Gli ho portato l'esempio di Ted Kennedy, in senato negli USA ininterrottamente dal 1968 al 2006. Non che il tizio ci stesse capendo molto, forse gli sarebbe servito un bianchino in quel momento. Forse sarebbe valsa la pena spiegare che, da giovane e da anziano, il senatore Kennedy si è battuto per la sanità pubblica e che nel 2007, a 75 anni, era ancora impegnato a battersi e ad appoggiare una legge che incrementasse il salario minimo orario dei lavoratori americani. Questo esempio non fa degli USA un paese perfetto, ma smonta l'idea che i vecchi debbano necessariamente essere messi da parte e che i giovani, che conoscono internet, siano la soluzione garantita anche se privi di esperienza amministrativa. Andandomene ho pensato che la colpa è sempre nostra; cittadini che si ricordano di essere tali solo quando è il momento del voto (forse), che non si lamentano più di nulla, che non pretendono e rivendicano più niente, individualisti e qualunquisti come pochi, maleducati e disinteressati. Ho pensato che quando la finiremo di essere itagliani e diventeremo finalmente italiani allora forse potremmo sviluppare il concetto di Italia senza pensare che di là, in Germania, in Svizzera, in Canada o in Australia, siano tutti più bravi e le cose succedano per caso. Da noi succedono perché noi le facciamo succedere.
Facciamo succedere Berlusconi, il PD, la classe dirigente incapace sia da giovane che da vecchia, facciamo succedere l'immigrazione senza controllo, la mafia come stile di vita, come concetto di relazioni. Facciamo succedere anche Beppe Grillo che in una cosa, una volta, è stato onesto: disse più o meno che "all'estero nessuno mi considererebbe, non avrei argomenti come quelli che ho qua". Falso, argomenti ce ne sarebbero ovunque. Il problema è che all'estero, per quanto rincoglioniti, alle volte si danno da fare e non aspettano che un comico sproloqui sul nulla a suon di spot pubblicitari.
Sono uscito dall'ufficio, sono andato in piazza, sono salito su un palco, ho letto e commentato gli articoli 36, 36, 37, 39 e 40 della nostra Costituzione. Sul lavoro, la dignità, il salario, l'uguaglianza, la collettività, lo sciopero. Ho ripensato a quanto sia bella la nostra Carta e al fatto che se ci credessimo di più, se la imparassimo davvero, se ci identificassimo e lottassimo per questi valori, smettendo di dare la colpa sempre agli altri, forse riusciremmo ad essere italiani e non più itagliani. Che poi, alla fine, non è nemmeno così male come dicono.