di: Movimento Libero Iniziativa Sociale – lavocelibera.it -
Lampedusa è il simbolo dell’immigrazione illegale e dell’invasione terzomondista. Ed a Lampedusa Papa Francesco, che è anche capo di uno Stato estero, è andato per aprire le porte ai clandestini in territorio non suo. Un Vescovo di
Roma così attento ai poveri non avrebbe fatto meglio a condividere le sofferenze dei milioni di italiani in difficoltà, dato che Lampedusa è Italia? Troppo facile aprire le porte del nostro paese vivendo in Vaticano! Fra l’altro omettendo che la legge III del 1999 della Città del Vaticano, sulla cittadinanza è molto chiara: “Coloro che si trovano nella Città del Vaticano senza avere l’autorizzazione prevista possono essere espulsi anche con la forza pubblica. Può essere sottoposto a pena pecuniaria o detentiva chi si introduce nello Stato del Vaticano nonostante il rifiuto di permesso o in violazione di un provvedimento di divieto di accesso”. Quasi più dura di quella italiana in materia, che comunque prevede il reato di clandestinità e gli sbarchi a Lampedusa sono sbarchi di clandestini, organizzati da trafficanti di esseri umani. Costituiscono quindi reato. Un’attività particolarmente redditizia, dalla quale parte un giro di affari che si estende in tutta la penisola ed al centro del quale è lo sfruttamento proprio di questi esseri umani, cui si sta dando, dolosamente, l’illusione di un benessere in realtà inesistente. Si è trattato di una apertura sconsiderata, in quanto non ci si è posto il problema delle conseguenze. La prima la stiamo già vivendo con l’arrivo di nuove masse di clandestini. E mentre Francesco concentrava su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica tentando di far passare l’idea di una Chiesa particolarmente attenta nei confronti dei derelitti, veniva reso noto un verbale agli atti dell’inchiesta sullo IOR e sugli affari di Monsignor Nunzio Scarano. Si tratta della testimonianza di Massimiliano Marcianò, ex cassiere dell’Apsa, Amministrazione del Patrimonio immobiliare della Santa Sede, il quale dichiara: ” mi trovavo nel piazzale antistante il Vaticano con Scarano. Ho visto che venivano caricate valigie piene di lingotti d’oro a bordo di due furgoni. Ho chiesto spiegazioni a Scarano, che non ha risposto”. Lo stesso Scarano ha riferito di speculazioni milionarie gestite dall’Apsa e di conti intestati a società fiduciarie estere, lussemburghesi e monegasche, nonché di depositi su banche italiane attraverso conti Apsa. Si tratta soltanto dell’ultimo degli scandali con al centro la finanza vaticana. Se solo si aprissero i tanti forzieri nei quali è nascosto l’oro del Vaticano, quanti diseredati potrebbero essere sfamati? Troppo facile recitare sermoni sapendo di tornare dentro le mura del Vaticano, lasciando i problemi a chi ne sta fuori.
E’ nostro dovere ricordare che proprio questi clandestini di Lampedusa, con la patente di “rifugiati politici” sono stati al centro di uno scandalo che ha interessato il comune di Sezze, Latina. Stando agli atti di procedimenti giudiziari ancora in corso, alcune associazioni e cooperative avrebbero fatto di questo fenomeno un “business”, con notevole giro di denaro. Quello che ci preme sottolineare è che nell’inchiesta sono finiti, a vario titolo, anche personaggi legati alle parrocchie locali, alcuni dei quali rivestivano importanti incarichi nell’amministrazione e come consulenti comunali. Un affare strettamente collegato all’arrivo in zona, tramite le organizzazioni ed istituzioni nazionali, regionali e provinciali competenti, del più alto numero possibile di stranieri. Persone, quindi, considerate solo alla stregua di numeri: più ne arrivavano e più consistenti erano i contributi. Una vera e propria nuova forma di schiavismo . Movimento Libero Iniziativa Sociale si sarebbe aspettata, in quella occasione, una chiara presa di posizione da parte della Curia vescovile e delle diverse parrocchie distribuite sul territorio comunale, di chiara denuncia nei confronti di queste forme di sfruttamento. Una presa di posizione che sollecitammo pubblicamente. Inutile aggiungere che non vi fu alcun tipo di riscontro. Tutta la Chiesa locale ha accuratamente evitato di affrontare l’argomento, insieme alle diverse associazioni referenti, da Azione Cattolica a Comunità S. Egidio.
Ci sembra di aver capito perché.
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