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Introduzione alla paleocoprologia

Creato il 05 settembre 2014 da Malvino
Introduzione alla paleocoprologia Una branca della paleontologia alla quale dobbiamo molto di ciò che oggi sappiamo su animali ormai estinti da decine di milioni di anni è quella che studia i loro coproliti, e cioè i fossili delle loro feci, straordinariamente ricchi di nozioni relative ai loro stili di vita: in primo luogo, come è ovvio, alle loro abitudini alimentari, e quindi, come è facilmente intuibile, all’ambiente in cui vivevano. Qui proveremo ad applicare il principio che dà dignità di disciplina a questa specializzazione, e cioè che l’attento studio di uno stronzone consenta di trarre preziose informazioni sulla bestia che l’ha cagato, studiando attentamente ciò che Francesco Agnoli scrive su Il Foglio di giovedì 4 settembre, nel tentativo di comprendere qualcosa in più di quel cattolicesimo che ormai da tempo sembra avviato all’estinzione. Cominceremo col dire che il pezzo in questione, come tutti i fossili, ha una discreta consistenza. Non ha forma regolare, né struttura omogenea (il tema mostra vistose increspature, focali cedimenti, numerose disarticolazioni), e tuttavia è riconoscibile un movimento di torsione interna che in buona evidenza gli è impresso dal titolo (Il jihad dentro di noi) e prende sagoma dal sommario (Il disgusto della vita e la guerra purificatrice, due secolari vizi europei, prima che islamici).
Di cosa si sia cibato l’animale è evidente: «la modernità, respinto Dio, crea di continuo idoli e religioni surrogate», ed è perciò, che, «perso il contatto con ciò che è concreto, ciò che ci sta sotto i piedi, e accanto: la patria, la famiglia, la fede», «tanti giovani sono capaci di abbandonare ogni sogno (un lavoro, una casa, una famiglia)», e che fanno? Si convertono all’islam, corrono dal Califfo e si danno agli sgozzamenti: «gli occidentali, in particolare britannici, che partono per la guerra santa, e sgozzano infedeli in nome dell’islam, non sono anzitutto uomini infervorati dal Corano (che forse neppure conoscono bene), ma persone mosse dallo sdegno morale, la disaffezione, la noia, la ricerca di una nuova identità, il bisogno di un senso, di uno scopo, di una appartenenza». In pratica, non li mandano al catechismo da bambini, non li spaventano dicendo loro che a farsi le pippe si diventa ciechi, non li cresimano, ed ecco che ti diventano atei, cioè pronti a farsi musulmani, «come dimostra, per esempio, la storia di Sally Jones, la donna inglese che prima di indossare il tradizionale vestito islamico e il velo, e prima di scrivere su Facebook che vorrebbe decapitare cristiani col suo coltello, vestiva minigonne di pelle, cantava rock, si occupava di magia nera e stregoneria, e gestiva, da sola, due figli, accogliendo uomini ad ogni ora».
Pronti a sgozzare, sennò a farsi saltare in aria da «martiri» (qui tra virgolette, com’è ovvio: i veri martiri sono solo cristiani), perché «nell’epoca in cui le emozioni e i desideri sostituiscono ogni valore, anche una morte particolare, originale, può avere il suo fascino»
Sarò riuscito almeno in parte a trasmettervi l’emozione che un paleocoprologo prova quando da un tocco di vile materia riesce a estrarre l’immagine d’un mondo estinto, quasi facendolo rivivere? Se di bocca, spontaneo, v’è uscito un «che cagata!», allora sì.

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