Bruxelles è una città che è come un aeroporto. E’ sporca, è istituzionale, è suddivisa in partenze e in arrivi, e sale da attesa. E’ di passaggio. A me piace per Horta, per il palais de la musique, per la patina anni novanta, per le sedie della metropolitana, un po’ per il cioccolato, molto per I simbolisti. E’ una città in cui ho deciso di non voler parlare in francese, ma in cui ho dovuto parlare in francese perché hanno cercato di fregarmi sul nurofen. Mi hanno detto che per l’ibuprofen serve la ricetta – quindi il Belgio è un posto in cui per l’ibubropfene ci vuole la ricetta.
L’intervista
Ho richiesto un’intervista a una persona di Facebook. Sono stata contattata dall’ufficio stampa italiano, dall’ufficio stampa inglese, più e più volte. La staff editor è stata contattata pù volte. La staff editor ha forse voluto uccidermi. Dopo aver specificato il motivo dell’intervista mi è stato chiesto quale sarebbe stato il taglio dell’intervista. Il mio profilo LInkedin è stato visionato più volte dagli uomini di facebook.
Sono stata schedata. Mi hanno fermato per strada e mi hanno chiesto se ero Olga. Io ho detto sì. Ho detto sì come si dice l’ultima volta prima di morire sparati.
Gli innamoramenti
A un certo punto, durante la conferenza sulla privacy e startup, una persona si è alzata ed è intervenuta. Io stavo mangiando dell’ottimo cioccolato al latte. Era un uomo, un francese dall’accento americano, ma che ce l’ha detto che era francese – perché è comunque un dettaglio importante. Ha detto che di fatto niente esiste per proteggere l’IP. L’ho ritenuta una cosa intelligente, per le mie ricerche, vera, e così dopo la conferenza gli ho chiesto “ma tu, chi sei?”. Proprio così, sono andata da lui e gli ho detto: “who are you”
Mi ha detto di essere una persona orribile, di fare un lavoro scomodo quanto utile. Forse lo era, ma era intelligente e così siamo andati a cena – hey, mi ha detto di essere sposato, non è una di quelle storie che finisce con.
Gli ho chiesto se vota in Francia. Mi ha detto di no.
Gli ho chiesto se vota in Belgio. Mi ha risposto che le persone candidate alle circoscrizioni cittadine o regionali avevano voti molto bassi quando andavano a scuola. A me è venuto in mente di quell’uomo delle informazioni, sordomuto. Un uomo delle informazioni, sordomuto.
Mi ha detto di aver smesso di fumare, io gli ho parlato delle sigarette elettroniche, e dell’assurda diffusione capllare del tutto italica. Abbiamo stabilito, di comune accordo, che nel momento in cui avesse ricominciato a fumare, mi avrebbe richiamato. Cioè, io gli ho detto che doveva chiamarmi quando ricominciava a fumare, gli ho detto nessuno smette sul serio, ricomincerai. E lui ha capito che un giorno ci rivedremo ecc. E io ho pensato che gli uomini sono proprio così. Un giorno decidono di sposarsi, di avere figli, e quindi smettono di fumare. Un altro giorno impazziscono, si vedono belli e potenti e ricominciano a fumare, divorziano, e di solito vanno a correre.
Quella cena è stata la mia prima volta a Bruxelles. Una volta che fosse mia, che non avesse il confine di un non luogo come una conferenza, che non avesse come motivo un motivo non mio. Ho percorso spazi a cui ho dato personalità, un’identità. Ho posseduto un ricordo. E allora mi è parso che anche Bruxelles potesse essere una città reale. Accogliere vite sedentarie, in cui fissare i soffitti.
Ruzzle (been trying to meet you)
“A Bruxelles ho rivisto il cicis”
babuz:“mare”
“mi ha detto una marea di cattiverie, come solo può fare, senza nemmeno rendersene conto”
babuz: “rime, meri, mere”
“tra cui che sono sola e derelitta”
babuz:“amori, rite, ritta ria rio lite”
“ e mi ha ridato le cose, almeno, mi ha detto che l’ho umiliato”
Babuz: “meno nome seco secoli tori tor lato secolo”
“hai mai piazzato MAROSI? E’ una delle parole che preferisco, quando la piazzo mi vengono i brividi alla schiena”.