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Italia all’asta, capitolo Alitalia e altri.

Da Exnovomen

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Come annunciato dagli addetti ai lavori, Alitalia diventerà, nelle prossime settimane, una società franco-olandese.

Andiamo con ordine, ripercorrendo le tappe di una cessione attesa da tempo. La compagnia aerea di bandiera – nata a Roma nel 1946 – è stata controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze fino al 2006, allorché Prodi decise di dare inizio alla privatizzazione. In quel momento il governo mise in vendita il 39% dell’azienda ma, nonostante tutto, l’offerta pubblica di acquisto (OPA) si risolse in un nulla di fatto.

In ogni caso il processo di privatizzazione era necessariamente – a detta della politica – avviato, anche e soprattutto a causa dei buchi di bilancio e dei profitti negativi, effetto della concorrenza delle compagnie low cost. Conseguentemente, Alitalia fu prima commissariata e poi ceduta il 26 agosto 2008 (governo Berlusconi IV). Il premier Berlusconi affidò l’impresa ad una cordata di imprenditori italiani riuniti sotto il nome CAI (Compagnia Aerea Italiana), determinando la creazione di una SpA . Il nuovo CdA era composto dai cosiddetti “capitani e patrioti coraggiosi” tra i quali Benetton, Colaninno, Tronchetti Provera, Marcegaglia, Caltagirone e Ligresti (ora agli arresti domiciliari). La nuova proprietà sottoscrisse poi con i sindacati un nuovo contratto con cui diede moderata solidità alla vecchia struttura. Il 2009 è invece ricordato per l’ingresso nel CdA del gruppo franco-olandese Air France-Klm, con una quota attorno al 25%.

Fino a oggi, la proprietà di Alitalia S.p.A è divisa così tra i seguenti azionisti (75% industriali italiani, 25% Air France):

Azionisti/Proprietà

Quota di partecipazione

Gruppo Riva

10,62%

Gruppo Benetton

8,85%

Intesa Sanpaolo

8,85%

Air France-Klm

25%

Gruppo Caltagirone

1,78%

Gruppo Colaninno

7,08%

Gruppo Ligresti

Totale vari singoli azionisti  (tra cui Steno Marcegaglia, Tronchetti Provera, Carlo Toto)

4,43%

33,39%

Con i sempre più forti venti di trasferimento, l’azienda privata a maggioranza imprenditoriale italiana rischierà di diventare un piccolo satellite della galassia monopolistica di Air France-Klm (già principale gruppo al mondo per tonnellate trasportate e seconda compagnia aerea europea dopo Lufthansa).

Ebbene sì, perché Air France si è detta disponibile all’acquisizione delle quote di maggioranza detenute dal CAI e – per voce del suo amministratore Jean Spinetta – pronta ad una ristrutturazione generale del marchio italiano. Tradotto: licenziamenti, svalutazione del capitale azionario e riduzione delle linee attuali. Il tutto per favorire il traffico aereo e i profitti dei francesi. Gli stessi francesi che – attraverso le banche che finanziano la stessa Air France – ci prestano denaro per mantenere l’Italia e lo richiedono attraverso concessioni materiali (come la proprietà di aziende, imprese, marchi del lusso).

Ecco i membri del CdA di Air France-Klm:

Azionisti/Proprietà

Quote di partecipazione

Stato francese

15%

Capital Research (proprietari di Bayer) – Banca

5,08%

Crédit Agricole – Banca

2,52%

Naxitis – Banca

2,49%

Rothschild & Sons – Banca

2,40%

Donald Smith & Company – Banca

2,29%

BNP Paribas – Banca

Fintecna, S.p.A controllata dallo Stato italiano

Totale vari singoli azionisti

1,50%

1,50%

67,22% (minoranza)

  

Ecco la lista delle aziende italiane (private, pubbliche o promiscue) s-vendute, causa crisi economica, dagli anni ‘90 a oggi:

-   Valentino

-   Bulgari

-   Gancia

-   Chianti

-   Pernigotti

-   Riso Scotti

-   Pelati AR

-   Star

-   Eskigel

-   Parmalat

-   Eridania

-   Fiorucci

-   Boschetti alimentari

-   Ferrari casearia

-   Bertolli

-   Rigamonti salumi

-   Orzo bimbo

-   Italpizza

-   Galbani

-   Carapelli

-   Sasso

-   Peroni

-   Invernizzi

-   San Pellegrino

-   Antica gelateria del corso

-   Buitoni

-   Perugina

-   Areoporto internazionale di Torino (trattativa in corso)

-   Autostrade per l’Italia

-   Tirrenia navigazione

-   Loro Piana

-   Telecom

-   Alitalia     

Paolo Fassino


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