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'Italia, come stai?': pallanuoto e triathlon: applausi!; i dubbi di Howe
Creato il 27 giugno 2011 da FedericomilitelloIl secondo posto in World Leage della nazionale italiana di pallanuoto non deve sorprendere. Il Settebello, infatti, da ormai 2 anni è tornato stabilmente ai vertici internazionali grazie all'oculata gestione tecnico-organizzativa del ct Sandro Campagna. Accanto ai veterani e simboli di questa selezione, ovvero il portiere Stefano Tempesti ed il talentuoso Maurizio Felugo, sono maturati diversi giovani che, attualmente, non possono più essere considerati delle promesse, bensì dei campioni affermati. Si tratta di Matteo Aicardi, un centro-boa di livello eccelso, Niccolò Gitto, Valentino Gallo, Alex Giorgetti (nominato miglior giocatore della competizione), senza dimenticare la definitiva (e tardiva) esplosione del 29enne Christian Presciutti. Non va dimenticato, inoltre, il fondamentale apporto di due oriundi: il poderoso difensore cubano Amaurys Perez, il cui atletismo ha innalzato ulteriormente il rendimento della squadra, e l'italo-australiano Pietro Figlioli, dal quale ci si aspettava di più in fase realizzativa. A questo punto l'ultimo, ma forse più impegnativo, step da compiere sarà quello di acquisire una mentalità vincente. Dopo l'argento agli Europei del 2010 e quello freschissimo in World League, gli azzurri, ormai consapevoli dei propri mezzi, devono puntare al bersaglio grosso, cercando di affrontare le finali con serenità e cinismo. Come vi avevo anticipato lo scorso anno, la pallanuoto deve la sua rinascita alla riforma dei campionati: ogni club di Serie A1, infatti, può schierare al massimo 2 stranieri. Ciò consente non solo agli italiani di trovare maggiori spazi, ma obbliga inevitabilmente le società a puntare sui vivai (in effetti anche a livello juniores le selezioni tricolori stanno ottenendo risultati lusinghieri). Insomma, una nazionale è forte se il bacino di atleti da cui attingere è vasto e di qualità, nel quale la concorrenza stimola a migliorare e progredire. Altrettanto non può dirsi, invece, per calcio e basket, dove i nostri campionati sono letteralmente invasi di stranieri e l'impressione è che non si voglia far nulla per invertire questa triste tendenza: non lamentiamoci, poi, se l'Under21 non si è neppure qualificata agli Europei o se Bargnani e compagni parteciperanno alla rassegna continentale solo grazie ad un allargamento della competizione da 16 a 24 squadre: chi semina vento raccoglie tempesta.
Una disciplina che può ritenersi in grande crescita nel Bel Paese è senza dubbio il triathlon. Agli Europei di Pontevedra l'Italia ha raccolto ben tre medaglie di bronzo (Anna Maria Mazzetti, Steinwandtner e staffetta mista), senza dimenticare l'ottimo quinto posto di Alessandro Fabian nella prova seniores maschile. Per la Mazzetti si tratta di un ritorno ad alto livello dopo diversi mesi difficili costellati di cadute ed imprevisti fisici: dopo essere sbocciata lo scorso anno con un secondo posto in World Cup a soli 21 anni, l'astro nascente di Cesate Milanese ha compiuto dei tangibili miglioramenti nel nuoto, riuscendo poi a sfoderare tutto il proprio talento nel ciclismo e nei 10 km di corsa. Vista la giovanissima età ed i notevoli margini di miglioramento, l'Italia può gioire per aver trovato finalmente l'erede di Nadia Cortassa. Procede inarrestabile la marcia di Fabian verso le primissime posizioni mondiali. In questi mesi il talento del Bel Paese ha preso parte a diverse competizioni podistiche, migliorando sensibilmente quello che rappresentava il suo tallone d'Achille, ovvero la corsa. Il 22enne veneto, già messosi in luce con diverse medaglie a livello juniores, progredisce a piccoli, ma ben ponderati, passi: l'impressione è che nel quadriennio successivo a Londra 2012 possa imporsi tra i campioni di questa disciplina. Anche a livello giovanile i risultati non sono mancati, con il bronzo del promettentissimo Matthias Steinwandtner (attenzione a questo talento altoatesino, possiede le credenziali del fuoriclasse) ed il quarto posto di Elena Petrini, entrambi nella categoria juniores. Esistono i presupposti, dunque, che il triathlon si affermi nel futuro prossimo come una disciplina di punta nel panorama sportivo italiano.
Sabato sera Andrew Howe ha deciso ci chiudere la propria carriera nel salto in lungo per dedicarsi alla sola velocità. Il giorno dopo il dietrofront: ''Potrei tornare a saltare per Londra''. Dichiarazioni che rappresentano un inequivocabile specchio di una palpabile incertezza interiore. Il 26enne originario di Los Angeles, attualmente, vive uno stato di profondo disagio: ama il salto in lungo, ma allo stesso tempo lo teme, perché è tanta la paura di ricadere in un nuovo infortunio. Da qui la scelta di abbandonarlo (non è chiaro se temporaneamente o definitivamente). Il problema è che solo nel lungo Howe avrebbe delle concrete opportunità di conquistare delle medaglie ai Mondiali ed alle Olimpiadi. Nei 200 metri, infatti, non prendendo neppure in considerazione l'alieno Usain Bolt, campioni come Gay, Powell, Dix, Spearmon, Mullings ed anche Lamaitre appaiono oggettivamente due gradini sopra al nostro atleta, che quindi avrebbe come obiettivo massimo quello di raggiungere la finale. Oltre a ciò bisogna aggiungere un altro interrogativo: riuscirebbe la delicata muscolatura dell'azzurro a reggere i 4 turni ravvicinati delle grandi competizioni internazionali? Non convince neppure la volontà di concentrarsi sulla 4x100, dove l'Italia attualmente è sì competitiva in campo europeo (anche se Francia e Gran Bretagna sono superiori), ma poco più di una comparsa a livello mondiale (Giamaica, Stati Uniti, Trinidad e Tobago, Canada sono corazzate inattaccabili). Possibile, dunque, che il Bel Paese debba rinunciare al suo atleta più talentuoso a soli 26 anni? Howe, infatti, possiede ancora tutto il tempo per diventare un fuoriclasse del salto in lungo; naturalmente deve volerlo e crederci fermamente. Dedicandosi alla velocità, invece, appare destinato a diventare uno dei tanti comprimari europei dinanzi alla strapotere nord-americano e caraibico.
Federico Militello
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