Il 31 gennaio è stata inaugurata a Roma la mostra “Israel now” al MACRO di Testaccio.
“Il progetto, strutturato attorno ad una selezione di ventiquattro artisti israeliani provenienti da esperienze e generazioni diverse, vuole aprire molteplici sguardi sul futuro, per offrire una possibile concezione alternativa della produzione e della fruizione artistica”.
Si tratta di un percorso espositivo in cui ogni artista presenta la propria visione del futuro. Come già ho avuto modo di raccontare, per me l’arte contemporanea è un po’ un mistero; in questo caso la mia perplessità è ancora aumentata: ho trovato filmati in cui una anziana signora, intervistata dal figlio, spiegava come cucina il gefiltefisch, secondo le tradizioni familiari della sua famiglia, con primi piani sulla testa mozzata del pesce che, a stomaco vuoto, non è stata una cosa piacevole da guardare; oppure il famoso filmato del cavallo che galoppa, che ha contribuito a capire il movimento delle zampe del cavallo, messo in relazione con l’immagine di un treno fermo sui binari (?). E poi foto di momenti di riposo dei soldati israeliani, foto di ebrei ortodossi reinterpretati come personaggi mitologici, eroi greci o soggetti di quadri famosi.
Ho trovato invece molto bella l’introduzione alla mostra, un pannello con una frase del Maharal di Praga, rabbino e studioso del Talmud del 1500:
“… L’uomo … è un albero capovolto, perché l’albero ha la radice in basso infissa per terra, mentre l’uomo ha la radice in alto perché la sua radice è l’anima che è di origine celeste; le mani sono i rami dell’albero, le gambe sono rami sovrapposti ai rami, il corpo è il tronco dell’albero. […] L’albero ha le sue radici in basso perché deriva la sua vitalità dalla terra, mentre la vitalità dell’anima umana deriva dal cielo”.
Insomma, giudicate voi da questa piccola galleria.
Clicca per vedere la presentazione.Ringraziamo la nipote grande per la consulenza