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Io e le banane

Creato il 09 maggio 2011 da Dragor

Banane    Queste banane non sono come le altre. Sono le banane di Dragor. Forse pensate che sono più piccole delle vostre, ma in una banana la qualità conta più della dimensione.Le vostre saranno più grosse ma sono insipide perché maturano nelle celle frigorifere, mentre le mie sono maturate al sole del Rwanda e hanno un profumo delizioso. Ho cominciato a coltivarle nel 2009  quando ho chiesto al fratello di mia suocera che alleva vacche (non immaginate un pastore al seguito di vacche dalla lunghe corna, alleva frisoni e produce latte con la mungitura automatica) e gli ho chiesto di affittarmi un po’ di terra per coltivare le banane. Lui mi ha guardato con l’aria di sufficienza che gli allevatori ostentano nei confronti dei coltivatori. “E se una delle mie vacche va nella tua piantagione?” “Le dirò ‘per favore, signora vacca, si accomodi più in là.’ Lui si è messo a ridere e ha detto: “La terra te la do gratis, voglio vedere che cosa sai fare.” Il giorno dopo ho assunto 2 contadine del posto, ho recintato la terra con filo spinato come nei film western e ho detto  alle donne: “Se una vacca osa sconfinare fra le mie banane, trasformatela in bistecche.”

  Un casco di banane si vende sul mercato a 400 RF, circa 50 c di euro. Per 20 caschi al giorno, il mio obiettivo attuale, si guadagnano 8000 RF, 10 euro che moltiplicati per 30 danno 300 euro al mese. Forse da voi non sono molti, ma qui sono una somma enorme. E a questo punto viene il bello. Perché, vedete, io non sono di quei padroni che fanno i comunisti e poi trattano i dipendenti a frustate e gli mettono la microcamera nel cesso per vedere  se perdono tempo. Questi 300 euro io li divido in parti uguali: 100 euro a me e 100 ciascuna alla mano d’opera.  E’ comunismo puro e duro, un kolkhoz, un kibbutz. Infatti, quando ho assunto le donne, ho detto: “Non siete mie dipendenti, siete mie socie. Io ci metto il capitale, voi la mano d’opera (non gli ho detto che il capitale non mi era costato un ghello).  O decolliamo insieme o affondiamo insieme.”  L’interprete ha tradotto “socie” con “sorelle”,  così mi hanno abbracciato e baciato.

   Forse chiederete “ma come fai a controllare dove vanno i soldi?” Semplicissimo, di ritorno dal mercato le socie devono portare i soldi al contabile del fratello di mia suocera. Se hanno venduto più di 20 caschi, il bonus è tutto per loro. Se hanno venduto meno, le licenzio a meno che non abbiano una buona scusa. Alla fine del mese l’amministratore divide il ricavato in 3 parti uguali: una per me e una per le socie, se va bene 100 euro ciascuno. Basta guardarle in faccia per capire che si sentono milionarie.

 Dragor


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