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Io tifo default

Creato il 05 dicembre 2011 da Bagaidecomm @BagaideComm
IO TIFO DEFAULT
“L’alternativa è tra i sacrificie il default europeo”, così si espresso il fresco Presidente del ConsiglioMonti alla presentazione dell’ennesima manovra finanziaria di questo lungo etravagliato anno.Bene, sapete che vi dico? Che aquesto punto venga pure il default; venga e spazzi via tutto. Perché quando nonè rimasto più nulla c’è solo un’unica via: ripartire da zero e rimboccandosi lemaniche, ridefinire tutto quanto.E’ assurdo proseguire sullastrada dei “sacrifici”, lo affermo sulla base di una serie di motivazioni.La prima è che ilsacrificio tira altro sacrificio, come un circolo vizioso; se trovi qualcunoche in extrema ratio è disposto asacrificarsi, non sei responsabilizzato dei tuoi danni (e i “tuoi danni” cui miriferisco sono quelli di un mostro finanziario burattinaio, non tanto dei suoiburattini politicanti che siedono nelle aule parlamentari).La seconda è che chiviene chiamato al sacrificio, il popolo, non è autore del dissesto finanziario-economico - sociale dell’intero Paese, anzi, di interi sistemi economici(greco, italiano, europeo); da una parte abbiamo uno Stato senza più sovranità,che per funzionare deve acquistare denaro da istituti privati (le Banchecentrali), dall’altro enti finanziari che muovono masse imponenti di denaro, libruciano (esattamente come li hanno “creati”, ossia dal nulla) e ne fannoricadere le conseguenze sul tessuto economico reale e sulle tasche deirisparmiatori.La terza è che questacrisi generata dai potenti non fa altro che vessare sempre più quelli chestanno in basso, che non hanno più abbastanza ricchezza per beni da acquistare;che hanno sempre meno lavoro; che non hanno alle spalle l’aiuto di uno Stato,perché a sua volta annaspa in torbide acque. Peccato che però la situazione dicrisi,  sia non solo ciclica, ma semprepiù “normale”, pare sia una chiara situazione voluta per accentrare sempre piùpotere nelle mani di pochi; ma proprio perché è una tesi talmente difficile daspiegare, da reale “teoria di complotto”, direi di prenderla solo inconsiderazione ma senza farci troppi ricami su.Oggi non serve fantasticare, opuntare il dito verso questo o quell’altro, o piangersi addosso; oggi serveriaprire la mente (oltre che il cuore…), offuscata da tanto desiderio eprospettiva di opulenza, ad una nuova visione sociale, una nuova forma dipartecipazione, materiale ed emotiva, alla vita collettiva, una nuova autenticariconquista dello Stato e della sovranità da parte dei popoli. Solo con questa propensionepossiamo avere la chance di uscirne fuori o finiremo, ancora una volta, persacrificarci ad un nuovo padrone del vapore.Un’idea votata alla giustiziasociale, incentrata sulla concezione di lavoro e lavoratore come missionesociale nella storia umana e non come forma economica contingente; un’idea dicittadino attivo nella vita del proprio Paese, e non destinatario di normedall’alto; un’idea di diritti fondamentali, quali il diritto alla proprietàdella casa, per non essere succubi dei soliti vampiri finanziari, e delladignità social-economica, il che significa equi tributi per i servizi ottenutied equi tributi per tutti, né sconti per i furbi né vessazioni per chi nonriesce ad adempiere ma non può scappare al giogo del fisco.Sono questi i presupposti per unaripartenza, di tutti. Non bastano parole su una Carta, servono fatti concretida parte di ciascuno; oppure cadremo un’altra volta nell’ “homo homini lupus” di hobbesiana memoria..
S. Beccardi

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