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IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO

Da Vale
Tra sabato e domenica l'Uno ha dormito in palestra, con i bambini che fanno basket in quella società sportiva. 63 bambini e gli istruttori. Prima hanno cenato insieme, poi hanno visto un "cinema sul basket", poi hanno ballato, poi hanno fatto la lotta dei cuscini e infine hanno giocato alle ombre con le torce.
La mattina hanno fatto colazione (Allenatrice a me: "L'Uno s'è svegliato e m'ha detto che voleva il latte col cioccolato e i cereali e io gli ho detto - Subito Mylord..." Io: "..."), e poi hanno giocato bambini contro genitori:
IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO
Infine pizza tutti insieme (140). L'Uno aveva le occhiaie fino al mento. Poi alla fine della kermesse, c'è stata la premiazione dei più meritevoli, e lui se l'è presa non essendo stato premiato. E dunque mi è partita la paternale, anzi no, la maternale sul merito, sull'impegno e via discorrendo.
IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO
E lui non se ne faceva una ragione: "Ma se io ho fatto più assenze era perché ero malato, non perché non mi sono impegnato". Cavoli. E adesso?"Ma non si misurava solo quello, anche il rendimento..." dico io in difficoltà. Lui restava zitto, e ascoltava sconsolato. Dopo il ritorno a casa, la doccia e una giocata in cortile (i bambini NON sono esseri umani, lo sapete vero?). Abbiamo fatto il discorso serio, quello difficile, quello in cui bisogna cominciare a riconoscere che non in tutti i campi loro sono i più bravi, e che, questo è il punto dolente, anche se s'impegnano, non è detto che tutti i loro sforzi li ripaghino con successo.
IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO
Premesso che l'Uno non s'è ammazzato di basket quest'anno palleggiando anche mentre mangiava, ma che ha finito degnamente un anno saltando quattro allenamenti e per uno che passa da un interesse all'altro con troppa velocità, è già un grande successo.Il nocciolo della questione è che l'impegno deve essere fino a se stesso e che le risorse per continuare le dobbiamo cercare dentro di noi. Aspettare un riconoscimento non è la strada giusta. Ma quanto è difficile per me adulto accettare questo pensiero? Quanto mi arrabbiavo quando faticavo sul latino che gli altri traducevano senza dizionario? Quanto c'è voluto per capire che non avrei giocato come professionista a pallavolo? Lo sport, tra i molti pregi, ha anche quello di anticipare in modo molto delicato, certi temi forti che poi ritorneranno nella vita. E poi che bello è il basket? (scusate, ma dopo 30 anni, siamo in finale. Uao.)

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