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Italia delle illusioni. Dal Cavaliere al Grillo

Creato il 27 febbraio 2013 da Maria Carla Canta @mcc43_

mcc43

Il disturbo bipolare dell’Italia

1994

L’illusione di Berlusconi

«L’Italia è il Paese che amo, qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. (…) Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a un passato fallimentare. (…) Affinché il nuovo sistema funzioni, è indispensabile che alla sinistra si opponga un Polo delle Libertà capace di attrarre a sé il meglio di un paese pulito, ragionevole, moderno» messaggio tv di Sivio Berlusconi per annunciare discesa in campo, 26 gennaio 1994

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Elegante e forbito, rassicurante nella sua conquistata agiatezza, allettante con la promessa del tutto fattibile,  il pifferaio incantò l’Italia e la pose su una china discendente verso la grigia atmosfera tecnicista di Monti.
L’inconsistenza del professore schiaccia il paese nella depressione e prepara la finta svolta.

L’eterno ritorno del “non compreso” ripropone l’uscita dallo stato depressivo attraverso un’altra fase maniacale. E’ l’illusione diversamente acconciata: l’aspetto ruspante, l’eloquio sguaiato, l’appello vendicativo di Grillo.
Uguale illusione sotto diversa forma.

L’identica semplificazione dei problemi, l’annuncio lusinghiero e liberatorio creano la desiderata euforia che nasce dalla “non discutibile” convinzione che “poi” tutto andrà bene.
Lasciateci fare. E’ l’equivoco dell’ebbrezza creduta ottimismo.

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2013

L’illusione di Beppe Grillo

di John Foot

Docente Storia contemporanea University college Londra

È stato un terremoto. Un movimento che non si è mai presentato prende nove milioni di voti, senza andare mai in televisione. Un uomo che ha perso 6,2 milioni di voti in cinque anni canta vittoria. Una coalizione che ha sciupato 3,4 milioni di voti “vince”, ma sembra (per tutti) uno dei grandi sconfitti.Un tecnico senza un partito, Mario Monti, prende quasi il 9 per cento (in altri tempi sarebbero stato visti come un trionfo) e tutti dicono che è stato bocciato. I vecchi “centristi” Fini e Casini sono diventati assolutamente irrilevanti. Di Pietro è sparito. La sinistra non esiste più. Vendola ha perso persino in Puglia. La lista Ingroia è stata dannosa e completamente inutile.L’abbraccio fatale di Berlusconi ha dimezzato i voti della Lega. Tutti i populisti storici degli anni novanta sono scomparsi, inclusa la famiglia Bossi. Solo due grandi populisti sono rimasti in campo: Grillo e Berlusconi. E poi, a Firenze, c’è un certo Matteo Renzi che aspetta il suo momento, immensamente rafforzato dalla realpolitik e dal grigiore di un partito in agonia, che non esiste più nel territorio (in realtà non e mai esistito) e che ha perso contro Grillo, persino nelle Marche.

Tutto questo arriva con il pericolo di una grande illusione. È l’illusione su cui Grillo ha costruito il suo successo, il sogno dell’antipolitica secondo il quale i problemi dell’Italia sono soprattutto la corruzione, i “costi della politica”. Basterebbe cambiare le persone, e abolire tutti questi privilegi, per risolvere tutti i problemi.

È un’illusione in cui credono moltissimo quelli che hanno votato per il Movimento 5 stelle. Grillo non ha niente da dire sull’economia, sul debito pubblico insostenibile, su un’Italia divisa fra ricchi e precari. Lui dice no a tante cose: l’euro, la Germania, la tav, i sindacati. Ma un programma pieno di “no” non è un programma, è un antiprogramma.

Una volta riformato la politica (se riescono davvero a farla) i grillini dovrebbero dire qualcosa sull’economia, sulla struttura stessa dell’Italia, sugli italiani, e non solo sui politici. Oppure possono andare avanti a vendere sogni. Come Berlusconi ha fatto per vent’anni.

E poi c’è un altro grave pericolo. Il pericolo degli uomini e delle donne oneste. “Noi siamo puri”, dicono i grillini, “noi non prendiamo soldi pubblici, non diamo via lo stipendio, noi siamo nuovi, noi siamo puliti”. Ma la corruzione e la cattiva politica non sono una questione di onestà, o di volontà, o di personalità.

È un sistema che ha radici profondissime nella storia politica e istituzionale dell’Italia. Negli anni abbiamo visto tanti movimenti che si sono detti “onesti” e “nuovi”. Tutti sono finiti male. Tutti sono finiti, prima o poi, davanti alla magistratura.

L’Italia non ha bisogna d’illusioni. Ha bisogna di un progetto politico, non un progetto di antipolitica. La rivoluzione di Grillo è pericolosissima, perché crea un sogno che non può essere realizzato. E molto presto, potrebbe diventare un incubo, in the cold light of day.   fonte INTERNAZIONALE

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