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ISRAELE – PALESTINA ora sono due paesi davvero lontani

Creato il 31 maggio 2010 da Ubik

Quello che è successo stanotte è davvero terribile. Quello che è successo stanotte recide -per ora- la mia simpatia verso Israele, verso la sua classe dirigente e a questo punto diffido e guardo criticamente anche alla sua società civile che non si muove, che protesta poco, non manifesta. Non bastano due rondini a far primavera si diceva una volta e non basta più sapere che Haaretz, B’tselem, Peace Now, l’ICAHD e tante altre piccole realtà esistono e fanno quello che da sempre fanno: si oppongono.

Qui c’è il problema di un’intera opinione pubblica che da qui sembra indifferente, muta. Non so se impotente. Penso ai pochi amici a cui sono affezionato e con i quali ho imparato a condividere ragioni, storia, punti di vista diversi e utili, che uscivano dal solito schema anti o filo. Ma la piega presa negli ultimi anni è dura da accettare: Libano, Piombo Fuso, e oggi la strage dei pacifisti.

Ho fatto un giro per la rete  su alcuni siti di riferimento e già si sente il ritornello ignobile e ipocrita, che si trattava di una provocazione. Ma a questa frase autoassolutoria (che non assolve nessuno) il ragionamento viene meno: in tutto il mondo e nelle situazioni anche più disperate si manifesta anche in modo duro (vedi la Thailandia di questi giorni) eppure i disordini che coinvolgono molte decine di centinaia o migliaia di manifestanti non si risolvono in stagi di questo tipo. Israele ha dimenticato da tempo, per assuefazione o non so, l’uso proporzionato della forza: non si spara a chi ti assalta con un bastone. Non so se siano caduti in una trappola oppure no (perchè poi bisogna aggiungere che non sempre ai gruppi di ottime intenzioni si aggregano persone trasparenti), ma rimane il fatto che non si assale una nave uccidendo.

Che rimane dunque di questo paese? E quante domande devono essere poste e riproposte.

Per un periodo ho portato in alcune scuole e ho promosso il bel libro La Storia dell’Altro (la cui copertina fantastica è riprodotta sopra): scritto da israeliani e palestinesi che della difficoltà di trovare una comune narrazione ne hanno tratto un lato positivo: la condivisione differente (ma sarà l’occasione di un altro post). E mi sono auto educato a cercare (grazie anche alla “pedagogia” della rivista Una Città) quelle parti che nel conflitto e nell’esperienza dura, sanguinosa e dolorosa hanno cercato di parlarsi sempre.

Sono la parte migliore di quelle due civiltà/società in conflitto e che ora grazie all’idiozia di un governo liberamente eletto allontana quasi definitivamente e compromette forse per sempre l’immagine di Israele come stato amico e da difendere.

Per me è più difficile e forse bisognerà fare pressione come a suo tempo si fece con il sudafrica. Non so se il boicottaggio sia la forma al momento migliore, certo però che la tentazione è forte.

PS: non farò qui l’elenco di siti e gruppi che lavorano con coscienza e necessario impegno e serietà perchè allungherebbero troppo il post e mi riservo di farlo presto. Intanto però segnalo i due post pubblicati dalla brava Paola Caridi sulla tragedia di queste ore:

ASSALTO ALLA FREEDOM FLOTILLA

ASSALTO ALLA FREEDOM FLOTILLA – 2


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