Thaksin Shinawatra a sinistra e Silvio Berlusconi ovviamente a destra - immagine tratta da Il Fatto Quotidiano
Coscienza politica e sociale, queste sconosciute. Ovviamente qui non si fa politica in senso stretto e per informazioni più aggiornate e accurate vi consiglio di leggere il blog di Roberto Tofani (sudesasiatico.com) o quello di Alessio Fratticcioli & Co. (AsiaBlog). Ieri però ho di nuovo avuto timore per la stabilità politica del paese che mi ospita da oltre 5 anni. Semplicemente facendo una passeggiata. Tanti segni tangibili di come la Terra dei Sorrisi celi imbarazzanti contrasti e segni evidenti di pericolosi disagi sociali. Quasi come rito scaramantico eccomi qui a condividere i miei pensieri.
CorruzioneUn pluricondannato tailandese, l’ex-primo ministro Thaksin Shinawatra (cacciato da un colpo di stato militare nel 2006 e tuttora in esilio) e un pluricondannato italiano, l’ex-primo ministro - anche se poi in Italia la carica di Primo Ministro non esiste - Silvio Berlusconi (ancora in libertà e capace di avere un qualche peso nella scena politica del paese che ne ha sentenziato la reclusione in carcere), una similitudine di cui avremmo volentieri fatto a meno. La gente ne parla, discute, s’accalora ma a loro in fondo che gliene frega?
Corruzione delle forze dell’ordine e abuso di potere sono pratiche tristemente famose sia in Italia che in Thailandia. Qui, in particolare, sembra davvero ,all’ordine del giorno: tangenti pagate dai commercianti e dagli avventori dei locali affinché possano svolgere le loro attività - più o meno lecite - senza essere importunati dalla polizia. Multe non pagate grazie ad una banconota allungata al sottopagato poliziotto di turno abituato da sempre ad arrotondare il misero stipendio con ridicole estorsioni a scapito dei più deboli, in genere tassisti e sprovveduti automobilisti.
La cronaca locale è ricca di vicende a dir poco allucinanti, e non solo a Bangkok. La cronaca di Phuket e Pattaya quotidianamente riporta di vicende quantomeno inquietanti di corruzione e violenza.
Di pochi giorni fa la notizia del sequestro di 2 malcapitati turisti italiani. Sabato sera, mentre guardavo il telegiornale locale con degli amici tailandesi, non posso fare a meno di notare che stanno parlando di 2 italiani: Danilo e Antonio sono stati maldestramente raggirati da un gruppo di poliziotti che speravano di farla franca facendosi pagare 1 milione di baht per rilasciare i 2 dopo un bizzarro “sequestro" in una stanza d’albergo. Bravi i 2 connazionali che hanno astutamente contattato le forze dell’ordine italiane e mobilitato l’Interpol. In Italia nel frattempo è scattato l’allarme sequestri in Thailandia, come se fosse una cosa che capita tutti i giorni. Non so come mi sarei comportato al posto dei 2 connazionali; ho il terrore di restare incastrato dalla polizia tailandese avendo sentito tante storie inverosimili di gente finita nelle tutt’altro che ospitali carceri tailandesi senza aver commesso (così dicono) nulla. Di certo la mia regola di base è evitare il confronto ma non si può mai dire!
Manifestanti accampati a Lumphini Park da oltre 3 settimaneAmnistie
Dovrei essere abituato a vedere i tailandesi accamparsi per la città in protesta contro questo o contro quello. Nel 2008 è stata la volta della protesta delle “Camicie Gialle” che hanno messo in ginocchio il paese paralizzando l’aeroporto internazionale di Suvarnabhumi - causando l’annullamento di migliaia di voli. Nel 2010 una nuova manifestazione ad oltranza da parte questa volta delle “Camicie Rosse” tragicamente conclusasi il 19 maggio con gli scontri in cui perse la vita anche il fotoreporter italiano Fabio Polenghi. Oggi è il turno del Partito della Politica Nuova, un movimento di monarchici estremisti e soprattutto anti-thaksiniani che protestano per prevenire! Metti il caso che dovessero fare un’amnistia che comprenda anche il loro nemico numero 1, Mr. Thaksin Shinawatra… Facile intuire le motivazioni profonde che spingono anziani, giovani sfaccendati e bambini a campeggiare da settimane dentro Lumphini Park:
qualche centinaio di baht al giorno,
musica e
cibo gratis
sono per molti (non dico per tutti) il giusto motivo per starsene in mezzo a una strada a formare un colorato accampamento maleodorante - ed erano le stesse motivazioni che avevano attirato a Bangkok tante camicie rosse nel 2010. Rosso, giallo, bianco… Ogni anno si alternano un po’ tutti a manifestare. Una festa multicolore quella che si alterna in Thailandia, un arcobaleno che non ha nessuna connotazione pacifista, tutt’altro. Mi domando, ma allora in Italia che dovrebbero fare? Non era finito il processo che già si parlava di come parare il culo all’imputato! Ma forse la Santanché, oltre ad auspicarsi la caduta del governo, dovrebbe rimboccarsi le maniche e mettersi ai fornelli per preparare qualche manicaretto alla gente alla quale chiede di scendere in piazza. Qui funziona perché la fame c’è, chissà che non funzioni anche in Italia visto che tutti si lamentano della crisi.
Nel frattempo la vita prosegue come se niente fosse. Neppure i monsoni si sono accorti che c’è della povera gente che dorme dentro delle tende da campeggio; e loro, la povera gente, se ne fregano degli scrosci di pioggia torrenziale che vengono giù almeno una volta al giorno.
Dei 2 italiani non ne ho più sentito parlare (ma forse la notizia del sequestro fa più scalpore dalle vostre parti che qui). Delle precarie condizioni di salute del Re meglio non cercare notizia.
Povertà
Forse questa donna non sa che distribuiscono pasti gratis per lei e il figlio e che, se diventa sostenitrice della causa, le danno anche dei soldi! Forse i turisti che passano per quelle scale non s’accorgono neppure della presenza di quel bambino. Forse quel bambino non godrà mai dei benefici (forse più teorici che pratici) dell’essere la nuova generazione di cittadini Asean -Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico. Contrasti. In fondo Bangkok è questo, un’accozzaglia di contrasti buttati a casaccio qua e là tanto per disorientare chi si ritrova a vivere o transitare nella Città degli Angeli.
L’Associazione rappresenta la volontà comune delle Nazioni ad unirsi insieme con spirito di amicizia e cooperazione e, attraverso sforzi e sacrifici comuni, incoraggiare e garantire ai propri cittadini sicurezza, pace, libertà e prosperità
Bangkok, 8 agosto 1967, Dichiarazione d’istituzione ASEAN
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