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Ebbene sì, lo ammetto: ieri sera (che poi sarebbe venerdi, ma come potete constatare non sono fulminea nel pubblicare ciò che medito, rielaboro e concretizzo, partorendo ogni volta con gran fatica mentale, se non proprio con dolore) ho guardato la rubrica di Giuliano Ferrara, che segue il TG1 delle 20.00. Sì, proprio lo spazio che un tempo era occupato da Enzo Biagi, con Il fatto. Devo dire che la cosa mi aveva un poco inquietato all'inizio, quando Master me l'ha comunicata: "Indovina chi hanno messo a fare l'opinionista del Tg1 al posto di Enzo Biagi?" Siccome la domanda prevedeva una risposta di quelle che non ti aspetteresti mai, l'ho azzeccata al secondo tentativo, dopo aver provato con Sgarbi...
Poi l'autopromozione di lui che dice più o meno: siccome in Italia non mi è permesso di dire come stanno davvero le cose, perchè è un Paese di servi del potere e mistificatori, mi sono rifugiato a Londra (perchè il programma si chiama Radio Londra), come qull'intelligentone di Fabri Fibra canta in uno dei suoi capolavori, che Battiato definirebbe "immondizie musicali".
Ma perchè mai, Suster, perchè, hai guardato Ferrara? Cosa ti ha spinto al folle gesto?
Niente: è che lo presentano prima del Tg, nell'intervallo pubblicitario della trasmissione quiz di Carlo Conti, prima del gioco finale, che io e la pupa seguiamo sempre, durante il nostro razzolare sul tappeto e preparare la cena, perchè in fondo un appuntamento serale d'abitudine ci vuole, scandisce la giornata, ti fa compagnia, anche se si tratta di quell'antipatico lampadato di Carlo Conti. Ma Ferara no: è troppo.
Stavolta però ho fatto un'eccezione perchè lui esordiva così: la guerra porta con sé, oltra a morte e devastazione, anche molte menzogne, ma con la Libia abbiamo veramente esagerato!
Al che, all'udire la parola Libia le mie orecchie si sono tese, come se non ne avessi già abbastanza, di servzi su servizi dalle tv arabe, che in casa nostra, da più di un mese ormai, non si guarda più altro la sera, e potete anche immaginare perchè, per quanto io continui a trastullarmi le giornate tra pecorelle e fotografie ai gatti, in fondo in fondo siamo sempre con un fondo di angoscia per le notizie che arrivano o non arrivano da laggiù.
Dunque stavolta il nostro ingombrante Giuliano, ci svela la verità sulla guerra libica: stiamolo a sentire, sentiamo un po' colui che afferma di poter trovare la libertà di espressione soltanto espatriando.
La verità è che questa guerra libica, dice il nostro Giuliano, porta con sé molte menzogne: non era vero che c'erano le fosse comuni di Gheddafi piene di 10.000 morti. Balle! Le immagini delle fosse comuni si sono rivelate essere quelle di un cimiterino di campagna, ed erano immagini di molto tempo prima. Non era vero che la rivolta libica fosse la stessa che in Tunisia e in Egitto, no: era una rivolta clanica. Vuol dire che dei clan regionali si erano ribellati a un potere con il quale avevano condiviso le responsabilità fino a poco tempo prima. Non era vero che ci sia stato un grande movimento di massa contro lo spietato dittatore, no! Non era vero.
Ora io mi chiedo, però come sia possibile che, in un Paese che conta a mala pena 5 milioni di abitanti come la Libia, sia una piccola minoranza di fanatici faziosi e non un grande movimento di massa a portare avanti una rivolta che riesce a scuotere le fondamenta del potere tanto in profondità da costringerlo a reagire in maniera violenta e drastica, fino al punto da ingaggiare una vera a propria guerra città per città e, parole dello stesso Gheddafi: sheber sheber (palmo a palmo), beit beit (casa per casa), dar dar (stanza per stanza), zanga zanga (vicolo per vicolo).
Ammettiamo pure che quelle delle "fosse comuni" siano immagini non pertinenti ai fatti attuali (non conosco la fonte citata da Ferrara: l'intervista di Amedeo Ricucci Così va in onda la disinformazione, e non sono riuscita a trovarla nel web, dove ho trovato solo articoli che ad essa fanno riferimento). Si può mettere in dubbio che quella attuale sia una situazione umanamente intollerabile? Si può negare che il regime stia mettendo in atto delle strategie terroristiche per costringere la popolazione alla resa? Che l'abbia fatto sin dal primo momento in cui si sono verificate le prime manifestazioni non cruente? Come avere il coraggio di sminuire i crimini che quotidianamente il Potere, impersonato da Gheddafi in questo caso, ma sempre pronto a mutare volto per indossare di volta in volta vesti differenti, continua a compiere quasi completamemente indisturbato? Un potere che non si è fatto scrupolo di sfidare gli organi di controllo internazionali, invitandoli all'intervento, un Potere che ancora, dopo quasi due mesi dall'inizio di questa agonia, lungi dall'esser stato scalzato da complotti interni ed esteri, come il caro Ferrara sostiene, è ancora lì, al suo posto, ammesso che sia ancora lì il suo posto, dove lui afferma di trovarsi, e non sia invece, in tutta tranquillità e sicurezza, già espatriato per approdare su lidi ospiti più sicuri per l'incolumità propria e dei suoi congiunti, mentre invece delle famiglie che ogni giorno crepano sotto le bombe, 'sti cazzi!
Ok, io non mi schero. In fondo non ho gli elementi sufficienti a poter sostenere una tesi piuttosto che un'altra, ma mi sembra che a questo punto posso chiamare in causa una frase trita e ritrita, che appartiene al mio background studentesco: la storia non si fa con i se e con i ma. Non è utile e non giova alla chiarezza e alla verità ipotizzare sempre il complotto, cercare verità occulte laddove è già difficile identificare verità manifeste. A quali fonti più attendibili di quelle riportate dalle reti di informazione arabe (e al jazeera è un canale di informazione serio, importante e con una certa credibilità da difendere, non come i nostri Tg di Regime...ehm: di Stato, che ormai sembrano aver abbandonato qualsiasi parvenza di indipendenza di opinione e qualsiasi volontà di mascherare la piena adesione alle versioni ufficiali di fatti e misfatti, quelle più indolori per chi comanda) può vantare di aver attinto il nostro corpulento opinionista? Ma soprattutto, poichè non è certo la prima volta che sento utilizzare questa espressione come la soluzione manifesta di un indovinello, chi ha stabilito che quella libica debba essere una rivolta "clanica" e non una rivolta popolare?
Non so, ripeto, non ho i mezzi per dichiarare da quali volontà e da quali mandanti sia partita questa rivolta, anche se è lecito ipotizzare che vi siano state delle menti, dei capi, tutt'al più delle figure interessate a fomentarne l'insorgere, e intente a organizzarne le fila. Ma mi sembra anche abbastanza chiaro che un evento di simile portata, come quello della rivolta libica non possa essersi verificato se non con la partecipazione attiva volontaria e deliberata della popolazione civile. Del resto basta navigare un poco per il web per imbattersi nei numerosissimi video artigianali girati dai dissidenti con telefonini e videocamere non professionali, molto spesso con esiti funesti per i cameramen... (e non vi invito a guardarli, perchè sono scioccanti, quanto lo può essere assistere alla morte in diretta di un uomo). Non ci vuol tanto per capire che molte di quelle persone che combattono per le strade di Misurata non hanno tenuto mai in mano un kalashnikov prima d'ora.
Lo stesso non si può dire dei faziosi di Gheddafi, dotati stranamente di armi dal potere distruttivo enorme, del tutto sproporzionato alle necessità.
Non esistono le guerre umanitarie, su questo sono d'accordo con Giuliano.
Non so se sia stato un bene l'intervento della NATO in Libia, e ora come ora propenderei per il no. Nel resto qual'era l'alternativa all'intervento? Il non far niente? O, come dicevano i nostri ministri, intervenire solo con gli aiuti umanitari? Cioè, fatemi capire: i nostri soldati e la Croce Rossa internazionale dovevano andare a Bengasi a portare i cerotti alla gente che nel frattempo continuava a venir macellata dai bombardamenti aerei? Se non altro almeno quei raid aerei per il momento sono stati scongiurati, per quanto Misurata sia ancora a tutt'oggi una città in stato d'assedio permanente, martoriata da incursioni di truppe del regime, carri armati ed esplosioni di missili su edifici civili, moschee, abitazioni, depositi alimentari. E non è questo terrorismo: ridurre la popolazione alla resa per fame e sfinimento?
Ma comunque il nostro Giuliano afferma che Gheddafi è, sì, un dittatore sanguinario, ma... in pensione. A lui piace andare in giro con le amazzoni, i cavalli berberi e le tende, farsi baciare la mano dai nostri leaders (uno a caso), ma in fondo è innoquo! Ah, sì? Non ce n'eravamo accorti. Noi credevamoi che stesse reprimendo nel sangue da un mese e mezzo una sollevazione civile che lo vuole fuori dal governo, credevamo che stesse bombardando case, radendo al suolo città intere (Zawia, lo ricordo, è stata rasa al suolo: vorrei capire che senso ha in questa circostanza impuntarsi sull'esistenza o meno di fosse comuni: qualcuno sarà pur morto quando radi al suolo un'intera città: o è pure questo frutto della mistificazione di sediziosi capi di clan che aspirano a impadronirsi del potere?), assoldando mercenari, continuando a importare armi da Isrele e dalla Russia... invece: ci sbagliavamo. Gheddafi era in pensione e non ce n'eravamo accorti.
Meno male che c'è Ferrara a demistificare la realtà dei fatti.
Non era vero dunque che la gente veniva ammazzata sull'uscio di casa da cecchini appostati per sparare a tutto ciò che si muove (ma questo ce l'ha riferito per telefono un amico che vive e lavora come medico vicino Zawia: anche lui mistificatore al servizio dei clan faziosi?).
Non era vero che venivano rapiti i bambini dalle case per indurre con le minacce le famiglie alla resa (ma questo l'abbiamo saputo dai familiari di Hasuna, prima che fossero interrotte per sempre le comunicazioni telefoniche).
Non era vero che venivano sequestrate e stuprate le donne dai mercenari del Rais: ma scusatemi se io credo più a quella donna urlante, che a Tripoli è riuscita a introdursi nell'hotel dove alloggiavano i giornalisti, alzandosi la veste per mostrare i segni sulle cosce delle violenze subite, a denunciare ad alta voce ciò che le avevan fatto patire, in due settimane di prigionia, prima di essere portata via da uomini in borghese spuntati dal nulla, fatta salire a forza su un'auto per essere condotta chissà dove, ed essere sottratta per sempre agli sguardi delle telecamere, e del mondo. Si chiamava Iman Labedy, e non credo che sia ancora viva, malgrado le manifestazioni organizzate in suo favore per la sua liberazione. Ne han parlato succintamente anche i nostri tg. Ma il regime l'ha definita "pazza" e "ubriaca". Certo, come i rivoltosi non erano che topi di fogna drogati, e, ora che ci penso, anche terroristi al servizio di Al Qaeda...
E poi ci sono stati questi video degli ultimi giorni: un dottore catturato a Misurata dagli squadroni di Gheddafi. "Cosa fai qua? Da che parte stai? Perchè aiuti i ribelli? Dì Viva Gheddafi!" (La traduzione me la fa sempre il mio interprete personale, Hasuna). "Allah akbar! Allah akbar!" (Dio è grande), ripete mentre gli sparano, alle gambe prima, poi SBAM: morto. E allora, non è questo terrorismo?
Io non so dire quale sia la verità, o da quale parte sia la ragione, cerdo che qualsiasi reazione violenta alla violenza porti con sè inevitabilmente nuove efferatezze. Ma non credo neanche ai fiori nei cannoni, non voglio fare la pacifista a tutti i costi, dal nido sicuro della mia casa non minacciata da bombe o da incursioni di mercenari armati che vengono a violentarmi e a trucidare mia figlia. E cito a sproposito Marx: la rivoluzione non è un fatto estetico.
Dico solo ciò che vedo, che mi ha colpito e turbato, che mi fa vivere male, per il fatto di saperlo, che vorrei non vedere, ma comunque so, che, se pure chiudi gli occhi, il mondo non scompare, il male continua ad esistere pure se tu non lo giuardi in faccia perchè non hai il coraggio. Poi andare alla ricerca morbosa dell'orrore è un'altra storia.
No, non credo alle guerre umanitarie. Non credo neanche che gli interventi a favore degli insorti siano arrivati dall'occidente per puro spirito di carità verso il popolo libico. Neanche io sono così ingenua e idealista da ignorare che nel nostro mondo siano gli interessi a far muovere le cose, e le guerre.
E che sia! Che siano i pozzi libici di petrolio, che siano i disegni politici di controllare i vertici di un Paese troppo importante da un punto di vista economico e geopolitico... io ci vedo sempre l'umanità che c'è dietro, e non riesco a non sentirmi dalla parte di quelli che il Potere lo sfidano tutti i giorni, a prezzo della vita (a proposito: Hasuna ha cinque fratelli più piccoli di lui, il più giovane ha 16 anni, e stanno tutti combattendo per le strade di Misurata assediata, trucidata. Anche suo padre e i suoi zii e cugini. Tutti appartenenti al clan rivale? Tutti terroristi di Al Qaeda? Ma io non lo sapevo! Guarda te cosa si va a scoprire!)
Del resto immagino che da entrambi le parti, ad andare bene a vedere, troverai schierati gli interessi di una parte o dell'altra del nostro mondo, interessi che alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale rimarranno per sempre sconosciuti.
Non credo nell'informazine pura, libera da errori, interpretazioni, interpolazioni, mistificazioni, e tanto più oggi, che la comunicazione di massa si è fatta più frenetica, più fluida e incontrollabile, perchè è vero che le notizie circolano più rapidamente e liberamente, ma circolano di pari passo anche le menzogne, per dirla alla Ferrara, ed è più facile che vengano strumentalizzate a fini politici anche le verità. Ma in fondo credo che non ci sia nulla di nuovo sotto il sole: non è sempre stato così?
Mi viene in mente un'immagine usata da Gombrich (grande storico dell'arte) in un libro di storia per bambini, scritto in giovane età (questo): la storia è come un paesaggio che si guarda dall'alto. Il passato, più è lontano, e meno riesci a riconoscerne i personaggi, i volti, gli eventi, ma riesci ad avere un'idea più chiara delle dinamiche, perchè dall'alto puoi osservare gli spostamenti, le disposizioni, gli schieramenti dei grandi gruppi. Più ti avvicini al presente, e scendi di quota, meno riesci a capire cosa stia succedendo dappertutto, ma riesci ad avere un'impressione più immediata dei singoli fatti, ad ascoltare i discorsi, a conoscere i protagonisti. Però ci sei in mezzo, e non ti rendi conto realmente di ciò che accade.
Le cose che accadono, quando accadono e noi ci siamo dentro, appaiono ben più complicate che a guardarle con la lente delle distanza temporale. La storia, forse, ci renderà più chiara la visione di ciò che stiamo vivendo in questi giorni.
La guerra è entrata in questo blog e non vuole più uscirne. Del resto anche nella realtà sembrava che dovesse finire rapidamente e invece si trascina da 40 giorni e più e pare che anzicchè scemare, la furia della sua distruzione stia intensificandosi.
La guerra porta sempre con sè morte e distruzione.
Nel mio caso si è trascinata dietro, qui sul mio blog, pure Giuliano Ferrara.
Che sfiga!
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