Furiosi contro un Governo che continua a tagliare sulle risorse che dovrebbero metterli nella condizione di ricevere un’istruzione perlomeno paritaria rispetto ai colleghi europei: gli studenti italiani urlano a gran voce il loro disappunto contro il processo di demolizioni della scuola pubblica, e lo fanno attraverso cortei e manifestazioni.
“Ormai i sit-in di protesta sono diventati l’unico strumento con cui gli studenti possono far valere i loro diritti, l’ultima spiaggia per interagire con i ministri incaricati di rivoluzionare un settore strategico che, purtroppo, deve fare i conti con tagli sostanziosi che hanno l’effetto di limitare la rilevanza della formazione quale diritto inviolabile di ogni cittadino – l’amara constatazione del Presidente Nazionale dell’U.Di.Con, Denis Nesci alla luce dei recenti sviluppi nel nostro Paese – sembra di assistere agli albori del malcontento che più di 40 anni fa animava gli studenti di tutta Europa; questo dovrebbe essere il segnale per Istituzioni e Governo a trovare una soluzione alternativa, perché non possiamo dimenticarci che i ragazzi che oggi sono dietro ai banchi, domani saranno i protagonisti del nostro futuro”.
Non solo gli studenti delle scuole secondarie ma anche ricercatori sul piede di guerra, traditi dal loro stesso Paese che riduce le abilitazioni, voltandogli le spalle e costringendoli ad inseguire il loro sogno al di fuori dei confini nazionali, laddove invece la ricerca diventa la parola chiave del progresso.
Ma non è tutto, anche la scuola dell’infanzia sta attraversando un periodo veramente nero, arrivando addirittura alla chiusura di interi edifici scolastici per diversi motivi: caduta di travi, esplosione di caldaie, per non parlare poi dell’invasione di topi e pidocchi che si stanno verificando proprio in questi giorni, su cui l’U.Di.Con è intervenuta attraverso la richiesta di interventi tempestivi.
“Inutile continuare a ridurre all’osso i fondi per le scuole se i risultati sono quelli riscontrati finora – aggiunge il Presidente Nesci – ribadisco il principio che investire nell’istruzione porta solo benefici non solo a livello di sviluppo umano, ma anche crescita a livello economico e sociale, quindi – conclude il Presidente dell’U.Di.Con – bisogna rivedere bene alcune parti del nuovo decreto stabilità che rischiano di penalizzare fortemente il settore”.