Forse sono fatti che non hanno molto in comune. Anche se qualcosa si può rintracciare, in quell’idea di capitalismo e sviluppo che sta distruggendo la nostra democrazia, il nostro paese e il nostro territorio.
Ma a leggere le notizie di oggi, in Italia, si ha la sensazione di essere davanti a un bollettino di guerra.
Il disastro di Genova, dopo quello che è successo in Liguria nei giorni scorsi, non è solamente una questione di clima, ma un problema di abuso del territorio perpetrato per anni che oggi mostra le sue nefaste conseguenze.
Il Fondo Monetario Internazionale (come fosse un’istituzione degna ancora di credito) che annuncia di aver preso di mira l’Italia per attuare le misure che affosseranno definitivamente quel poco che resta in piedi di questo paese, dopo aver portato fame e miseria in giro per il mondo.
La repressione nei confronti di qualsiasi dissenso: dagli studenti identificati ieri a Roma alla richiesta di carcere per chi entra nei cantieri Tav in Val di Susa contenuta nel decreto sviluppo.
Nel frattempo salgono l’inflazione e la disoccupazione (con un dato probabilmente sottostimato, e di molto) e l’indignazione anti-casta, ben guidata da Santoro e compagnia, distrae tutti, spingendo ancora di più la società verso il qualunquismo. E verso destra.
Forse è il caso di smettere di chiamarci ancora Bel Paese.