“Io sono Li” regia di Andrea Segre
Sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre
Nel cast: Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston
Prodotto da: Jolefilm con Aeternam Films in collaborazione con Rai Cinema e Arte Cinema
Distribuito da: Parthenos srl
Lei è una giovane donna cinese arrivata in Italia attraverso la mafia cinese che gestisce con durezza i suoi investimenti. Ha lasciato il suo piccolo di otto anni in Cina e vive nel desiderio di poterlo riabbracciare in questa sua nuova vita, in questo suo nuovo mondo.
E’ una ragazza semplice e pulita, potremmo definirla la ragazza perfetta che tutti vorremmo conoscere, lavoratrice infaticabile, senza grilli per la testa, attaccata alla famiglia, ai sentimenti, ai valori.
Per motivi non precisi dalla periferia di Roma dove inizialmente viene collocata a lavorare in una fabbrica tessile, viene spostata a Chioggia, in un contesto lagunare, a contatto con abitanti che nonostante la forte presenza migrante conservano una cultura fortemente chiusa e piena di preconcetti, per quanto ovviamente sempre pronti e disponibili alle battute spiritose ed umoristiche che usano farsi gli uomini quando si ritrovano all’osteria…
Li, questo è il suo nome che dà origine al doppio senso del titolo, non si scoraggia di nulla e prende per buono tutto quello che le capita; anzi, in questo piccolo contesto di paese si trova decisamente a suo agio, ha maggiore occasione di dare spazio al suo sentimento malinconico che la spinge all’abbraccio di una compagnia amichevole ed affettuosa, del tutto pudica e priva di secondi fini o di cattive intenzioni…
Lei e il Bepi, un anziano pescatore migrato da molti anni dall’est e qui ormai perfettamente integratosi, fanno così spontaneamente conoscenza; le loro anime simili e per certi aspetti partecipi dello stesso dramma o dello stesso destino, trovano l’una nell’altra quella naturale ed immediata comprensione che non può essere definita sotto altro nome che quello dell’amore.
Certo, un amore non solo strano ma in questo preciso contesto impossibile, un amore subito malvisto ed ostacolato dalle culture coinvolte e partecipi. Lei troppo giovane per lui così vecchio, lui troppo italiano ( nonostante il suo passato di migrante) per lei che è troppo cinese…
L’amore tra i due non riuscirà a trovare la sua giusta espressione, ma rimane vivo e presente nei cuori dei due protagonisti, se vogliamo meglio dire, nei cuori delle due persone interessate, che troveranno a loro volta un proprio modo per concludere i loro bisogni affettivi ed esistenziali, in perfetta coerenza con le loro nature assolutamente fuori dal coro e piene di virile coraggio e sana determinazione.
Non discuto sui possibili difetti riscontrabili nella regia; Andrea Segre è al suo esordio come regista e ne ha di tempo per migliorare; di certo la storia è bella, credibile, attuale, pone seri interrogativi, ci sottopone moralmente parlando a delle autocritiche, mentre che dipinge con sapiente delicatezza sentimenti universali e preziosi quanto banali e semplici, senza i quali non vale davvero la pena vivere.
Cosa aggiungere a quanto già detto, scritto, commentato e altro?
C’è solo da vederlo, credo, per chi non l’avesse già visto.
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