I venti di crisi continuano a soffiare anche sulle culle italiane. Ed è così che il 2014 ormai agli sgoccioli si ricorderà per il consolidamento del crollo delle nascite, registrato in termini disastrosi nell’annus horribilis 2013.Il pediatra Italo Farnetani, autore del libro “Da zero a tre anni” (Mondadori), ha realizzato una ricerca demografica per l’Adnkronos Salute ed avverte: quest’anno nessun segnale di ripresa sul fronte bebè. “Se si analizzano i dati provvisori diffusi dall’Istat relativi ai primi 7 mesi del 2014, numeri significativi perché rappresentano il 56,74% dei nati dell’intero anno, e si confrontano con quelli dello stesso periodo del 2013, si nota che in Italia si è avuta un’ulteriore perdita dell’1,8 %”. Secondo le stime dell’esperto, “si avranno perciò 9.258 neonati in meno”.
(fanpage.it)
La stima parla di un calo rispetto al 2013, i neonati saranno poco più di mezzo milione, il 15% nati da genitori stranieri. In base a tale andamento, continua Farnetani, “facendo una proiezione, si stima che i neonati del 2014 arriveranno a quota 505.050 di cui 76.200 (il 15%) sono figli di genitori entrambi stranieri”. La morale è che “in Italia si nasce sempre meno. La diminuzione è generalizzata per tutto il Paese. Se il 2013 è stato un disastro, il peggior risultato dal 1980, nel 2014 è continuato l’andamento negativo, senza intravedere una possibilità di inversione di tendenza”. Il declino della natalità è un trend in corso da anni: “Nel 2009 – ricorda Farnetani – i nuovi nati furono 568.857, scesero nel 2010 a 561.944, nel 2011 a 546.606, nel 2012 a 534.186, e nel 2013 a 514.308. Per il 2014 si stima che il numero dei nati sia di poco superiore al mezzo milione. Sono meno della metà rispetto ai nati di 50 anni fa (nel 1964 furono oltre 1 milione)”.
Crisi, futuro e diminuzione della fecondità, le cause da attribuire al calo delle nascite. Crisi economica, incertezza per il futuro, diminuzione della fecondità per le donne italiane, un mix che svuota le sale parto. “Per capire la criticità della cosa – osserva Farnetani – si ricordi che in Italia si era avuto dal 1995 al 2005 un incremento della natalità dovuto soprattutto al gran numero di bambini figli di genitori stranieri. Questo andamento si era fermato e la diminuzione si era avuta soprattutto negli anni 2009-2010: in 2 anni si erano persi 16.715 neonati. Ma poi nel 2011, cioè in un solo anno, si sono avuti 15.338 neonati in meno, scesi ancora di 12.420 nel 2012. Il disastro nel 2013: 19.878 neonati in meno. Nel 2014 non solo non c’è stata la ripresa, ma si è consolidato il risultato negativo”.
Nessun segnale positivo neanche focalizzandosi su una città che si era mostrata controtendenza: Roma. Analizzando i dati dei primi 7 mesi del 2014, afferma Farnetani, “anche qui c’è stato il crollo delle nascite: 1.358 neonati in meno, pari all’8,93%. Il dato stupisce perché per il Comune di Roma si era avuto dal 2009 un vero boom di nascite: nei primi 7 mesi del 2012 i neonati furono 14.821, mentre nello stesso periodo del 2013 erano 15.199, scesi quest’anno a 13.841″.
La crisi economica incide sulle dinamiche sociali delle famiglie italiane. L’andamento della natalità, commenta il pediatra, “è un indice dello stato dell’economia reale, per cui l’incremento e il decremento delle nascite segue le possibilità di lavoro e l’andamento economico delle singole aree. Il consiglio che do ai genitori – continua – è quello di attendere a concepire un figlio se hanno una situazione d’incertezza che gli determina sfiducia, ansia, oppure vogliono che la famiglia si stabilizzi anche dal punto di vista economico”. Perché così “non si garantisce un armonico sviluppo psicoaffettivo del bambino”. E se negli ultimi anni si è assistito a un incremento dell’età dei genitori alla prima esperienza, questo, riflette Farnetani, “talvolta non è un fenomeno negativo: con l’età si ha un aumento di maturità ed è prevedibile che i genitori siano più autorevoli e sicuri”. Un aiuto concreto alle famiglie, conclude il pediatra, “potrebbe essere potenziare gli asili nido pubblici”, visto che la carenza di posti è “consolidata, senza che sia stata compensata dal calo della natalità”. (ADNKRONOS)