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Avevo meno di diciott'anni e facevo quello che tutti fanno fino a diciott'anni! Confesso che quando ascoltai quell'intervista entrai in crisi per un po' di tempo ma poi, per evitare imbarazzanti classificazioni, trovai una brillante soluzione al problema: non avrei mai chiamato poesie i miei scarabocchi, bensì promemorie, istantanee. Ho sempre avuto una buona propensione al problem solving, come si dice adesso! E poi non avrei corso rischi, quella roba non l'avrebbe letta nessuno. E così è stato per anni. Ho sempre usato con molta parsimonia il termine poesia, direi con pudore. Ho sempre pensato che si tratti dell'unica cosa che ti mette veramente a nudo!
Non che adesso sia più spudorato ma insomma con l'avanzare degli anni ci si affeziona ad altri problemi e si dimenticano quelli di una volta, tra l'altro in questo blog mi sono già permesso in più di un'occasione di violare il mio antico riserbo. Così ho deciso di pubblicare una piccola antologia di istantanee dello scorso millennio, scattate per aiutare la memoria, ecco perché le ho sempre chiamate promemorie, o forse scattate perché non avevo di meglio da fare!
***
Di bianco e nero
non sai venire a capo
e parli del frutto proibito
che da bambino
ti diede possesso
del sacro discernimento.
Fosse stato vero quel furto
lo ricorderesti con fierezza
e serberesti ancora in bocca
il sapore di una mela
che ti donò
coscienza di vivere.
***
Dai muri scendono edere
che abbracciano pietre
indifferenti alle passioni.
***
Lode a te vita mia
per avermi dato ciò che vedo,
per amici e tradimenti.
Lode a te perchè ho amato e tradito,
lode a te per i giardini verdi
e per quelli secchi e spogli,
per le giornate di sole
e per quelle uggiose.
Lode per carità e crudeltà,
per gioie ed emozioni,
per dolori e rimpianti,
lode per genti e greggi.
Lode a te
che un giorno finirai,
ridandomi quella pace
da cui mi togliesti
per infantile dispetto.
***
Gioia,
come per un frutto
che non assaggi da tanto tempo
voler morire
per non far passare
il sapore rimasto dentro.
***
Foglie brumose di nebbia
soffoca gli spazi
entra in ogni anfratto,
fitta ragnatela d'acqua
circonda i confini
nasconde le linee.
Cosa rimane dei pensieri
stritolati dalle nostre parole?
Tratti, parvenze,
inafferrabili definizioni d'occasione.
Sorgi sole,
dirada questa nebbia.
Soffia vento,
porta via questa foschia,
libera da quel mantello trapuntato
le foglie,
chè possano muoversi
vedersi,
toccarsi.
***
Un amore senza simboli
che non si segna
e non si prostra,
non erige chiese e monumenti
non intona canti e preghiere.
Non è come il vostro amore,
assistito da un dio,
premiato da paradisi,
punito da inferni,
eppure fortunati siete
chè il vostro è compreso da tutti.
Ma il mio,
il mio è un amore nudo,
non veste abiti da cerimonia
non chiede perdono
e vivendo loda se stesso.
***
Boudelaire
Come Messalina, di questa umanità
stanco ma non sazio
m'inebrio ogni giorno
di profumi mefitici e suoni angelici
che si levano dal putridume,
adorno di bellezze e amori d'occasione
per non perdermi nel tempo,
fiume che trascina in una cascata
senza argini.
Infaticabile ipocrita, sublime menzognero.
***
Musica di giostra
vorticoso ripetersi
tintinnante ritorno
di cavallucci decorati
con brandelli di memoria
e ricordi di occasioni perdute.
***
Insopportabile peso
di questa carne
che mi cresce attorno,
come un tumore
copre il vuoto tra me
e l'involucro
che mi costringe
a goffe movenze d'adulto.
***
Facce stravolte dal tempo
attendiamo un medico che tarda a venire.
Giornali incomprensibili,
riviste ormai troppo vecchie
sfogliamo veloci senza interessarci
per dimenticare l'attesa.
Sguardi d'intesa si alzano piano
da pagine colorate
piene di pubblicità.
***
Ci saluteremo di sfuggita
ci consoleremo
dicendo "questa è la vita!"
Non avremo tempo per fermarci
e passa tutto
saremo maturi come frutti marci.
***
Verrà il vento arido dell'autunno
ad aprire le porte delle nostre anime,
con le fronti madide di paura e sudore
ci abbracceremo ancora
con il timore negli occhi.
Promesse di eternità
ascolteremo per la sera.
Il sole di oggi non scalda più.
Aspettiamo
come ogni estate
che cada la pioggia
a raffreddare la terra calda,
a segnare il passo di un tempo
che di estate in estate
è sempre più breve.
***
Io sono la terra madre
e il fuoco che la brucia
il dio che adorate
e il demone che vi distrugge,
sono l'umanità senza futuro
che con mani ossute
stringe pietre insanguinate,
sono la madre
che seppellisce suo figlio,
sono il popolo rivoluzionario
soffocato dalla storia,
la prostituta che si da
per vivere,
l'assassino che uccide
per pochi soldi,
sono l'uomo che vive
per lenire sofferenze.
Il mondo intero sono io
con i suoi crimini
e mi sento addosso
le sue colpe e i suoi dolori
vittima e carnefice
di quanto avviene.
***
La biondissima Irene
Venite, venite
a vedere
i miei seni enormi
il mio corpo ondeggiante.
Io sono lo spettacolo
di questa sera,
casta e nuda
potete vedere
i miei capelli
ma non dite a nessuno
l'ingenuo segreto
del mio biondo innaturale.
Potete applaudirmi
potete gridarmi quello che volete
ma poi dimenticatemi
perchè non resti legata
a questo spettacolo
che mi rende felice e ridicola.
***
Non smetteranno gli occhi di un vecchio
di vedere corpi dilaniati
da guerre tutte uguali.
Non si stancheranno i morti nemici
di riposare uno affianco all'altro.
Lacrime versate
e fiumi di sangue
attraversano la terra nera,
entrano nelle carni
per essere versate ancora una volta
e poi ancora
fino a quando il dolore
si spegnerà e della guerra
si riderà come di storia
d'altri che abbiamo combattuto
quando eravamo vivi.
***
Non ho paradisi da regalarti
è questo il mio dolore,
nessun posto dal quale guardarmi
so riservarti.
Hai vissuto l'attesa
per un momento
che non so farti vivere.
Non so pensarti sorridente,
non riesco ad immaginare
le giocose scommesse con i tuoi amici
per la terra
che non ti serve più.
Generazioni di contadini
assistono alla tua gioia
ed io non so vederla.
***
Quale dio potrà perdonare
il tuo odio, uomo?
Quale dio potrà lavare
le colpe della tua esistenza?
Quale divinità potrà dimenticare
la tua storia di inganni ed assassini?
Chi sarà il confessore
di tanto sangue
versato in nome di dio,
quale dio potrà perdonare
il tuo dio, uomo
immagine gloriosa
della malvagità
che nasce tua gemella?
Quale dio potrà risorgere
dal tuo mondo, uomo?
***
Giulietta Capuleti
Pensarti senza pentirsene,
abbracciarti senza aver paura,
amarti senza nascondersi.
Vano tentativo di fuggire
ciò che i nostri padri
hanno preparato con inconsapevole cura.
Solo l'anelito di libertà
non si spegne,
fuoco che non scalda
eppure arde consumando dentro.
***
Vita
donna disperata
quale dio t'inseguiva
per nasconderti qui
quale satiro t'osava violenza
per fuggire qui.
***
Da piccolo tiravo calci alle pietre,
non era un gioco,
si sarebbero annoiate
a star ferme a lungo,
le spostavo perchè vedessero posti diversi.
Adesso non tiro più calci alle pietre
non è muovendole che si allontana la noia.
-----
Giornate vuote come secche di fiume
riempio di parole,
quanta ipocrisia nel dire
che non si ha nulla da dire.
Le parole scritte come sigarette
sono sempre le ultime
e la voglia di vivere t'assale
al primo silenzio.
Una carezza d'acqua
è ancora capace di riempire
di fiori un deserto.
Non era un gioco
ma serviva a consumare le scarpe.
***
Il tempo ha scolpito
il suo dolore
sui rami contorti.
Il grido si spande
nei campi oppressi
dalla calura,
secoli d'immobilità
non fanno ascoltare più
i lamenti di un ulivo.
***
Requiem aeterne dona eis, Domine.
Falli riposare Signore,
che il freddo non passi nella carne.
Libera nos Domine de morte aeterna
in die illa tremenda
quando coeli movendi sunt et terra.
Da quale trono potrai mai giudicare, Domine?
Non hanno atteso il giorno delle lacrime,
nei loro occhi si è specchiato il dolore,
Cos’altro potrai insegnare
nel giorno del giudizio?
Kyrie eleison, Kriste eleison.
Pietà per tuo figlio
che muore sempre, ogni giorno,
non solo in croce,
quasi mai innocente.
Agnus Dei que tollis peccata mundi
miserere nobis.
Miserere per i crimini
che restano da compiere.
Mors stupebit et natura,
l’antica promessa non ricordiamo più
ma il pane quotidiano non manca
per nutrire sorella morte,
compagna di viaggio
per sogni e attese.
Requiem aeterne dona me, Domine.
***
Quando avremo mille anni
conteremo le emozioni
che siamo ancora capaci d'avere,
quando avremo mille anni
guarderemo sotto le nostre scarpe
e vedremo quante braccia si sono spezzate
sotto i nostri passi militari,
quando avremo mille anni
e avremo brindato
con boccali colmi di sangue
non ci basteranno più le decorazioni
di guerre trascorse,
quando avremo mille anni
avremo onorato milioni di salme
e saremo fieri di vivere in un paese d'eroi,
quando avremo mille anni
saremo ancora capaci
di partire per le ultime battaglie
e sentiremo ancora i nostri cannoni
lanciare urla al cielo
ed invocare la nostra vittoria,
quando avremo mille anni
guarderemo le nostre mani
solcate dal tempo
e vedremo una linea breve
che non ci dirà nulla
perchè noi avremo mille anni.
***
Lo vedo ancora
il tuo sorriso nervoso,
in questo mondo
dove tutto ti andava storto
certo non potevi pensare
che a venticinque anni
saresti morto.
La sento ancora
la tua voce a denti stretti
l'ultima bestemmia
forse non hai fatto in tempo
nemmeno a dirla
e io ti parlo
da così lontano
che non puoi ascoltarmi,
ti vedo ancora amico
e so che la rabbia
stavolta non ti lascerà più
perchè i tuoi anni
erano davvero pochi
per fermarsi.
***
Ho salito pendii
per mettere un dito tra le nuvole
e scivolando per ripidi abissi
il mio cuore batteva forte,
corse spensierate vestite di desiderio
ho denudato per accarezzare
quello che avevo immaginato,
serenità perlata di sudore
che non fa male copre l'anima stanca
tramortita dalla gioia di riconoscersi,
il buio non fa paura
e il freddo è un capriccio della memoria.
Non voglio svegliarmi
non ho forza per sanguinare ancora
parole assennate.
Esalazioni di pazzia
riempiono l'aria che respiro.
-----
Ogni giorno sento bussare piano alla porta,
è un bimbo che mi uccise tanto tempo fa
e giorno per giorno paga la sua colpa
dilaniando me
che mio malgrado gli offro asilo.
***
L'ultima immagine
di un bimbo inferocito
che si scaglia addosso
una rude lancia,
grida e colpi sordi
muoiono in un lampo improvviso
di muscoli tesi
a piegare con forza
l'immobilità indifferente.
La luce diffusa
non definisce più forme,
il cielo ha nascosto
le nuvole e muri da abbattere
sono caduti davanti
ai miei occhi.
Disperato desiderio
di tornare indietro
non sarà esaudito
dalle lacrime di occhi
colmi di dolore,
chi può calmare
la rabbia di un gioco
mai terminato?
***
Inventerai un'altra storia
anche stanotte
dolce incantatrice
così che non mi accorga
del tempo che passa
ed a mattino ti lasci andar via
ancora senza un sacrificio.
Non hai niente di nuovo da dire
mia Sherazade
ma farò finta
di non aver mai ascoltato
le tue fiabe
perchè quando la tua bocca
sarà secca di racconti
ci abbandoneremo
nell'ultima notte d'amore
e all'alba
sarò costretto ad ucciderti.
Racconta ancora qualcosa
anima mia
non fermare il fiume di parole
che sgorga dalla tua notte,
racconta ancora
fino a che dimenticheremo
il dolore
che ci fa
assassini di noi stessi.
***
Il mare primaverile
di onde immobili
per i campi assolati
regala avido
i frutti dell'orto
ai contadini che nuotano
nella terra riarsa
di calura e bestemmie.
***
Scambia parole e sguardi
con il tempo che non passa,
dagli occhi sgorgano immagini
che inchiodano le mani.
Deserti affollati
di sterpi e rovi
d'incompreso profumo
percorre stanco,
notti di dolore
non bastano a trattenere la morte
cercata in ogni respiro,
l'abbraccio dura poche ore
quando la luce arriva violenta.
Nessuna preghiera
ai piedi della croce
di un uomo qualunque.
***
Corri psiche
corri dietro al tuo eros
che è scappato via
corri e raggiungilo
prima che sia irriconoscibile,
una vecchiaia senza rughe
potrebbe cambiare il suo volto
e tu gli passeresti accanto
senza ricordare
le notti d'amore
che quel volto negato
ti donava.
Corri psiche
non riposare la tua stanchezza
potresti non rivederlo più.
***
E' tempo di andare,
quando l'urlo gridato al cielo
si spegne come eco
è tempo di andare,
quando la memoria
trabocca giornate
usate da sensi spietati
è tempo di andare,
piedi esperti
di sassi taglienti e fango
seguiranno piedi
che non hanno toccato terra.
Quando è tempo di andare
la stessa strada di sempre
porterà in nessun luogo,
poca paura di perderci
potrà bastare,
la strada ci condurrà
come in una notte di nebbia.
Quando è tempo di andare
non serve sapere dove.
***
Si guardano rapidi
lungo una strada troppo breve,
appassiscono parole usate
dalla voglia di raccontarsi
che esaurisce in un respiro.
...
Gli occhi urlano desideri
fragili da confessare,
forse è... solo amore.
...
ed al ritorno,
cantano.
***
Affacciati a grappoli
su piccoli balconi,
il fumo delle sigarette
stenta a salire
in un cortile macchiato
di verde affaticato.
Un brandello di sole
scalda e illude
di cieli aperti
e panni asciutti.
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