Ci sono anche fumettisti che però scelgono una strada più complessa e che, una volta formatisi in una delle tante scuole di fumetto oggi esistenti, decidono, per il loro stile e inclinazione personali, di mettersi in gioco in campo internazionale, in un mercato che in Italia non ha eco, o nel migliore dei casi ha un’eco molto ridotta: il fumetto indipendente statunitense. La risultante di tale percorso porta spesso, all’artista che decide di intraprenderlo, apprezzamento e riconoscimenti dai professionisti del fumetto stranieri, contrapposto a un assoluto anonimato nel Paese d’origine, a dimostrazione, in questo caso, della veridicità della locuzione latina nemo propheta in patria.
Alla fine del 2013, Cardoselli ha fatto ritorno sul mercato italiano con un’opera originale, Love me like a psycho robot, pubblicata dalla BookMaker Comics , la stessa realtà editoriale che adesso ha dato alle stampe Into the pit #1, volume che raccoglie, per la prima volta in Italia, alcune delle storie create dal fumettista proprio per Heavy Metal Magazine.
Le storie raccolte in questa edizione italiana coprono un arco temporale di pubblicazioni di circa dieci anni, dal 2004 di Metal Avalon al 2014 di Among, pubblicata in contemporanea sia nel volume italiano sia nel numero di marzo/aprile della rivista americana. Un solo inedito: End of the line.
L’ampio lasso cronologico permette di apprezzare l’evoluzione artistica di Stefano Cardoselli, soprattutto dal punto di vista dello stile grafico che, seppur ben delineato e caratterizzato fin dalle tavole del 2004, acquisisce via via maggior sicurezza e si libera di alcune ingenuità, sia nella colorazione che nella definizione delle figure che tendono sempre di più a una pulizia della linea, quasi del tutto assente all’inizio.
La costante stilistica dell’artista, invece presente sin da Metal Avalon, è l’ordinata entropia che permea tutti i disegni, incanalata nell’iperviolenza e nell’ipercinematismo presenti nelle tavole che fanno del fumettista toscano uno dei migliori eredi dell’estetica indie di autori del calibro di Simon Bisley e del Kevin O’Neill degli esordi, capace di assimilare e rielaborare in modo personale la lezione di quegli illustratori.
Ciò che colpisce, positivamente e inaspettatamente, è anche la capacità narrativa e di sceneggiatura che Cardoselli padroneggia sin dai primi lavori. Ogni storia è strutturata in modo da disorientare il lettore, nel finale, ribaltando completamente il punto di vista fino ad allora tenuto e fornendo un significato diametralmente opposto a quanto rappresentato nelle tavole. Evidente cifra stilistica del Cardoselli narratore, essendo comune a tutti i racconti del volume.
Into the pit raccoglie al suo interno otto storie (Among – 2014, Bloody samurai – 2006, Dark pandemonium – 2010, Killer ball – 2009, Metal Avalon – 2004, War pig – 2012, Spaghetti gunsmoke – 2011 e The end of the line, inedita), introdotte da un’interessante prefazione di Liam Sharp e chiuse da un’altrettanto interessante sketch gallery.
C’è un appunto che si può muovere a questa edizione italiana ed è la mancanza di un prospetto con i dati bibliografici originari delle storie e la scelta, forse poco ponderata, del loro ordinamento cronologicamente sparso nella scaletta del volume. Fattori che rendono meno chiara a chi si avvicina per la prima volta all’opera di Stefano Cardoselli la sua evoluzione stilistica. Di contro, questo volume pone rimedio alla mancanza di una raccolta nella nostra lingua di storie di un artista italiano altamente considerato nel mercato di lingua anglosassone.
Abbiamo parlato di:
Into the pit Vol. 1
Stefano Cardoselli
BookMaker Comics, Marzo 2014
72 pagine, brossurato, colore – 15,00 €
ISBN: 9788898093205
Stefano Cardoselli su LoSpazioBianco:
- Intervista a Stefano Cardoselli: un italiano tra gli indie americani
- Love me like a Psycho Robot: il ritorno in Italia di Stefano Cardoselli grazie a BM Comics
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