Continua la protesta furiosa dei precari calabresi (nella foto scattata da Adriana Sapone), che non si vogliono arrendere alla scure dei tagli. Una battaglia portata avanti con durezza contro la riforma Gelmini, che di concerto con i ministri Tremonti e Brunetta, sta affossando la scuola italiana e l’intera amministrazione pubblica.
Le proteste si svolgono indistintamente su tutto il territorio nazionale, ma ad essere maggiormente colpito è il Mezzogiorno d’Italia. La Calabria in particolare sembra non piacere al ministro Brunetta, che la ritiene un peso per il Paese. Glissiamo sul vergognoso intervento di un “ministro della Repubblica Italiana”, le cui affermazioni avrebbero dovuto scatenare quantomeno l’intervento del Capo dello Stato; e invece, nulla, tutto tace sulle offese ai dignitosi cittadini e lavoratori onesti che vivono in Calabria, terra dalle bellezze straordinarie e dai trascorsi gloriosi. Per questo motivo, ma non solo, i lavoratori della cultura, tanto a Reggio Calabria quanto a Messina hanno mandato in tilt lo Stretto. Una domenica di fine estate bollente, che ha messo a disagio i trasporti e ha bloccato il traffico di automobili e navi tra Reggio Calabria e Messina. «Un chiaro segnale, un messaggio forte alle classi dirigenti calabresi e al governo». Così sostengono i sindacati di base (Usb, Rdb) intervenuti alla manifestazione. Presenti anche i Cobas scuola, Flc Cigl, Arci, il Collettivo Unirc, il movimento No Ponte.
Il corteo è partito nella mattinata irrompendo nella circolazione stradale e bloccando per diverse ore Villa San Giovanni (RC) e il porto di Messina, punti nevralgici per le comunicazioni fra il continente e la Sicilia. Il fronte generale di protesta che si è creato spontaneamente fra le due sponde rivendica i diritti dei lavoratori, con l’unico obiettivo di bloccare la riforma Gelmini, che più di tutte quelle varate in questi ultimi dieci anni, dopo il modello Moratti e Fioroni, è quella che maggiormente sta compiendo danni, con un preciso scopo ideologico che distrugge il diritto al lavoro e il diritto allo studio. Un vero attacco alla Costituzione e alla democrazia!
Migliaia di giovani abilitati nelle scuole di specializzazione, ex Ssis, si ritrovano in piazza a lottare per un posto di lavoro. Anni di studio e di profumatissime rette universitarie, rappresentano un motivo più che plausibile per protestare; derubati del proprio futuro professionale non gli resta che provare ad alzare la voce. Forte anche il calo del consenso nei confronti del neo governatore Giuseppe Scopelliti. I precari calabresi pretendono rispetto e attenzione da parte del loro presidente: «vogliamo capire da che parte sta»; è la voce di un’insegnante precaria, ma anche di una comunità che comincia a sentirsi delusa. «Noi crediamo che per cambiare il sistema – continua l’insegnante precaria con la quale ci siamo intrattenuti – che solo un colpo di Stato potrebbe cambiare la situazione». Parole tristi, e anche pericolose, ma che sono il campanello d’allarme dell’esasperazione del popolo italiano e dei calabresi in primis.
Domani 13 settembre, un altro sit in è previsto davanti al Consiglio regionale, Palazzo Campanella di Reggio Calabria, con la speranza di un incontro civile fra i lavoratori, il presidente Scopelliti e l’assessore regionale Caligiuri.
Abusi di potere, abusi d’ufficio e connivenze si uniscono ai tagli perpetrati dal governo. Nel profondo Sud, la classe dirigente è abituata a gettare “fumo negli occhi”, mentre la comunità civile resta inerme o addirittura condanna le proteste come queste, mentre invece dovrebbe essere solidale con i lavoratori, così come i genitori e gli stessi alunni che avranno un’offerta scolastica qualitativamente scadente. Tra i sostenitori, un’unica istituzione: il presidente del Consiglio provinciale reggino Giuseppe Giordano.
Vergognose e volgari, infine, le rimostranze della gente comune e delle stesse forze dell’ordine, che a tratti bloccavano la manifestazione cercando di riportare tutto nel limite prefissato. Come dire, “manifestate quanto volete, basta che non fate confusione e non andate oltre il seminato”: è lo stile di questo governo che vuole apparire democratico, ma in realtà è un vero e proprio regime!
Vi invitiamo ad essere dalla parte dei precari, insegnati pluri-laureati e pluri-specializzati, partecipando alla manifestazione del 25 settembre a Roma.