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The Shore ( di Terry George, 2011, 29 minuti ) La storia di Joe e Paddy amici per la pelle alla fine degli anni 60 nell'Irlanda del Nord e poi divisi dalle scelte di vita diverse, dai sentimenti ma soprattutto dai venti di guerra civile che si agitarono in quell'epoca.
The Shore è la storia di una riconciliazione con la propria terra , una pietra sopra un periodo oscuro, il ritrovarsi tutti assieme dopo 25 anni attorno a un falò su una spiaggia a sorseggiare birra e whisky. C'è nostalgia , c'è delicatezza, c'è un tocco alla Ken Loach perchè i nordirlandesi di oggi sono disoccupati e sbarcano il lunario come meglio possono ( tipo prendendo cozze di nascosto sulla spiaggia e rivendendole) per non perdere il sussidio di disoccupazione, c'è un'atmosfera rilassata come a voler superare le divisioni.
Forse gli anni passano anche per Terry George: in questo corto in bilico tra una lacrima e un sorriso, tra dramma e commedia si respira tutta un'altra aria rispetto alla virulenza politica di un film come Una scelta d'amore. The Shore ha vinto l'Oscar come miglior cortometraggio nel 2012 . ( VOTO 7,5 / 10 ) .
The faeries of blackheath woods ( di Ciaran Foy, 2006, 4 minuti ) Melissa è nel bosco, facendo un picnic con la sua famiglia. Sfuggendo ai richiami della madre, va dietro a delle piccole fate dei boschi che la spingono sempre più dentro il bosco dei cipressi neri del titolo. E una volta non più in contatto con i genitori dimostreranno la loro vera natura...
In soli 4 minuti Ciaran Foy è capace di farci scivolare da un'atmosfera fiabesca al dramma più cupo. Un bellissimo bosco diventa fonte di paura e terrore per la piccola Melissa che da bimbetta felice si trasforma in vittima di queste piccole creature volanti. I colori si incupiscono, la cinepresa sottolinea piccoli particolari che fanno aumentare l'angoscia, gli effetti speciali e il dettaglio di queste piccole creature è sorprendentemente buono per essere un corto in cui si presume il budget ultralimitato. In quattro minuti è difficile raccontare una storia che appaia compiuta come questa e soprattutto ottenere un livello estetico simile. Alla fine dei 4 minuti quasi ti dispiace che sia già finito.
( VOTO : 7 + / 10 )
Final Journey ( di Brendan Muldowney , 2006, 4 minuti ) Un addetto al cimitero sta cominciando a coprire con la terra una bara di un funerale appena celebrato ma dentro la bara c'è qualcosa che non va. Il morto non è così morto, si agita , chiede aiuto e qualcosa succede. Non certo quello che voleva lui...
Un corto che fa delle stravaganza la sua cifra stilistica , Buried meets Star Wars ma non posso spiegare perchè mi è venuta questa associazione altrimenti toglierei tutto il piacere di vedere questi 4 minuti scarsi.
Comunque c'è più ansia nei primi due minuti di questo corto che in tutti i 90 e passa minuti di quella bufala di Buried. Muldowney è da tenere d'occhio, almeno in questo corto ha dato prova di uno sguardo sbilenco rispetto al cinema di genere, la capacità di frullare suggestioni diverse per creare qualcosa di nuovo, tra horror, fantasy e black comedy. ( VOTO 7 / 10 )
The silent city ( di Ruairi Robinson, 2006, 7 minuti ) Tre soldati si aggirano in uno scenario bellico apocalittico cercando di ricongiungersi con il resto della truppa, combattendo dei nemici invisibili e cercando di aggirare le trappole del luogo di devastazione in cui si trovano.Eppure dall'altra parte del muro che si trovano a fronteggiare non sembra esserci nessuno che risponde...
Ruairi Robinson è decisamente bravo nel confezionare e nel rendere ansiogeno e soffocante come pochi un film di soli 7 minuti. Riesce a ricreare con degli effetti digitali notevoli e soprattutto senza quell'aspetto plasticoso da videogame per il budget ridotto a disposizione, uno scenario postapocalittico in cui appare subito evidente che non c'è alcuna speranza per i personaggi in campo.
Si avverte totale libertà creativa, non ci sono spiegazioni, non sappiamo chi sono quei soldati ,contro chi combattono e chi ha devastato in quella maniera totale l'area in cui si trovano. Soprattutto non c'è neanche l'ansia del lieto fine o del triturante spiegone finale. Le voci , le richieste di aiuto cadono nel vuoto...
Mi stupisce che dopo aver visto questo corto un qualsiasi produttore non abbia contattato Ruairi Robinson per metterlo alla prova sulla lunga distanza. Qui il talento c'è tutto e sarà confermato dal successivo BlinkyTM. La buona notizia è che finalmente Robinson esordirà con un film sci fi nella seconda parte di quest'anno.Nel cast brilla la presenza di Cillian Murphy ( VOTO: 7,5 / 10 )
BlinkyTM ( aka Bad Robot, di Ruairi Robinson, 2011,13 minuti ) Andy figlio unico in una famiglia in cui non tutto fila per il verso giusto chiede ai suoi genitori un regalo particolare in occasione del Natale: un Blinky, un robot multifunzionale da adattare come compagno di giochi , fedele servitore e factotum buono per ogni occasione.
Il nuovo gioco appassiona il piccolo ma la solitudine e l'insoddisfazione nel rapporto coi genitori prende il sopravvento . Vessa in ogni maniera il piccolo robot e un giorno gli dà un comando che si rivela essere il più sbagliato che gli potesse dare, perchè Blinky fa veramente tutto quello che gli chiede Andy.
Premiato come miglior corto ai Vimeo Awards, il film di Robinson conferma alla grandissima il talento del suo giovane autore: è un piccolo gioiello fantasy( ma neanche tanto) che si tinge di horror e che in realtà usa Blinky per raccontare una storia di solitudine e di incomprensioni familiari. I problemi tra i genitori si riflettono inesorabilmente sui figli che crescono in un ambiente devastato da litigi e vessazioni varie. Le stesse che poi Andy esercita sul robot, proprio come fosse un essere umano o un fratellino più piccolo.Girato con un budget di 45 mila euro è una specie di one man show di Robinson che si è occupato per intero della produzione ( e ha dato la voce anche a Blinky). Più che mostrare, suggerisce ma non per questo l'orrore che evoca è meno calzante. Eccellente il design di Blinky che all'inizio sembra proprio un giocattolo per bambini . La sua tenerezza però col passare dei minuti viene decisamente meno anche se forse il vero "cattivo" del film è il piccolo Andy. In fondo il piccolo automa rispetta in pieno le leggi della robotica di Asimov. Non mette mai in discussione gli ordini dell'umano che lo comanda.
BlinkyTM è un piccolo gioiello da vedere e ha aperto definitivamente a Robinson le porte per esordire nel lungometraggio. ( VOTO : 8 / 10 ) .
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