non è un caso che stavolta abbia messo prima le donne. Perché Io sono emozione, edito da Piemme, il libro di cui parlerò oggi è dedicato alle adolescenti, le giovani donne di ogni latitudine ed estrazione sociale. Perché, oggi più che mai, essere un'adolescente, è ancor più difficile e complicato. Questo è un piccolo libro, ma emoziona, coinvolge e fa riflettere... una dote rara, in un volume dedicato alle donne.
Trama: Le ragazze capiscono tutto. È il loro modo speciale di essere nel mondo. Sanno tutto dell'amore, sanno consolare chi ne ha bisogno, hanno una spiccata intelligenza emotiva e affettiva, sanno anche quali colori abbinare, ma non per civetteria, solo per un innato senso del gusto. Spesso invece chi le guarda, chi vive con loro, sa poco o quasi niente delle loro vite. I genitori, la società, la religione vogliono etichettarle, manipolarle, impedire che si esprimano liberamente. Le pretendono belle, perfette, magre, obbedienti, sante. Non è difficile intuire quanto possa essere soffocante la condizione di ragazza, ma anche come renda le menti più attive e sognatrici, più ironiche rispetto a quelle dei loro coetanei maschi; come ne alimenti la forza, la consapevolezza. In queste pagine, adolescenti di ogni parte del mondo si esprimono, lamentano la solitudine, le imposizioni, i soprusi. Le ragazzine occidentali ossessionate dalla dieta e dal look, che fanno sesso senza sapere perché, le bambine segregate in casa, mutilate e picchiate in nome di un qualche Dio, le piccole operaie prigioniere nelle fabbriche, tutte raccontano lo stesso grande vuoto che da sempre è stato modellato intorno a loro. Come un paese senza nome, agli altri incomprensibile, sconosciuto. E svelano che non c'è niente di più falso della convinzione generale che la vita delle ragazze sia scandita esclusivamente da sequenze di fatti frivoli.
RECENSIONECon questo nuovo volume, Eve Ensler, celebre autrice dei Monologhi della Vagina e patrocinatrice del V-day contro la violenza sulle donne, ci regala un altro piccolo gioiello declinato al femminile, in cui una donna può perdersi, emozionarsi e riconoscersi.
Questo libro è un invito ad ascoltare la tua voce interiore che forse vuole qualcosa di diverso, che sente, che sa, come solo tu puoi sentire e sapere.E' un appello al tuo vero io di ragazza, al tuo io di creatura emotiva, un'esortazione a muoverti alla tua velocità, a procedere con il tuo passo, a vestirti del tuo colore. E' un invito a seguire il tuo impulso ad opporti alla guerra, o a disegnare serpenti, o a parlare alle stelle.Sin dall'adolescenza, a noi ragazze viene detto cosa fare: comportarsi bene, dare soddisfazione ai proprio genitori - obbedendo più o meno supinamente -, essere conforme a canoni di bellezza vigente (magrezza ad oltranza), essere parte di un gruppo socialmente accettabile. E se questo vale per la società occidentale, altre e ben più gravose regole vigono per chi è costretta a lavorare in una fabbrica cinese o per coloro che sono divenute prostitute minorenni. Questo insieme di regole diviene ancora più pesante e spinoso in materia sessuale: le ragazze devono scegliere prestissimo che tipo di persone vogliono essere. Per dirla con Luciano Ligabue, scegliere se esser troie o spose.
Perché hanno tutti molta più paura del sesso che dei missili SCUD? E chi ha deciso che Dio non amava il piacere (Bella domanda... nota della blogger Stefania)? E se la famiglia nucleare eterosessuale è così meravigliosa, perché tutti la fuggono o spendono i risparmi di una vita per piangerci sopra chiusi in una stanza con uno sconosciuto?L'Autrice definisce questo come un volume di resistenza per le ragazze e, effettivamente, è così. Il testo, formulato sotto forma di monologhi teatrali, prende spunto dagli incontri che la Ensler ha fatto durante i suoi viaggi nel mondo, ascoltando adolescenti, giovani donne dal vissuto complicato e spesso doloroso, prendendo spunto da articoli di giornale o servizi televisivi. Si tratta di un testo dallo stile asciutto, spezzato, talmente scabro da essere doloroso. Ma è ciò che ci vuole per un libro che è una testimonianza e insieme un atto d'accusa verso una società che vuole plasmare le ragazze secondo dettami sociali, culturali o religiosi che non tengono conto dei reali bisogni affettivi delle giovani donne. Ricordiamo cosa significa essere adolescenti: un corpo che cambia nostro malgrado, un gruppo in cui tentiamo di inserirci disperatamente per poter rafforzare una fragile autostima, dei genitori che ci guardano come creature aliene e che ci impongono regole e comportamenti astrusi... e poi le compagne più intelligenti, quelle più furbe che sanno già tutto del sesso, che sono sicure di sé e che hanno un'autostima grande come un tir. Quelle ragazzine crudeli che ci demoliscono con una sola occhiata di commiserazione.
E poi ancora, i ragazzi. Gli uomini, che possono ferirci, darci la colpa di ogni errore, farci sentire deboli e brutte, farci del male e ridurci in una condizione di sudditanza psicologica. Pensiamo a quante donne vivono - più o meno consciamente, più o meno volontariamente - in uno stato di sudditanza psicologica all'interno di un rapporto di coppia in cui l'uomo fa e disfa, in cui attraverso la violenza o mezzi più sottili quali il senso di colpa e i ricatti emotivi, tengono prigioniera l'anima delle ragazze. Perché la vera forza della donna, e delle adolescenti in particolare, è data dalla loro vitalità, dall'energia pura e semplice che scaturisce dalla loro vita, nuova e giovane, dalle emozioni che scaturiscono nel loro animo arricchendole. Sono assetate di affetto, di tenerezza, e di sicurezza. Eppure ricevono solo ordini e imposizioni, nessuno che insegni loro a prendersi cura della propria emotività dimostrando loro che questa è la più grande risorsa.
Le adolescenti, così, si affacciano alla vita adulta con un bagaglio di paura, insicurezza e vuoto che le segnerà per tutta la vita, magari spingendole verso relazioni sbagliate o trasformandole in esseri chiusi, aridi e superficiali che bruciano tutto il loro potenziale nella ricerca dell'approvazione altrui. In qualunque società vi è un assioma: una donna è una donna, cioè non è un uomo e, come tale, non ha potere. Questo vale sia per le ricche adolescenti di New York, che per la ragazzina stuprata dai soldati in Africa, sia per la minorenne brutalizzata dell'est europeo o per la giovane intellettuale francese.
E chi è il primo responsabile di questa sorta di carcerazione silenziosa? Le madri. Madri che spesso impongono codici di comportamento alle figlie, che le costringono ad essere ciò che esse non vogliono essere, a studiare danza quando vorrebbero fare basket, a prendere un indirizzo di studi più prestigioso ma non voluto. Ma la madre può essere anche il primo baluardo che la ragazza incontra: può essere colei che protegge da un'infibulazione dolorosa e umiliante, può essere colei che piange per la figlia anoressica. La madre è stata essa stessa un'adolescente e, se conserva ancora un barlume della fanciulla che era, lotterà perché sua figlia possa essere libera dalle catene che la vincolano. Oggi, forse, la cosa più importante che una madre possa donare a una figlia è la consapevolezza di sé, del proprio valore, della propria bellezza interiore. La madre deve e può insegnare alla propria figlia ad amare senza paura, a fidarsi del suo corpo, ad avere coscienza della sua dignità di persona, al di là di cosa indossa, di quanto pesa o di chi frequenta. Lo dico da lettrice e da madre.
Perchè... La mia gonna corta non è la prova che sono stupida o un'indecisa, o una ragazzina manipolabile. La mia gonna corta è la mia sfida. Non vi permetterò di farmi paura. La mia gonna corta non è un'esibizione, è ciò che sono prima che voi mi obbligaste a nasconderlo o a soffocarlo. Fateci l'abitudine.