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ISMAELA EVANGELISTA, “Uno schiaffo e una carezza”

Creato il 14 ottobre 2014 da Destinazione Libri @destinazionelib

Oggi Destinazione Libri intervista Ismaela Evangelista e vi farà scoprire il suo primo romanzo

“Uno schiaffo e una carezza”

 

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Buongiorno Ismaela, raccontaci qualcosa di te, fatti conoscere..

Salve, Destinazione Libri, sarò molto sintetica: mi chiamo Ismaela Evangelista, ho 35 anni, sono mamma di due bambini e moglie di un uomo che amo molto. Svolgo la professione di Psicoterapeuta, sono abruzzese e… ho una grande passione per la lettura e la scrittura.Nonostante sono laureata e specializzata, studio ancora moltissimo, ho il costante bisogno di dedicare i miei pensieri e il mio tempo allo studio della mente tra normalità e patologia.

“Uno schiaffo e una carezza” tuo primo libro, di cosa parla?

Il mio primo romanzo racconta la vita emotiva di un bambino in crescita, Edoardo, che ha un fratello con un visibile disagio che lo porta ad avere diversi tic motori e vocali. Nazario soffre della sindrome di Tourette, un disturbo neurologico che con il passare del tempo diventa invalidante. Viene preso in giro a scuola e guardato con insistenza ovunque va, così come suo fratello Edoardo che pensa “mio fratello è diverso, sono diverso anche io”. Il romanzo racconta di una famiglia che si chiude intorno al disagio di Nazario, mentre carica di forti responsabilità Edoardo, che cresce con il peso sulle spalle di non dover deludere i genitori in nessun campo della vita: deve essere forte, il migliore, pur non riuscendoci con tutte le sue forze. Edoardo si vergogna del fratello, ma non lo dice a nessuno, si tiene tutto dentro. La vergogna fa male, logora, rende tristi.

Da dove nasce l’idea di scrivere libri con questi argomenti?

Sono Psicoterapeuta, quindi conosco le psicologie e le psicopatologie dei soggetti “piccoli” e “grandi”, il mio desiderio è che esse siano di “sapere comune”; per questo motivo ho scelto per Nazario un disturbo poco noto, la Sindrome di Tourette, affinché essa venga conosciuta e quindi compresa. Perché se si incontra per strada una persona che ha dei tic molto evidenti, un conto è non saperne nulla, un conto è sapere che si tratta di un disturbo neurologico. Il sapere lotta contro i pregiudizi, gli stereotipi e i luoghi comuni.

Perché questo titolo?

Fino a 3 anni fa avevo un fratello portatore di handicap, una disabilità assolutamente lontana dalla Sindrome di Tourette descritta nel libro, infatti mi piace dire che il libro dal punto di vista emotivo è autobiografico, da quello della costruzione dei personaggi e della storia è invece frutto di fantasia. Tuttavia, “Uno schiaffo e una carezza” è la frase che utilizzava mia madre per presentare mio fratello e me, lui lo “schiaffo” che la vita le ha dato ed io la “carezza” sulla quale riscattarsi. Una carezza, come si legge nel romanzo, che pesa come un macigno sulla testa di Edoardo. Forse un pugno in definitiva.

Nel libro hai deciso di parlare di una patologia ma dal punto di vista fraterno…

Esatto. Ci sono molti libri scritti da genitori che vivono la disabilità, io ho voluto dare voce ai fratelli e alle sorelle, con nessuna pretesa che la mia visione nei confronti della disabilità o del disagio in generale sia unica, giusta, la più diffusa. Anzi, ben vengano altri modi più funzionali di reazione. Devo dire con piacere che molti fratelli e sorelle si sono identificati con Edoardo, ho ricevuto tanti “applausi” da loro, perché parlare di vergogna nei confronti di un familiare che si ama, non è facile per niente.

 

Hai avuto delle critiche?

Sì, diverse. Perché il mio è un romanzo che non ha avuto paura di uscire allo scoperto. Ha ricevuto delle critiche da parte di chi vive la disabilità in famiglia, per cui c’è chi non è stato d’accordo con i vissuti di vergogna provati da Edoardo nei confronti del fratello. Ha ricevuto critiche anche da parte di chi soffre della Sindrome di Tourette, perché pur essendo un disturbo neurologico, molto spesso le persone riescono a convivere con esso e ad avere una vita normalissima. Ma il mio personaggio, Nazario, no. Perché Nazario, si scoprirà all’interno della storia stessa, sviluppa, in conseguenza ad un ambiente familiare chiuso intorno alla Tourette, sintomi ansiosi e depressivi che lo fanno stare molto male, non vive più una vita normale, in mezzo alla gente. A questa critiche ho sempre risposto che il romanzo racconta un punto di vista, non può raccontarne diversi. Ed io ho scelto quello.

Tu sei una psicoterapeuta, quanto ti aiuta il tuo lavoro nei tuoi scritti?

Moltissimo. Ho scelto di fare questo mestiere perché, come ho accennato, ho una grande passione per lo studio della mente umana, tra normalità e patologia. Scrivo quello che so, così insegna Stephen King. Nei miei futuri lavori ci sarà sempre tanta psicologia e altrettanta psicopatologia, vita vera insomma.

Cosa vorresti che rimanga al lettore di questo libro?

I personaggi, Nazario e Edoardo. E con loro le emozioni, le sensazioni, i sentimenti. Non solo la vergogna, la tristezza e l’inadeguatezza, ma soprattutto il coraggio, la speranza e la perseveranza.

Qual è la fase più difficile nella stesura di un libro?

La revisione, tutto ciò che riguarda la rilettura completa, il tagliare e l’aggiungere. Credo sia importantissimo far leggere il proprio lavoro ad altre persone, specializzate in questo, editor che riescono a comprendere la strada giusta per dare al romanzo compostezza, credibilità e coerenza. Anche spedire il romanzo per la valutazione alla pubblicazione non è un momento facile: lì c’è il distacco con quel figlio cartaceo. Se lo tieni con te, ci rimane, non evolve, non lo conosce nessuno, se lo lasci andare lo apri agli occhi degli altri, possono trovarne giovamento, qualunque esso sia. E questo è il senso della mia scrittura. Aggiungo: un momento brutto è il cosiddetto “blocco dello scrittore”, quel periodo in cui non si hanno idee e tutto si congela, non si riesce a scrivere neanche una parola. Passa, la scrittura e la vita vanno a braccetto, non sempre però vanno d’accordo.

Tu che lettrice sei?

Leggo moltissimo. Purtroppo in modo intermittente. Nel senso che sono capace di leggere 7 libri (romanzi e manuali professionali) in 7 giorni come di non riuscire a leggerne 1 in 1 mese. Gli impegni familiari e lavorativi prendono spesso il sopravvento. Credo in fondo che sia giusto così.

Libro scritto, parti riviste, poi la penna mette l ultimo punto, che sensazioni provi?

Provo un’emozione che non ha un nome, una specie di soddisfazione di regalare qualcosa di cui si è convinti che possa davvero piacere, ma che al tempo stesso preoccupa del contrario. Secondo me è amore, una forma sconosciuta d’amore per se stessi, per quello che si crea con le proprie mani.

Il tuo rapporto coi social?

È molto attivo, giornaliero, leggo, scrivo, commento i post che mi interessano. Lo faccio sia per motivi professionali (comunico con i pazienti) che per piacere, sono infatti iscritta in molti gruppi in cui si discute di scrittura e lettura. Da quando è uscito il romanzo è uscita la pagina dedicata ad esso, cerco di tenerla sempre viva con immagini e pezzi della storia, molti lettori mi raggiungono lì ed io ne sono felice, perché parliamo del mio romanzo, dei personaggi e delle loro emozioni, cosa c’è di più gratificante per uno scrittore?

 

I tuoi prossimi impegni?

Attualmente sto lavorando ad un romanzo che avrà come tematica principale un disturbo di personalità. Essendo Psicoterapeuta cercherò di dimostrare quanto è difficile curare alcuni disturbi e ancora di più quanto è faticoso per i pazienti stessi vivere “disturbati”. Contemporaneamente, sto pensando di riprendere in mano uno scritto a carattere criminologico su Jack Lo Squartatore, cercando di dare una veste “nuova” al serial killer più famoso della storia.

Ismaela intervistata da Destinazione Libri.. perché questa scelta?

Di Destinazioni Libri mi piace che il re indiscusso è il Signor Libro. Intorno ad esso ci sono le due grandi e inseparabili sorelle: Signora Scrittura e Signora Lettura. Destinazione Libri è presente, colmo di attività, consigli e progetti. Ci ritrovo competenza e passione vera, nulla è lasciato al caso o trattato con sufficienza e fretta. E di queste cose il mondo che gira intorno ai libri ne è pieno.

 

La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi? Falla e rispondi.

Un classico “c’è qualcuno che vuoi ringraziare per questa prima esperienza di pubblicazione?” Il ringraziamento che vorrei fare va inevitabilmente alla Direttrice della Butterfly Edizioni, Argeta Brozi, che ha creduto nelle parole che compongono “Uno schiaffo e una carezza”, commovendosi durante la sua lettura e dandomi il parere positivo alla pubblicazione. Un ulteriore ringraziamento va all’uomo che ho accanto, Michelangelo, che ha letto i miei scritti e ha creduto in me come futura scrittrice prima del primo bacio. E ringrazio me, perché sono riuscita a tirare fuori qualcosa che non aveva più motivo di rimanere nascosta.

Grazie per questa bellissima intervista.

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Grazie a te Ismaela per le emozioni che ci hai trasmesso con “Uno schiaffo e una carezza” e la tua intervista.

Aspettiamo di leggere il tuo prossimo romanzo e parleremo sicuramente ancora di te..

Voi invece, continuate a seguirci e leggete “Uno schiaffo e una carezza”, romanzo ricco di sensazioni che farà pensare, discutere ed emozionare.

RICORDIAMO L’APPUNTAMENTO CON ISMAELA NELL’INTERVISTA RADIOFONICA DI “UN SALTO TRA LE PAGINE”, OGGI 14 OTTOBRE ALLE ORE 14.30

Veronica



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