Faceva ora un viso corrugato e serio quando approvava persone e cose che gli sembravano serie, o quando mostrava d’apprezzare nuovi romanzieri o nuovi poeti. Diceva di un romanzo: – È buono! Non c’è male, è abbastanza buono! – (Parlava sempre come se traducesse dal francese). Aveva abbandonato Erodoto, i classici greci: o almeno, non ne parlava più. I romanzi nuovi che apprezzava erano, in genere, romanzi francesi sulla resistenza. Ma sembrava diventato più cauto, nei suoi apprezzamenti: o almeno era più cauto nelle sue simpatie, non come una volta soggetto a infatuazioni improvvise. Non era però diventato più cauto nel deprecare e nel condannare, e mostrava nell’odio l’antica, incontrollata violenza.
Non gli piaceva l’Italia. Quasi tutto in Italia gli sembrava ridicolo, fatuo, mal congegnato e mal costruito. – La scuola in Italia fa pena! In Francia è migliore! In Francia non è perfetta, ma è però migliore! Si sa, qui c’è troppi preti. È tutto in mano ai preti.
– Quanti preti! – diceva ogni volta che usciva. – Quanti preti avete in Italia! Noi in Francia, possiamo fare chilometri senza incontrare un prete!
Lessico famigliare di Natalia Ginzburg
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