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Istanbul nella testa

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Istanbul …che se ci pensi è solo a 1000 km da quando sbarchi sulla costa greca.
Istanbul …troppo semplice per una motosolitaria che si rispetti; e allora via per l’Albania, attraverso la Macedonia, la Bulgaria fino al Mar Nero e giù per la costa fino alla meta più bella.
Parte così la mia moto-avventura attraverso i Balcani a cavallo della Multistrada, con un compagno di viaggio fino a Burgas dove le nostre strade si separano. Lui di ritorno sugli stessi passi ed io imperterrito verso la stella e la falce di luna.
14 giorni per 3.500 km a cavallo di un assolato ferragosto, come moderno Marco Polo alla scoperta del sé e dei propri limiti.
Attraversare il paese delle aquile è un istante quando in sella a 100 cavalli l’adrenalina fa il paio con la benzina. Un lampo e sei in Macedonia alla volta di Skopje. Bella! …il tempo di un pomeriggio una cena e una notte …l’indomani nuovamente in sella …destinazione Sofia. Montagne desolate e null’altro. O quasi… ----->
Sofia che “cresce ma non invecchia” …Sofia semideserta d’estate ma dal fascino ineludibile anzi di più.
Perché il suo silenzio notturno a volte arreda e i monumenti parlano se sai porti in religioso ascolto.
2 giorni e via per mille altre avventure! Obiettivo il Mar Nero che così Nero poi non è. Anzi!
Ne approfitto per “pareggiare” la tintarella sulle parti coperte dalle protezioni motociclistiche delle quali mai mi priverei. Andar per moto è bello quanto pericoloso. La sicurezza è d’obbligo, a casa ti aspettano.
Rischio di impigrirmi al sole di Sunny Beach. La notte poi, scandita dai tempi della Movida non ti dà il tempo di recuperare. Risalire in moto risulta più difficile del previsto. Ma Istanbul è sempre lì nella mia mente a tener vivo il desiderio di arrivarci anche se la fatica è tanta e il sole picchia sul casco e brucia sulla pelle.
Eccola lì Istanbul a mezzogiorno. In mezzo, altri 400 km per raggiungerla, un brutto incidente davanti ai miei occhi che mi vede nelle vesti di soccorritore ed uno strepitoso stormo di cicogne che mi volteggia sulla testa prima di planare su di un campo di grano a lato dell’autostrada.
Poi lei… ammaliante e fascinosa come una fata-strega con i suoi minareti, i suoi 7 ponti, i suoi profumi, le sue fantastiche prospettive.
Quasi 13 milioni di abitanti che pur tuttavia non si percepiscono. Non è New York nè Tokyo nè Pechino. Non è caos né frenesia ma un enorme Meltin Pot che annichilisce per bellezza e senso di calma. L’ho beccata nel ramadan la mia Istanbul ferragostana, sarà colpa dell’inedia allora.
O forse no.
Perché del resto all’imbrunire si risveglia e mangia e beve e fuma Istanbul e come profuma… ma mai caotica né mai frenetica …soltanto vitale.
Tollerante, negli scatti che ritraggono i bambini festanti a far capriole sui tappeti delle moschee sotto lo sguardo severo e bonario dei vecchi.
Capitale della cultura, con le sue università aperte di notte per la curiosità dei turisti e i suoi mercatini dei libri.
Inebriante, con gli immensi bazar regno dell’ordine e dell’estetica pura dove subisci il fascino delle mercanzie mirabilmente esposte come da nessun’altra parte al mondo.
Istanbul che lo sferragliante rumore della mia Ducati sembrava profanasse di notte in lungo e largo. Perché se vuoi conoscere i segreti di una città enigmatica come questa, è del buio che devi approfittarne per fartela sussurrare dal vento che fa galleggiare i suoi ponti come fossero di marzapane.


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