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Istanbul arcobaleno

Creato il 05 settembre 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

Non si tratta di uno slogan politico, e neanche di una battaglia ambientalista. Non è accaduto nella post-sovietica Berlino e neppure nella colorata Amsterdam. Il protagonista di questa storia è ancora una volta il cuore pulsante dell’affascinante Istanbul.

di Silvia Cardascia

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Le fatiscenti scale di cemento in un vicolo nel pieno centro di Istanbul sono diventate il simbolo  dell’ultima battaglia a favore di un    pluralismo variegato di colori contro il grigio autoritarismo del quale si sono    colorate le ultime vicende politiche ad Istanbul. Dopo lo standing man che si è  guadagnato anche un premio in denaro  e la rivoluzione dei garofani (un po’ nello  stile  sessantottino de’ mettete i fiori nei vostri cannoni), la capitale culturale turca  non  smette di far parlare di sé e continua a stupirci. Il 26 agosto, con l’aiuto di suo    genero, il sessantaquattrenne pensionato Huseyin Çelikel  -dopo quattro giorni di  lavoro e con quasi 40 kg di vernice- è riuscito a contemplare orgogliosamente il suo  piccolo capolavoro di arte contemporanea. L’opera, a buon dire molto  originale, consiste in un lavoro minuzioso e certosino di pittura di tutti i 145 gradini  della scala che collega il distretto Findikli con Cihangir, il quartiere bohemien e un pò radical chic della bella Istanbul (a due passi da Beyoğlu, epicentro delle manifestazioni e degli scontri con la polizia dello scorso giugno). Il bizzarro pensionato turco è diventato in men che non si dica un eroe per caso, sostenitore improvvisato  della comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali) istanbuliota. Dipingendo le scale dei colori dell’arcobaleno, innalza inconsapevolmente una gigantesca bandiera a favore dei diritti degli omosessuali (foto in basso: “I diritti dei LGBT sono diritti umani”).
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 L’eroe popolare diventa all’improvviso il protagonista dei twitter di gay e  lesbiche che definiscono l’opera “un atto di volontariato a favore dell’abbellimento”.  Si moltiplicano gli hashtag #direnmerdiven su Facebook, Twitter e Tumblr. Il  simpatico vecchietto, nelle cui intenzioni non c’era di sicuro l’idea di una campagna a  favore dei diritti dei LGBT, comunica divertito ai media turchi: “Non l’ho fatto a  favore di un gruppo o per sperimentare una nuova forma di attivismo, ho cercato  solo di abbellire il mio quartiere”. E, aggiunge: “Sono comunque contro ogni forma di  discriminazione e rispettoso di tutti”. Ma pur involontariamente, Çelikel Bey (il Signor Celikel) come direbbero i turchi, ha realizzato molto di più di un’opera di design urbano. Nel giro di quattro giorni, infatti, le scale della stradina di Istanbul – in passato  visivamente trascurate ed utilizzate solo come luogo di passaggio-  si sono trasformate in un’attrazione per turisti gente del posto, e passanti.

Centinaia di persone hanno visitato le famose scale “arcobaleno”.

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Una coppia di sposini ha addirittura scelto le scale per scattare le foto delle nozze, e la notte del 29  agosto luci, flash e modelli in posa sono diventati le componenti di un set fotografico un po’ “sui generis”. Tuttavia, in Turchia si sa, dove c’è Twitter ci sono i  mezzi di comunicazione di massa, e dove ci sono i mezzi di  comunicazione di massa cominciano i problemi.. La mattina del 30 agosto, i  residenti si svegliano sbalorditi dal nuovo scenario: la scalinata é tornata del suo color vergine grigio opaco. La situazione era tra il fiabesco, il magico e la Signora in giallo.

Il comune di Istanbul fa orecchie da mercante, ma poi la rivelazione! Il sindaco di Beyoğlu Ahmet Misbah Demircan (membro del patito AKP) confessa  tutto su Twitter ,che in Turchia è diventato un’Agora multimediale.  il “luogo del delitto” è stato ridipinto di grigio dal comune. Movente: lamentele di alcuni residenti. Gli istanbulioti si sa, hanno la testa calda e il sopruso proprio non lo digeriscono. Il nostro caro vecchietto Çelikel, nel cui iniziale intento non vi era nulla di  pretestuoso o polemico, cambia toni su Twitter:  “Mi stanno accusando di  disturbare l’ordine pubblico. Noi siamo il pubblico. Siamo le nostre scale”.  Per poi aggiungere: “Lo Stato turco ha cominciato con il combattere i rossi -comunisti- e  poi i verdi – gli islamici-, adesso cosa fa? Combatte tutti i colori?” Ed ecco che anche un gesto intenzionalmente apolitico si politicizza e si colora di polemica.

Il ricordo dei colori del parco Gezi, sgomberato alle 5 di mattina con il gas delle forze dell’ordine è una ferita ancora troppo fresca. Soprattutto a ridosso delle scale di Cihangir, a due passi da Gezi. Gli istanbulioti sono stanchi dei raid all’alba, dei gialli da signora Fletcher e dalle manovre un po’ frettolose di un governo che si comporta sempre da padre padrone. Al rosso comunista e al verde islamista o ambientalista, lo Stato preferisce sempre le tonalità di grigio. Questo è ormai un fait accomplì,che si tratti di AKP o dei governi precedenti.

Ankara, capitale turca dall’inizio della Repubblica (1923) è nota per i suoi massici edifici grigi in stile sovietico. Per citarne un’altra, nel 2011 l’infermiera turca Sule Yuksel Yilmaz ha vinto un contest televisivo che raccontava la storia della quale è stata protagonista: il comune si oppose fermamente alla sua decisione di ridipingere la clinica pubblica nella quale lavorava dei colori dell’arcobaleno. “Questo non è il colore dello Stato”, le dissero i funzionari comunali prima di dipingere nuovamente la clinica di grigio. La protesta mediatica si infiamma su Twitter e la battagli stile D’Artagnan e i tre moschettieri diventa ancora una volta: Noi, civili di tutti i colori, contro il grigio dello Stato.

Migliaia di tweet inondano il web, tra cui quello del famoso fumettista Serkan Altunigne. Il nuovo evento di mobilitazione di massa sarebbe quello di crowd-painting  ossia pittura di massa, previsto a Cihangir. Per far fronte all’ingorgo mediatico e pubblico, il sindaco Demircan trova una scorciatoia e ci ripensa. Dice che forse l’idea della scala colorata non era così male se si disponga delle necessarie autorizzazioni. In altre parole: voi chiedetemi il permesso e io vi do’ vernice e pennello!

belediyesi boyamis
Poi, 31 agosto, altro raid all’alba: gli imbianchini (o chi per loro) su  lasciapassare del comune ridipingono le scale dei colori dell’arcobaleno,  seppur aggiungendone uno un po’ anomalo: il nero, segno che il contentino è pur  sempre stato concesso dai piani alti. Molti parlamentari locali dell’AKP, così come il  sindaco di Istanbul e di Beyoğlu hanno assunto un tono più conciliante, nel tentativo  di rimanere in sintonia con i propri elettori, soprattutto alla vigilia delle elezioni  amministrative (il 2014 sarà peraltro l’anno delle tre tornate elettorali: politiche,    amministrative e presidenziali).

 Tuttavia, il primo ministro Recep Tayyıp Erdoğan il quale, lo sappiamo  tutti, manca di tatto e vede nemici dappertutto, non si risparmia la sua  retorica provocatoria: “Voi, pro-Gezi, avete iniziato con 10 alberi, non è vero? Mi  chiedo se nella vostra vita abbiate mai piantato un albero da qualche parte!”  (che  suona un po’ come un.. Ode ai contadini??) Nel frattempo il cosiddetto Movimento  arcobaleno accoglie sempre più sostenitori. Gli studenti universitari- fonte principale di dissenso politico- sono appena tornati dalle vacanze estive. Saranno queste le scale destinate a diventare il simbolo di un autunno turbolento in Turchia?

Lo spirito di Gezi  si compone di una coalizione non gerarchica e decentrata. Ma quanto durerà questo nuovo “movimento arcobaleno”, fautore dei diritti di tutti e dei colori della diversità? Non sarà l’ennesimo fuoco di paglia? Del resto si sa, per guadagnare consenso politico, e dunque margine decisionale, ci si deve dare una struttura e combattere per la rappresentanza in Parlamento. Altrimenti si rimane dei çapulcu , dei marginali (seppur sognatori)che dipingono scale e twittano sui social network  per tutta la vita.

Ciò non toglie che la scelta autoritaria dell’AKP di “fare guerra a tutti i colori”, forte della sua maggioranza e del suo consenso popolare comprati con una legge elettorale che non permette alcuno spazio di manovra alle minoranze, non è molto lungimirante nel lungo periodo. Non ci sono forse troppi nemici alle spalle, anche per un genio della politica e della retorica come Erdoğan? Non sarebbe più tattico mettere da parte la retorica de “uno per tutti” e adottare quella un po’ più morbida de “tutti per uno?”

Lo vedremo nelle prossime puntate. Nel frattempo godiamoci le foto paesaggistiche di scale arcobaleno dipinte nei più grandi centri urbani turchi in sostegno alla protesta colorata di Istanbul.


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