Il distacco non è mai facile. Anche se poi tutto si ricompone, anche se siamo sicuri dei nostri legami. Posso solo immaginare la sofferenza di un bambino o di una bambina ad una separazione più definitiva, ad un cambiamento più radicale dei suoi legami. Pensando a questo mi è tornato in mente il brano di un libro per bambini che si intitola “Io non mi separo“, di Masini Beatrice e Zani Monica, Carthusia Editore (collana Ho bisogno di una storia).
Io non mi separo Carthusia
La prospettiva del libro è chiara fin dal titolo: “io”, “no”, “separazione”. Due delle parole più amate dai bambini accostate a quella che più temono e forse odiano.
Giulio, il protagonista, soffre moltissimo nel vivere i nuovi equilibri. Prima gestito come un pacco: “Lo prendi tu a scuola? lo porti tu a basket?” Poi da solo con la mamma. O da solo con il papà. La sua testa fa conti che non tornano e c’è un passaggio poetico molto denso a questo punto:
IO NON MI SEPARO
La logica iperlogica e la matematica pazza possono far impazzire di dolore. Come genitori, ci è dato di vedere solo la superficie, solo quel pianto che ci appare immotivato, irragionevole. Solo quel chiedere imperativo, “Io voglio tu!”
Giulio però, un giorno, si siede sul divano con la mamma. E poi un altro giorno con il papà. Loro gli parlano, lo aiutano a ripensare ai suoi conti e al suo dolore e così Giulio scopre un nuovo conto, capisce che anche se si sente ancora un po’ un bambino che fa le cose a metà,un giorno con il papà un giorno con la mamma, resta un bambino intero, con due genitori interi: li non si separa, e loro gli apparterranno sempre.
IO NON MI SEPARO
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Questo post partecipa, al Venerdì del libro, appuntamento nato da un’idea di Paola di Homemademma che sta anche organizzando una biblioteca virtuale raccogliendo su Anobii tutte le proposte, a questo link. Gli altri apppuntamento a cui ho partecipato li trovi qui.