Magazine Diario personale
Molti luoghi dell'infanzia ti restano addosso con violenza anche tantissimi anni dopo,quando ormai sei adulto o addirittura vecchio,molti luoghi restano conservati dentro di noi,ed ogni tanto ritornano insieme ai loro odori,ai loro colori,alle sensazioni che ci regalavano un tempo.
Se penso al luogo che più vorrei rivivere,toccare,godere,però,trovo sempre lo stesso,immobile e bello com'era allora:il sedile posteriore della macchina di papà.
Il sedile posteriore della macchina di papà era in simil-pelle color nocciola(mi verrebbero altri termini a far da esempio,ma non mi pare il caso visto il tono nostalgico del post),pertanto gelido d'inverno e bollente-appiccicoso d'estate(se portavi i calzoncini corti rischiavi escoriazioni di terzo grado).
Il sedile posteriore della super-cinque modello base base(neanche base per altezza,non sia mai)era morbido,accogliente,io e mia sorella ci rannicchiavamo nelle sue pieghe sbrindellate e giocavamo,mangiavamo,ci toglievamo le scarpe,litigavamo.
Dal sedile posteriore della macchina di papà salutavo gli altri fermi al semaforo,mandavo baci agli uccelli in volo e seguivo il contorno di alberi,montagne ed insegne, con la mano che guizzava come un delfino in aria.
Sul sedile posteriore della macchina di papà,le sere d'inverno,mi raggomitolavo stanca,al rientro da una cena a casa di amici dei miei o da una festa bislacca stile anni ottanta, e mi lasciavo cullare dal gracchiante suono della radio di sottofondo,dalla voce dei miei che discutevano serenamente del cibo appena gustato,del vestito di quella,della casa dell'altro.
Sul sedile posteriore della macchina di papà,mi addormentavo leggera,mentre le luci delle macchine scorrevano lente davanti a noi,e la mia bava cadeva liquida e rilassata dalle mie labbra distese.
Sul sedile posteriore della macchina di papà, sognavo ed ascoltavo la notte,rimanendo aggrappata alla rassicurante sensazione che qualcuno di cui ti fidavi ciecamente, stava scegliendo la strada per te e ti ci conduceva tranquillo,quella sensazione che non proverai più,di essere portato,protetto,accovacciato,sostenuto.
Sul sedile posteriore della macchina di papà,dormivo sonni leggeri come sfoglia di cornetto appena sfornato,masticavo la stanchezza con piccoli morsi e schiocchi di lingua,sorridevo silenziosa e segreta di quel soffitto di luna e stelle che ad ogni curva mi si svelava sulla testa.
Sul sedile posteriore della macchina di papà, stringevo gli occhi,non appena lo sentivo manovrare per parcheggiare sotto casa,fingevo un sonno profondo quando sentivo il motore che si spegneva in uno sbuffo lento e liberatorio.
Nel sedile posteriore della macchina di papà,mi lasciavo prendere in braccio,abbandonata e pesante,aspettavo che mi sistemasse fra il suo collo e la sua spalla e solo allora,furba e pacificata,riaprivo un poco gli occhi per sbirciare ancora un pezzo di quelle notti fredde,annusando il suo dopobarba economico,la traccia delle sue sigarette e pregustando il sapore incomparabile,del mio letto di bambina che tra poco mi avrebbe accolta silenzioso.