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Io non sono italiana

Creato il 04 novembre 2012 da Scribacchina

La notizia è di quindici giorni fa, soliti lettori: pare che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, guidato dal signor Lorenzo Ornaghi, abbia tagliato i fondi ad Umbria Jazz. Lo stesso Ornaghi giustificò così la mancata assegnazione del finanziamento statale alla manifestazione: «Il jazz non è espressione diretta della cultura italiana».

Vi confesso che inizialmente presi per bufala quest’esternazione.
Giusto per sicurezza, aprii il fido Google: una ricerchina veloce, solo per smentire quello stonatissimo virgolettato.
La smentita non arrivò.

Ora, caro signor Ornaghi, un dubbio m’assale: considerato che i numeri son stati inventati dagli arabi, e quindi non son espressione diretta della cultura italiana, è forse il caso di tagliare i fondi pure a tutti quegl’istituti (statali) che coi numeri hanno a che fare? Licei scientifici, ma anche istituti tecnici commerciali, istituti per geometri…? (sciocca Scribacchina: ti dimentichi forse che l’han già fatto, questo taglio? E non solo per le scuole tecniche: tutte le scuole, quelle statali, son state colpite dalla mannaja. Ben prima che il fulmine s’abbattesse sull’Umbria Jazz).

Signor Ornaghi, debbo ammetterlo: se le cose stan così, cioè se «il jazz non è espressione diretta della cultura italiana», beh, allora io non son italiana.
Non amo Sanremo, son allergica alla musica italiana da balera, mi s’accappona la pelle delle braccia al sentir le prime note dell’intro di
Romagna Mia (che – ma Ve lo dico in un orecchio, a bassissima voce – in un’altra vita sonavo pure io).
Potrei sprecar mille altre parole per giustificare la mia non-italianità, 
ma preferisco tacere. 

Tacere e lasciare che l’Italia sia conosciuta nel mondo come la patria della «festa della merda» (sic!) anziché come il grande Paese che ha regalato al mondo artisti jazz (italianissimi) quali Enrico Rava, Stefano Bollani, Gianluca Petrella, Fabrizio Bosso, Renzo Arbore, Petra Magoni, John De Leo (a proposito, Massimino: quand’è che lo facciamo uscire, il nuovo album?), Rita Marcotulli, Paolo Fresu, Roberto Gatto, Roberto Cecchetto, Giacomo Lariccia (questo ormai l’abbiam già perso, signor Ornaghi…), Franco Cerri, Enrico Pieranunzi, Maria Pia De Vito…

«E basta, Scribacchina! Cos’è, vuoi trascrivere tutto l’annuario dei jazzisti italiani?»

Perdonami, solito lettore. E’ che quando la rabbia m’assale – e son rarissime, queste situazioni – non riesco a contenermi.
Meglio chiudere qui, dunque.
Col dolore nel cuore, torno nel nascondimento; alla ricerca d’un qualche conforto nei miei amati cd di jazz (italiano, va da sé: solo per oggi, Pastorius è bandito).


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