Dagli ultimi dati resi noti dall’Aire (Associazione italiani residenti all’estero), nel 2013 sono stati 94.126 gli italiani scappati dal nostro Paese in cerca di maggior fortuna all’estero.
Ed il dato è fortemente sottostimato perché si ritiene che almeno una persona su due non si iscrive al registro (visto oltretutto che non è obbligatorio), sarebbero così quasi 200.000 gli italiani che hanno varcato i nostri confini per costruirsi una nuova opportunità.
Ma rimanendo anche soltanto ai valori ufficiali l’incremento rispetto all’anno precedente è stato estremamente significativo (+19,2%) ed addirittura stratosferico (+55%) se il raffronto viene fatto con i dati di due anni fa.
Purtroppo ho un’età in cui a scuola insegnavano che le rimesse degli emigranti erano una voce determinante per l’equilibrio della nostra Bilancia dei Pagamenti, fino a pochi mesi fa, invece, avveniva esattamente il contrario, ossia le rimesse degli emigranti, per il nostro Paese erano una voce del passivo, visto il numero sempre crescente di extracomunitari, ed in futuro?
Certo ad emigrare non sono più braccianti e manovali con la valigia di cartone tenuta insieme da uno spago, oggi ad andarsene dall’Italia sono persone scolarizzate che nel nostro Paese non riescono a trovare sbocchi lavorativi perlomeno decorosi.
Ci sono due aspetti di questa nuova “ondata migratoria” che vanno messi in evidenza, e che potrebbero essere sorprendenti, ma soltanto ad una lettura superficiale del nuovo fenomeno.
Il primo è che la destinazione preferita dai nostri nuovi emigranti non è la Germania, come si sarebbe potuto ritenere, bensì la Gran Bretagna. A determinare questa situazione forse contribuisce la lingua, la facilità nel trovare un’occupazione e la possibilità che diventi un trampolino di lancio verso altre mete professionali ancor più ambiziose.
La seconda riguarda le zone dalle quale si emigra maggiormente che non sono quelle in cui il tasso di disoccupazione è più feroce, anzi, proprio il contrario si emigra principalmente dalle regioni più ricche del nostro Paese: Lombardia e Veneto!
Come spiegare questo fenomeno apparentemente privo di logica?
Beh, i motivi sono diversi, proviamo ad analizzarne alcuni senza aver la pretesa di essere esaustivi e di metterli in ordine di importanza.
Purtroppo uno dei fattori che spingono molti nostri connazionali ad emigrare è che in Italia, nel mondo del lavoro in particolare, non vengono quasi mai applicati criteri meritocratici, ciò ovviamente penalizza le nostre menti migliori che, invece, trovano soddisfazioni all’estero.
Certamente ha un peso il fatto che in Europa si ricerchino maggiormente persone con istruzione superiore in campo tecnico/scientifico ed alcune nostre Università rappresentano ancora un’eccellenza anche in ambito continentale.
Ma ritengo che più di ogni altra cosa si voglia emigrare perché non è più possibile vivere in uno Stato in cui non funziona quasi nulla, in cui la Pubblica Amministrazione sembra voglia vessare i cittadini anziché essere al loro servizio, uno Stato inefficiente e che si sta ripiegando su se stesso in una sorta di soffocante eutanasia, e dove ognuno cerca solo di continuare a sopravvivere senza porsi obiettivi futuri.
Povera Italia.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro