Ieri sera sul divano mi è scappato un modo di dire emblematico: io non esisto. Da quando è nata G. le giornate sono ritmiche e senza fiato. Ho scoperto che il tempo è relativo e una giornata di 24 ore può durarne anche 48.l’importante è ridurre il sonno.
I risultati sono sorprendenti soprattutto per la linea…non ero più arrivata a 65 chili da anni!
Ma la dieta non è che un effetto del tran tran. I miei pensieri corrono all’impazzata e il futuro prossimo di mamma lavoratrice comincia a balenarmi agli occhi come una montagna impervia da scalare. Se persino Sarah Jessica Parker di Sex and the City, che ha un figlio di 8 anni e due gemelline da madre surrogata, dichiara a Vanity Fair che non riesce a conciliare il ruolo di mamma con quello di attrice, che dire per noi comuni mortali con portafogli e possibilità ben più ridotte??
Io, per ora, mi limito a ragionare sul caos che comporterà in me e intorno a me il mio rientro al lavoro. Perché è vero che prima della nascita dei bambini e nell’anno tra i due ho sempre lavorato, ma ora che sono a casa tutto è facile e scontato. La mamma c’è, la cena è sempre pronta (per bimbi e mariti), le rotture pratiche come andare in posta o dall’avvocato, chiamare l’idraulico se si rompe il lavandino o fare la spesa sono assolte. Ma dopo? Stando fuori di casa tutto il giorno chi si occuperà di tutto? E soprattutto, quanto tempo rimane per giocare, coccolare, educare i bambini?
E nonostante questi e mille altri dubbi, noi mamme lavoratrici non vediamo l’ora di tornare a lavorare. Che non ci si può mica ridurre a casalinghe solo per problemi di ordine pratico. Oltre al fatto che lavorare, molto spesso, è più divertente che stirare, pulire, rassettare e stare con due piccoli urlanti…Ma quanto vorremmo, a volte, essere uomini. Io ho sempre creduto, e lo credo ancora, che le donne siano esseri superiori. Tutto merito della biologia, cioè del fatto che possiamo dare alla luce dei figli e allattarli e tutto quanto. Un’esperienza di attesa, pazienza e profondità che mai un uomo potrà provare e che per questo lo rende leggermente inferiore. Non è un merito, delle donne, è così che ha voluto la natura, Dio, il caso, ma quel che ne deriva è che le donne siano più evolute.
Ma che invidia quando al mattino vedo lui, il padre dei miei figli, prendere la porta di casa, darmi un bel bacio, salutare i bambini e dire “ci vediamo stasera”. Chiusa quella porta, mi immagino il silenzio, la calma, la razionalità del mondo degli adulti. Un mondo sterile e crudele, finché vuoi, ma tanto più semplice per noi che l’infanzia l’abbiamo lasciata alle spalle da qualche decennio. E ogni volta penso…quanto vorrei, una mattina, una sola, prendere il suo posto e catapultarmi nella metropoli nevrotica e snervante, a caccia di un parcheggio e di una notizia e poi tornare, la sera, stanca, forse anche un po svuotata, e ritrovare il sorriso impagabilmente dolce dei bambini, la pelle morbida e profumata della piccola, le frasi buffe e i capricci del grande, e una bella cena pronta!
Ah che invidia, uomini, della vostra irresponsabilità! Che non è una colpa, ma uno stato di fatto, e difficilmente cambierà. Perché se nemmeno una super attrice, indossatrice e star come la Parker ha trovato la quadratura del cerchio tra madre e donna in carriera, figuriamoci noi donne qualunque… Basta saperlo e andare avanti lo stesso. Sicure della nostra superiorità, certe che faremo il doppio se non il quadruplo della fatica, rassegnate (se non crediamo nell’aldilà) che non saremo ripagate da nessun regno dei cieli, ma sicure che la vita è una e vale la pena giocarsela al meglio.