Elvira: – “L’odore del caffè, e delle torte al cioccolato nero appena gonfiano nel forno”.
Angie: - Esista un legame tra cucina e sensualità? Che cosa secondo te conta di più nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare
Elvira: – “Io trovo seducenti le parole. Però ci sono casi in cui le ricette sono scritte talmente bene, con sano edonismo e suggestione, che le trovo fascinose. “
Angie: - Una tua ricetta per i miei lettori
Elvira: – “Io sono una maga delle insalate. Il segreto ? Apri il frigo, sbircia in dispensa e metti dentro ogni cosa, purché tagliata con arte e cura. In questo sono brava : decoro benissimo il piatto giocando coi colori. E il bello è che alla fine la puoi anche mangiare!”
Angie: - L’ultimo libro che hai letto?
Elvira: – Muriel Spark, “Gli anni fulgenti di miss Brodie”
Angie: - Hobby?
Elvira: – “Creare gioielli con scarti e pezzi riciclati”.
Toast
Angie: - Se fossi un personaggio mitologico chi saresti?
Elvira: – “Mi piaceva Diana, così libera e sportiva”
Angie: - Qual è il tuo sogno più grande?
Elvira: – “Il prossimo che farò”
Angie: - Cosa ti dicono più spesso?
Elvira: – “Mi chiedono gli orari in cui scrivo. Non ho mai capito perché sembra così importante. Ma non vorrei aver fatto una gaffe, era la prossima domanda ? “
Angie: - Ti fidanzeresti con uno chef?
Elvira: – “Beh sarebbe una sfida ogni giorno contro la mia inadeguatezza…A me la parola Penne evoca solo la scrittura a mano, non certo un piatto di pasta !”
Angie: - Un piatto della tua infanzia
Elvira: – “Sento l’odore del primo toast al formaggio, intenso e conturbante, nel primo tostapane appena comprato”.
Angie: - Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?
Elvira: – “Un bel piatto di spaghetti. E davanti , sporche di sugo, le belle facce di Alberto Sordi e Totò.”
Angie: - Dopo la cucina italiana, c’e’ ne qualcuna internazionale che preferisci? Se si’, quale?
Elvira: – “La giapponese, essenziale e micro, e così raffinata.”
Angie: - Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista
prettamente gastronomico?
Elvira: – “Agrodolce. Aceto e zucchero. Però, per favore, non il coniglio, che adoro. Meglio verdura, in agrodolce. “