Magazine Diario personale
Ogni madre o nonna di infante che passa mi blocca per dirmi che mia figlia deve avere freddo e devo metterle una coperta. All'inizio sorrido e dico che sta bene, perchè è parata dal vento grazie alla capottina e una volta eliminato il vento la temperatura è da mezza stagione, dopodichè inizio a rispondere semplicemente che non parlo polacco, infine assumo una faccia internazionalmente da WTF e tiro dritto.
Nel frattempo faccio caso agli altri bambini nei passeggini: tutti ingolfati sotto strati di copertine, vestiti con lo scafandro che io mettevo alla Viatrix quest'inverno quando nevicava e il cappello con i paraorecchi, che mia figlia lancerebbe per terra dopo un nano secondo. Nessuna capottina parapioggia: tutti col vento in faccia, i lacrimoni e gli strepiti.
Ma non ho voglia di discutere.
Accanto alle porte dei tram vecchi (con due scalini per entrare) vi sono tre adesivi: un cono gelato sbarrato, una bottiglia con scritto alcool sbarrata, una carrozzina sbarrata. Cioé vietato salire con un gelato (ma varrà anche per il Magnum?), con una birra o con un passeggino.
Accanto alla metà delle porte dei tram nuovi, con accesso flat per i disabili, compare la stessa triade adesiva.
Ma alla fine, non vale nemmeno la pena cercare di arrivare al tram, visto che la maggioranza delle fermate nel centro sono raggiungibili solo tramite sottopassaggio senza scivoli nè ascensori e nessuno si ferma per darti una mano, anche se stai sollevando un passeggino con dentro una bambina su una scala in salita e hai il pancione.
ps.Gli autobus non sono vietati ai passeggini, ma capirne il tragitto è una battaglia che non ho ancora vinto:a Pechino un anno fa ho capito in 5 minuti come attraversare la città, qua non sono ancora riuscita a tornare a casa in autobus una volta che una, tanto la piantina dei mezzi é ben disegnata.
Qua dalle 11 a notte le cucine dei ristoranti sono sempre aperte e si puo' pranzare o cenare a qualsiasi ora, il che significa che ci ritroviamo invitati per pranzo alle due o alle tre, e ci arrivo collassando dai morsi della fame, o a cena alle cinque o alle sei, e non riesco a trangugiare nulla, salvo poi aver di nuovo fame alle 8, ma alle 10 qualcuno ci ha invitato per una cena tarda. Insomma, c'ho lo stomaco con il fuso orario sfasato. C'è poi da dire che a Varsavia va di moda o la cucina tipica tradizionale o il sushi, e il miscuglio da digerire di panna e tempura ( visto che sono in attesa non rischio sul pesce crudo, specie perchè Varsavia non è sulle sponde del mare) richiede un impegno mostruoso, specie se i due si incontrano nello stomaco alle cinque di pomeriggio.
Per farmi piacere molti ci invitano in ristoranti di cucina italiana, nei quali menu abbondano quei piatti tipici dei ristoranti italiani all'estero che nei nostri ristoranti non esistono, tipo la zuppa di pomodoro, la pasta a la carbonara con tre ingredienti nessuno dei quali della carbonara (panna, prosciutto, aglio), i raviolli conditi con l'aceto balsamico e il karpaccio di fungi, e milioni di altri errori di ortografia che ti fanno subito capire che nessun italiano ha mai revisionato la bozza prima di stamparla.
Una delle caratteristiche dello stereotipo polacco è che i polacchi si lamentano sempre.
Ah, come mi son fatta ben assorbire, sembro già una locale, eh?
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