Perchè gli amori estivi finiscono nell’armadio insieme alla borsa di paglia che sa ancora di mare e al telo pregno di sabbia fine, nonostante il lavaggio?
Me lo chiedo mentre passeggio avvolta dal calore di quest’Agosto che vuole ancora farsi sentire, in un’estate strana che ci ha regalato punte di Africa e di freddo polare a fasi alterne.
Mi ci interrogo, pensando alle parole scritte sui muri delle città che mi circondano, guardando i sorrisi dei ragazzi mano nella mano che mi superano, dondolando dolcemente. Me lo domando mentre cerco la mia canzone dell’estate tra le tante distrattamente ascoltate e penso di come un tempo, anche per me, l’estate era il momento dell’amore, semplice adolescenziale e puro, che non s’interroga sul futuro, ma si alimenta di un presente fatto di attimi che sembrano eternit‡, di momenti che si allargano e allungano in uno spazio tempo che non conosce limiti, misure o regole.
Tornati in città, si sa, le cose cambiano. La routine e la quotidianità non riescono a tenere il passo con il romanticismo di una passeggiata sul bagnasciuga al tramonto e spesso, dopo il primo mese, ci si accorge che il momento Ë passato e l’amore pure, schiacciato da una grigia giornata di pioggia che fa fatica a ristabilire l’armonia.
Eppure ci eravamo promessi eternit‡, ci eravamo sussurrati dei “sempre” alimentati da un’ingenuità che si riscopre solo in vacanza, per poi finire infondo alla valigia insieme al costume stinto e a qualche t-shirt cadeau di una localit‡ lontana.
Credo che l’amore estivo sia per antonomasia questo: profondo, di pancia, infinito nella sua limitatezza, assoluto nella consapevolezza della sua caducità e del fatto che prima o poi, occorre sempre nuovamente impacchettare e volare via.
Cosa resta? I ricordi. Indelebili e timidi, che ci fanno arrossire strappandoci un sorriso, quando ci ricompaiono alla memoria in un pigro pomeriggio di Novembre. Le persone che di tanto in tanto continuano ad affollarci i pensieri. Le storie da raccontare agli amici assenti, con delle parole piene di sentimento e di calore.
Gli oggetti e una manciata di fotografie.
E soprattutto la voglia di poter fermare il tempo o di poterlo rivivere ancora e ancora, in un’estate che –ahinoi- dovrebbe ‘poter non finire mai…’.
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