Magazine Cultura
"...Che ci posso fare? Mi piace perdere tempo. Mi piace traccheggiare, indugiare, rimandare, procrastinare, cercare notizie inutili, controllare la posta ogni due per tre, posticipare il momento in cui impegnarmi per fare una qualsiasi cosa, anche se potrei metterci qualche minuto e togliermi il pensiero, invece che rimproverarmi e rinfacciarmi ogni fine giornata l’indolenza oppiosa in cui mi convolvolo (sì lo so è il nome di un fiore, ma a me mi dà l’idea di un verbo procrastinante e pigro, tipo “i maiali si convolvolavano pigramente nel fango dell’aia…”) Perché fare qualcosa subito, quando puoi rimproverarti per giorni e settimane di averla rimandata, correndo il rischio di dover riparare costosamente alle scadenze saltate? Ignorare il resto, annullarsi nel covolvolio inutile, collezionare minuti di navigazione cieca, accumulare mega di ciarpame scaricato online, senza però avere la diligenza (siamo mica nel far west) senza avere la diligenza di catalogarla in categorie consultabili per un futuro utilizzo o ispirazione. No, il convolvolio ha da essere ozioso, altrimenti diventa ricerca, aggiornamento, cool hunting, prende insomma dei connotati che potrebbero farlo assomigliare ad un rilassato coté di ampliamento del bagaglio cognitivo, se non culturale. Assolutamente no, bisogna essere etici, il convolvolio va perseguito senza crearsi alibi ipocriti, l’unica molla convolvolare ufficialmente ammissibile è la noia. E la curiosità è il suo profeta. Immolatevi all’altare del convolvolio, lasciate che la noia vi trascini a convolvolare sulle strade meno battute con una curiosità disinibita e perniciosa, Chiedetevi perché, chessò, la cacca sia proprio marrone e non turchese e vagate con più o meno metodo – meglio meno, meglio lasciarsi guidare dall’intuito o dall’uzzolo del momento – alla ricerca spensierata di una o anche nessuna o magari centomila risposte, attendibili, risibili, incontrovertibili. Quanti modi ci sono per fare la carbonara nel mondo? Potrebbe fregare a qualcuno? No? Fa niente, convolvolare nel googlaggio sfrenato, aprendo sito dopo sito, blog dopo blog, affastellando ricette e ingredienti improbabili nello schedario frontale, quello in cui le nozioni transitano per poco tempo, e capricciosamente interrompere e saltabeccare convolvolissimamente appresso a qualche incongrua associazione di termini – non parliamo di idee, qua siamo ad un livello veramente basilare di funzionamento – trovandosi a canticchiare sottovoce le parole di una canzone perduta e richiamata alla memoria, chessò, da un nickname o saiddiocosa. Convolvola anche tu senza ritegno, forse già lo fai e non lo sai, ma non ti preoccupare, non mi interessa coinvolgerti a fare coming out. Il convolvolio è uno spazio individuale che non necessità di condivisione. Queste cose le lasciamo fare a chi si impegna o cerca di ampliare il suo network. O di broccolare tout court. Io convolvolo perché voglio stare per i cazzi miei, scusa il francese, e perdermi nelle mie fitte di ipernoia. A proposito, esiste questa parola? Sento l'irresistibile aroma del convolvolo, scusate un attimo..."