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Interviste eccellenti: Leonardo Metalli

Da Federica Ferretti @cantocignorosso
Ve lo avevo presentato come uno dei critici/giornalisti  più importanti in ambito musicale.
Non a caso, sta per essere premiato a Sanremo, nella prestigiosa kermesse ormai giunta alla 65esima edizione.
Eccovi tutti i particolari nell'articolo sottostante che mi ha appena passato:
Interviste eccellenti: Leonardo Metalli


Naturalmente, rileggiamoci insieme anche e soprattutto la "nostra" fantastica intervista!


Leonardo Metalli: il mio sogno? Piu' musica in tv e wi-fi gratis


Lunedì 03 Marzo - 16:59 Federica Ferretti


Interviste eccellenti: Leonardo Metalli
L’eclettico Leonardo Metalli, il noto giornalista - caporedattore di Tg 1, critico musicale della omonima Chat,  non finisce più di stupirci:  lo scopriamo infatti impegnato in mille e più attività.
Dal racconto della vita trascorsa dentro alla  Rubrica TG1Note, alla trasmissione “Oggi qui, domani là”in onda in 40 puntate su Rai 5 e Rai International in cui,  insieme a  Renzo Arbore,  ripercorre la storia dell’Italia  nelle vite di Massimo Troisi, Marisa Laurito, Roberto Benigni, Luciano De Crescenzo, Carlo Verdone...


E mentre scalda i motori per risponderci, ricordando proprio i primi scketch di quest’ultimo,  rimembra, non senza commozione, di come suo padre, Alessandro, avesse organizzato in occasione dell’uscita dell’ormai film –cult  “Bianco,  Rosso e Verdone”, una straordinaria mostra.

Troverete tutto questo e molto altro ancora nell’intervista esclusiva che  ci ha rilasciato per la Rubrica  “Le Eccellenze”.Dove ci aiuta a continuare il  meraviglioso viaggio - inchiesta sul linguaggio musicale che ha già annoverato artisti del calibro del paroliere  Antonello De Sanctis così come il compositore Paolo Buonvino.
Vivendo  ogni giorno a così stretto contatto  tra spettacolo e musica,   Leonardo Metalli ci donerà il cosiddetto surplus.
Annunciandoci inoltre, come accennavamo,  una svolta radio-televisiva che potrebbe cambiare la vita di milioni di utenti: la sfida del wi-fi libero.

F.F. Buongiorno Leonardo, grazie ancora del tempo che ci hai concesso: incominciamo parlando della  di  tua “rivoluzione possibile”,  una tua idea che è stata presentata all’incontro della nuova corrente sindacale “Giornalisti in Movimento” nella sede di Stampa Romana. Insieme al collega Fabrizio De Jorio, membro del direttivo Asr. Di che si tratta in realtà?
Sarebbe una vera rivoluzione per il nostro paese: noi dobbiamo rinnovare il contratto di servizio in cui si evidenzia la missione della   Televisione  di Stato, tra cui informare, intrattenere, fare cultura. Noi abbiamo proposto di utilizzare dei ponti della Raiway(2200 in tutta Italia, già affittati dalle maggiori  compagnie telefoniche). Potrebbe in un solo colpo offrire anche il servizio Wi-fi, attraverso il solo pagamento del canone, richiamando a sé tutte le persone che non guardano  la tv, ma hanno bisogno del collegamento per connettersi in rete. In questo modo, si  guadagnerebbe una fetta di pubblico e  al tempo stesso si potrebbe entrare nel mondo della telefonia abbattendo i costi anche del 40% rispetto  ai tradizionali telefoni cellulari delle varie compagnie.  Questo progetto prevede la partecipazione  dell’ANCI( Associazione Nazionale Comuni d’Italia) che implementerebbero la rete Wi-fi gratuita con gli hotspot comunali collegati ai ponti di Raiway.
Si vorrebbe  creare un servizio in ambito tlc, con un’offerta sia di telefonia che di internet, brandizzata e gestita direttamente dalla tv di Stato. La telefonia è già nelle opzioni della Rai visto che noi affittiamo le nostre linee a operatori del settore. Per questo potremmo essere presenti sul mercato in modo autonomo, oggi, riempiendo quel buco creatosi con la vendita di Telecom agli spagnoli. La cosa assurda è che pur avendo la possibilità di comunicare in autonomia, la Rai invece si obbliga contrattualmente con Telecom e Wind per un servizio il cui costo non solo si potrebbe azzerare ma che ci darebbe anche modo di guadagnare.
Il meccanismo (assurdo) che esiste al momento, infatti, è essenzialmente questo: la Rai affitta le sue postazioni agli operatori di telefonia mobile (Tim, Wind ecc) e poi, i suoi dipendenti, pagano comunque abbonamenti e ricaricabili per ottenere i servizi telefonici di tali compagnie. In pratica, quindi, la Rai restituisce agli operatori telefonici parte del guadagno ottenuto con il affitto delle sue postazioni. Una classica “manovra all’Italiana”, insomma, che non ha alcuna ratio economica né logistica.

F.F. E per il Wi-fi?
Ripeto.  Basterebbe un accordo con i Comuni per poter dare agli Italiani l’accesso alla Rete wi-fi in ogni casa. Il segnale corre attraverso i ponti di Rai Way che sono disseminati in oltre 2.200 siti sull’intero territorio nazionale. Il canone di abbonamento sarà l’unico onere a carico del cittadino che usufruirà di un’offerta multipla: tramite pc, cellulare, tablet, etc., potrà collegarsi alla Rete, navigare, comunicare.
Il tutto sembra troppo bello e di semplice realizzazione tecnica per essere vero ma, in realtà, è complesso:  come spiegato, si tratta di ripensare ad un utilizzo più lungimirante, utile ed economicamente redditizio di infrastrutture che la televisione di stato già possiede ed al momento sfrutta poco e male. Se la mia proposta  dovesse divenire realtà, si potrebbe difatti giustificare in maniera definitiva il pagamento del canone con un’offerta aggiuntiva di servizi. Chiedendo, magari, un piccolo sovrapprezzo per tutti gli abbonati che volessero utilizzare anche il servizio di telefonia mobile targato Rai ed aumentando così gli introiti, senza ulteriori costi se non quelli inerenti un eventuale servizio d’assistenza per i nuovi clienti. Un’idea semplice quanto rivoluzionaria,  che però non a caso è ancora poco discussa all’interno di Viale Mazzini e ancor meno raccontata all’esterno…

F.F. Giornalista italiano oggi: come ci si muove tra on-line e cartaceo?
C’è di certo una grande differenza tra la televisione,  la carta stampata e il web.
Il web è un miscuglio di tutto, attraverso cui si dovrebbe realizzare  la massima aspirazione alla libertà di espressione.  Al  tempo stesso si incorre nella possibilità di essere contestati, per cui questa presunta  libertà di espressione si rivela in realtà una lama a doppio taglio difficile da gestire. Non è come la televisione, alla quale  invece non si può replicare. Cioè questa libertà non è guidata, la contestazione arriva in diretta e non può essere arginata. Io sono stato tra i primi a credere nelle potenzialità della rete, con  i direttori del Tg 1, Gianni  Riotta e Augusto Minzolini, ed è nato il TG 1 Web. In Rai, c’era l’esperimento  “Televideo” che ha funzionato molto bene per tanti anni,  quella del web è l’evoluzione alla quale è difficile sottrarsi, una vera sfida professionale. Avevo proposto nell’ambito delle redazioni tematiche di realizzare i canali on-line  con un progetto, ovvero recuperare tutto il materiale girato e conservato in archivio  da riversare nei canali tematici delle  varie redazioni. La proposta ancora c’è ed è partita da me e dal TG1…

F.F. Tg1 Note: solo un caro ricordo?
Di certo, ha costituito un buon lancio per molti giovani artisti. Faceva il 32 % di share e non so ancora perché sia stato chiuso. Io avevo parallelamente creato un gruppo su FB dove il livello dei partecipanti era talmente alto che ho visto emergere molti di loro, come per esempio Raphale Gualazzi, vincitore di un’edizione di Sanremo.  Quando andava in onda, un pezzo al Tg1 Note faceva molto bene ai giovani artisti.  Ho vinto 10 premi con le etichette indipendenti. Andavo tra i cosiddetti sconosciuti e cercavamo di  dare delle belle chances a tutti. Poi con i tagli, è andata così. Penso che la Rai dovrebbe fare  presto un programma per le voci minori che, come ho proposto, possono  diventare dei grandi nomi. Ma è pur vero che in un momento simile anche i grandi artisti  finiscono per essere inghiottiti dalla cresi ed il guaio è che né la politica né le istituzioni né la Rai hanno ancora individuato questi punti.

F.F. Sei critico musicale: quanto conta una buona critica per un artista?  Progetti per il futuro?
Oggi la critica è cambiata, ma io spero ancora di poter realizzare un programma musicale on-line. Pensavo di utilizzare il Form Music Village, dove sono state realizzate le più grandi colonne sonore al mondo, utilizzato da Ennio Morricone, Nino Rota, Piccioni, così come vi hanno registrato anche Renzo Arbore e Claudio Baglioni. Si poteva fare una sorta di reality musicale, ma visto in un altro modo. Siamo già alla raccolta firme: online abbiamo lanciato una petizione che ha  già ottenuto 15.000 adesioni.

F.F.  Cosa significa fare cultura oggi, con i social che lanciano fenomeni in continuazione?
Ormai ognuno di noi può scegliere se seguire la televisione o il Tg in rete. I giovani si creano il momento, non aspettano più l’appuntamento fisso del Tg sul determinato canale così come il film del Lunedì sera o il grande varietà. Ed è questa, in sostanza, la più grande differenza tra rete e televisione. Al tempo stesso è diventato più difficile fare cultura, per mancanza di fondi ed investimenti. Io quindi punterei di più sul web come stavo spiegando.

F.F. Dedicheresti un brano ai nostri lettori?
Sì, certo l’urlo della rete che si può definire il primo vero inno del Web Italiano.
F.F. Che cos'è?
La posso raccontare con questa descrizione: “ Forza coraggio brava gente da sempre indifferente, solo chi merita batte il prepotente. Vita che corre sulla rete, chi ha cuore e chi ci crede riforma le città. Vita rubata dai cialtroni vestiti da buffoni che mangiano milioni”.  Queste sono le parole della mia canzone di impegno sociale che spero possano arrivare a più gente possibile per consolidare il sentimento di amore per  l’Italia che deve rinascere.

Federica Ferretti
© Riproduzione riservata

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