Magazine Società
In questo periodo, è inevitabile che si faccia qualche riflessione sulla scuola.
Tranquilli: non vi rifarò il pippone sulle vacanze estive che durano troppo, quello l'ha già fatto con efficacia l'esimia Belqis.
La mia riflessione è meno mirata, più confusionaria.
Nasce dal fatto che non è giusto tenere al banco dei bambini per 8 ore. Dal fatto che i problemi di apprendimento crescono in modo esponenziale e la scuola (la società) risponde dando facilitazioni agli svantaggiati, senza interrogarsi su metodi alternativi di insegnamento. Dal fatto che tutti, in questa scuola, ci sentiamo cornuti e mazziati: genitori, insegnanti, gli alunni quando perderanno l'entusiasmo giovanile.
E sono arrivata alla conclusione che il mio atteggiamento scettico e negativo nei confronti della scuola nasce da un fatto personale, molto semplice: odio la scuola.
L'ho sempre odiata, con tutta la passione del mio cuore.
Ho amato le persone: insegnanti miei e dei miei figli, più di quanto sperassi.
Ma l'istituzione è sempre stata mia nemica. Per la sua rigidità, per l'oppressione, per il fatto che fino a 19 anni ti reputano incapace di scegliere le materie che ti serviranno nella vita.
Forse alla base di questo odio c'è un bel po' di presunzione, da parte mia: la presunzione di sapere fin da subito cos'è meglio per me (e per i miei figli).
Però di fronte a me ho trovato un muro di uguale presunzione: quella di un'istituzione che presume di sapere che cosa è meglio per tutti noi, senza conoscerci. Quella di una scuola che è uguale a se stessa dai tempi di mio nonno, e quando è cambiata l'ha quasi sempre fatto in peggio.
Ci ho messo quei 30 anni ad arrivare a questa presa di coscienza. Meglio tardi che mai.
PS: l'università invece, quella sì, l'ho sempre amata. E tuttora, con tutti i suoi problemi, continuo a ritenerla una delle più belle istituzioni al mondo. Un luogo dove la libertà regna sovrana (a volte anche un po' troppo) e dove si può imparare a più non posso.
Certo, è luogo di baroni e di invidie, non è un mondo perfetto. Ma che differenza con il grigio della scuola
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