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Io sono precaria

Da Nina
IO SONO PRECARIAScrivo questo post perchè ho seguito la vicenda di PAOLA con apprensione e interesse, sentendomi chiamata in causa anche io e leggendo il suo blog  ho deciso di seguire il suo invito a parlare, a parlarne, perchè il problema ci riguarda tutti.
E soprattutto perchè il precariato oltre a sporcare il nostro presente inquina anche il futuro dei nostri figli (anche quelli potenziali). In questa merda ci siamo dentro tutti, nessuno escluso.
Questo il suo invito: "invito la blogosfera a raccontare le tante esperienze di precariato. Diamo voce a tutti. Date voce a tutti. Alle storie, alle  preoccupazioni, alle frustrazioni e ai rospi mandati giù. Anche in forma anonima. In modo che se ne parli e il problema venga a galla in maniera consistente e continua"
La protesta di Paola è terminata dopo 5 giorni di sciopero della fame. Credo tutti ne abbiate almeno sentito parlare in questi giorni. E' riuscita nel suo obiettivo di attirare l'attenzione della rete, ma per quanto riguarda le testate giornalistiche nella maggior parte dei casi è stata quasi ignorata.
E questo lo sospettavo. Perchè il suo problema, il probelma di molti/e di noi, sta diventando la "normalità". Non fa più scandalo, non fa notizia. E questo è agghiacciante. E anche questa è l'Italia.
IO SONO PRECARIA e precari lo siamo quasi tutti, giovani e meno giovani e sarebbe ora che qualcuno lassù si degnasse di prendere in considerazione il fatto che, a queste indegne, umilianti e misere condizioni di lavoro che ci vengono offerte è quantomeno impossibile progettare il nostro futuro, la nostra realizzazione personale, la nostra autonomia.  Riuscire a costruirci un'esistenza che  sia il risulatato delle nostre scelte, piuttosto che dei compromessi che siamo costretti ad accettare per sopravvivere.
Perchè di questo si tratta, sopravvivenza.
E non venitemi a parlare di famiglia, di mettere al mondo un figlio, con quali garanzie?
Se penso all'impresa a volte mi sento un'incosciente, una temeraria perchè, soprattutto se sei una donna, la situazione si complica: il tuo desiderio più grande diventa, per le aziende, un'onta, un marchio, il deterrente numero uno.
Eppure all'estero non succede. Eppure esistono realtà politiche diverse e che funzionano.
Eppure siamo ancora messi così: quello che dovrebbe essere un diritto indiscutibile è diventato un privilegio per pochi mentre glia altri stanno a  guardare.
Come la storia dell'ortolano...non l'avvertite anche voi "quella" fastidiosissima presenza nel vostro di dietro?

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