Isabel Allende a El Pais: Michelle Bachelet e io alla guida del Cile, un'emozione e una responsabilità
Da Rottasudovest
Questa
settimana il Cile ha offerto al mondo un'immagine storica: la
presidente della Cámara alta (il Senato) ha investito la Presidente della Repubblica del suo secondo
mandato. E' la prima volta che una donna, la 69enne socialista Isabel
Allende Bussi, presiede il Senato cileno, la seconda carica dello
Stato. E' la prima volta, nella democrazia cilena del dopo Pinochet,
che un Presidente della Repubblica viene eletto per la seconda volta
e questo primato è toccato alla 63enne socialista Michelle Bachelet.
A memoria, è la prima volta che un Paese latinoamericano ha
assegnato le prime due cariche dello Stato a due donne. In quanti
altri Paesi sarà successo? A memoria, viene in mente solo il Regno
Unito di Elisabetta II e Margareth Thatcher (ma la carica della Regina non è elettiva...).
Due donne, due
socialiste, alla guida di quello che Isabel Allende, la scrittrice,
cugina della Presidente del Senato, ha definito il Paese
latinoamericano più conservatore di tutti, socialmente parlando. Due donne vittime della dittatura:
Isabel ha perso suo padre, il presidente Salvador Allende,
suicidatosi nel Palacio de La Moneda, prima che i militari
partecipanti al golpe di Augusto Pinochet potessero arrestarlo, ed è
stata costretta all'esilio; Michelle ha perso suo padre, il generale Alberto Bachelet, torturato a morte dai carnefici di Augusto Pinochet, ed
è stata a sua volta torturata. Il loro abbraccio, nella cerimonia di
insediamento di Michelle Bachelet, ha avuto un profondo significato,
politico ed emotivo, per il Cile. "E' stato un momento emozionante.
Ho ricevuto messaggi da tutto il mondo, è impressionante... La vita
non è una linea, sembra essere un cerchio" ha commentato Isabel in una bella intervista a El Pais di Madrid "Per molte persone vedere
un'Allende alla guida del Senato cileno è stato una sorta di
ricompensa. Inoltre mai prima una donna ha ricoperto quest'incarico".
E però è ancora difficile abituarsi a una donna alla presidenza
della Cámara alta, Allende lo ricorda con un filo di ironia: "Alla
prima riunione c'è stato un senatore che, ogni volta che terminava
il suo intervento, si rivolgeva a me come 'signor presidente'. Lo ha
detto due volte e, quando ha finito di parlare, gli ho detto:
'Capisco che è un tema nuovo e culturale, che costa dopo tanti anni,
ma voglio pregarla di dirigersi a me, in futuro, come alla 'signora
presidente''. Si è scusato, ha detto che non si era reso conto e ha
chiesto di cancellare la frase dagli atti".
Il fatto che ci
siano due donne a occupare le due massime cariche dello Stato, non
significa che le donne cilene abbiano raggiunto la parità con gli
uomini. Solo per rimanere nella politica: il Senato cileno conta su
37 senatori, solo sei sono donne; in entrambe le Camere la
rappresentanza delle donne non supera il 15,9% dei parlamentari.
Allende si rende conto di come "sia simbolico che le due massime
cariche del Paese siano in mano delle donne, ma siamo totalmente
sotto rappresentate. Costa molto. Nel Governo, per esempio, la
presidente Bachelet non è riuscita ad avere la parità. E' difficile
per una donna occuparsi di politica".
Oltre a essere donne,
Allende e Bachelet sono entrambe socialiste, come si è detto, e sono
parte di una coalizione, Nueva Mayoria, che per la prima volta dalla
presidenza di Salvador Allende, ha portato al Governo, il Partito
Comunista Cileno. Il cambio in atto nel Cile non fa paura al Paese e
Allende si dichiara "tremendamente orgogliosa" per il passaggio di
poteri, tranquillo e cordiale, tra il conservatore Sebastián Piñera
e Michelle Bachelet: "E' importante che un presidente uscente, di
un altra forza politica, riceva l'applauso che ha ricevuto nel Salone
d'Onore del Congresso. E' una cosa che parla bene di noi, nel senso
più profondo" commenta la presidente del Senato.
E, inserendo i
cambiamenti che le ultime elezioni presidenziali hanno indicato per
il Cile in un contesto latinoamericano, Allende segnala che "ci
sono stati cambi potenti, non solo per la presidenza di donne in
Costarica, Brasile, Argentina e Cile, ma, soprattutto, perché nella
regione c'è stato un processo di crescita che ha permesso ai Governi
progressisti di fare politiche sociali e di combattere la
disuguaglianza". La presidente preferisce però non esporsi sulla
crisi in corso nel Venezuela e si attiene alle indicazioni di
Michelle Bachelet, che, come Presidente della Repubblica, guida la
politica estera del Paese. "E' un tema che devono risolvere i
venezuelani e non è necessario richiedere un intervento. Devono
trovare il loro cammino, perché hanno un governante eletto
democraticamente. Nel Cile, nel 2011, abbiamo avuto migliaia di
studenti in strada, ma esigevano un'istruzione gratuita e di qualità,
non come nel Venezuela, che vogliono che il Governo se ne vada".
In questo continente sempre inquieto e sempre in lotta
contro le disuguaglianze, cosa resta del legato di Salvador Allende
nella sinistra latinoamericana? Isabel non ha dubbi: "Il suo legato
è vivo, in alcuni settori più che mai. Oggi nessuno può ignorare
che la disuguaglianza non genera coesione né governabilità. Sono
passati 40 anni e la gente continua a ricordarlo con molta forza".
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