Nella mattinata di giovedì 7 marzo il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) ha ospitato presso la Sala Gaetano Martino la presentazione del primo “Quaderno di Geopolitica”, intitolato Non solo gas. Le relazioni economiche tra Italia e Russia. L’incontro è stato organizzato dall’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie) in collaborazione con l’Ambasciata della Federazione Russa in Italia. L’evento, presieduto e moderato dal Direttore del Programma “Eurasia” dell’IsAG Dario Citati, ha approfondito le dinamiche delle relazioni tra Italia e Federazione Russa sotto diversi profili grazie al contributo di alcuni fra i maggiori esperti del settore e rappresentanti ufficiali dei due paesi.
A partire dai saluti inaugurali di Pietro Celi, Direttore Generale per le Politiche di internazionalizzazione del MiSE, è stato posto l’accento sulle relazioni italo-russe alla luce della costituzione dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, anche in vista di avvenimenti di rilievo internazionale – come il prossimo G20 a San Pietroburgo e la creazione di un centro finanziario a Mosca – e di eventi bilaterali (il 2013 è infatti l’anno del turismo incrociato Italia-Russia). Dmitrij Štodin, Ministro consigliere e Incaricato d’affari dell’Ambasciata della Federazione Russa, ha sottolineato come l’integrazione eurasiatica possa apportare vantaggi ai partner commerciali della Russia, che potranno beneficiare del mercato comune integrato. Avendo assunto come priorità nazionale la modernizzazione, Štodin ha confermato la volontà di Mosca – tra i leader mondiali, secondo gli indicatori relativi alla stabilità economica – di attuare una strategia di sviluppo sostenibile nel lungo periodo. In questo contesto, il progetto europeo e quello eurasiatico risultano pienamente compatibili. L’Italia, in particolare, gode di relazioni privilegiate con il partner russo: quattro società italiane – Eni, Enel, Finmeccanica e Unicredit – fanno parte del Consiglio Consultivo per gli Investitori Stranieri in Russia, mentre gli investimenti diretti in Russia, negli ultimi anni, ammontano a circa il 3% del PIL russo.
Anche il Consigliere dell’Ambasciata del Kazakhstan Žanibek Imanaliev ha confermato che l’integrazione eurasiatica comporterà dei vantaggi significativi ai partner italiani, in specie per le piccole e medie imprese (PMI). Il Kazakhstan intende perseguire l’integrazione eurasiatica – come asserito, d’altronde, nella recente “Strategia 2050 “di Nursultan Nazarbaev – non solo per ottenere vantaggi economici, ma anche per creare un moltiplicatore che aumenti il peso dell’area eurasiatica nel contesto globale. Il Consigliere Economico dell’Ambasciata della Bielorussia, Dmitri Mirončik, ha ringraziato l’IsAG per l’organizzazione dell’evento, soffermandosi poi sul versante delle relazioni italo-bielorusse e sui benefici che l’Unione Doganale comporterà. Il salto di qualità avvenuto negli ultimi anni nei rapporti economici tra Italia e Bielorussia è dovuto – secondo Mirončik – anche alla relativa vicinanza geografica, che conferisce a Minsk un vantaggio competitivo rispetto ad altri attori. Sul piano energetico, inoltre, la Bielorussia costituisce uno snodo strategico fondamentale per la lavorazione di parte del gas russo esportato in Italia.
Tiberio Graziani, Presidente dell’IsAG e condirettore della rivista Geopolitica, ha fornito un approccio geopolitico per inquadrare la cooperazione italo-russa. Malgrado la percezione italiana si limiti spesso al solo fattore energetico, Graziani ritiene che i tempi siano maturi affinché si intraprenda una strategia macroregionale dei rapporti bilaterali Italia-Russia. Il mercato russo si avvarrebbe, peraltro, del capitale umano e delle conoscenze (know how) proprie del sistema delle piccole e medie imprese italiane. L’Italia, in sostanza, contribuirebbe efficacemente al processo di modernizzazione/integrazione della massa euro-asiatica.
Il Direttore Generale Pietro Celi e Riccardo Monti, Presidente dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE), hanno focalizzato l’attenzione su alcune implicazioni della partnership strategica rispetto alla vastità del territorio russo, nonché sulla complementarietà dei due sistemi-paese. Il governo russo sta attuando da tempo un piano per favorire gli investimenti italiani, che include la valorizzazione dei territori locali e l’istituzione di Zone Economiche Speciali (ZES), nella quali vige una legislazione in deroga più vantaggiosa per le aziende che investono. Prendendo atto del progressivo incremento nell’interscambio commerciale, sia Celi che Monti hanno rimarcato il ruolo centrale giocato dall’Italia nel processo di diversificazione dell’economia russa e il vantaggio comparato che deriva dai rapporti bilaterali: la Russia è un attore di prim’ordine nel settore delle materie prime, l’Italia possiede un’alta specializzazione nel manifatturiero. Celi ha ricordato le azioni di business scouting promosse dal Ministero dello Sviluppo Economico, come ad esempio il programma promozionale “Exibitaly” o la recente inaugurazione del Centro Tecnologico di formazione e di Servizi per il settore delle macchine utensili, allestito con macchinari italiani, in partnership con l’Università Stankin a Mosca. Riccardo Monti ha quindi inteso evidenziare la capacità italiana di fare sistema e la possibilità di proiettarsi nel mercato continentale dell’Asia Centrale grazie al trampolino di lancio rappresentato proprio dalla presenza già forte in Russia.
Un’ampia panoramica sulle tipologie di integrazione economica nello spazio eurasiatico è stata invece fornita da Dmitrj Poljanskij, Vice-Direttore del Dipartimento CSI presso il Ministero degli Esteri della Federazione Russa. La cosiddetta “troika” Russia-Bielorussia-Kazakhstan ha dato vita all’Unione Doganale, alla Comunità Economica Eurasiatica (Eurasec) e allo Spazio Economico comune, chiamati a garantire la libera circolazione di merci, servizi, capitali e forza lavoro. Poljanskij ha ravvisato la somiglianza tra siffatto processo e quello di costituzione dell’Unione Europea (il metodo funzionalista dell’allora CEE era incentrato infatti sulla graduale integrazione a partire dalla sfera economica). Un elemento istituzionale propulsore di questa integrazione è la Commissione Economica Eurasiatica, attiva dal 1 febbraio 2012, che costituisce il principale organo permanente per Unione Doganale e Spazio Economico Comune. Alla Commissione sono conferiti una serie di poteri e funzioni di carattere sovranazionale per quanto riguarda la regolamentazione tecnica, la definizione del regime commerciale con i Paesi terzi e dei requisiti merceologici standard. La costituzione dell’Unione Economica Eurasiatica, prevista per il 2015, rappresenta l’esito programmatico di questo processo, che mira nel futuro a rafforzare ulteriormente una cooperazione paritaria e reciprocamente vantaggiosa con altri aggregati geopolitici e geoconomici. Con i Paesi dell’Unione Europea l’auspicio è infatti quello di creare in futuro un grande spazio economico comune, unificato da regole condivise e da una circolazione di merci e persone estesa lungo la massa continentale.
L’entità dell’interscambio italo-russo è stata approfondita da Liborio Stellino, Direttore dell’Unità Russia del Ministero degli Esteri, da Evgenij Tjusin, Vice-Presidente della Rappresentanza Commerciale russa in Italia, e da Amedeo Teti, Direttore Generale per la Politica Commerciale Internazionale del MiSE. Stellino ha ricordato in particolare che la Russia ha già acquisito uno dei padiglioni più grandi per l’Expo 2015 di Milano, segno della reciproca fiducia tra i due partner e dell’interesse russo a sfruttare appieno la piazza ambrosiana. Tjusin ha illustrato alcuni dispositivi attraverso cui il governo russo intende migliorare il clima imprenditoriale nel Paese, come ad esempio il Fondo di Investimenti Diretti, costituito nel 2011. Amedeo Teti ha osservato come le relazioni economico-commerciali tra Italia e Russia, seppur eccellenti, siano attualmente sottostimate rispetto alle reali potenzialità e debbano proseguire nel rispetto delle regole pattuite. D’altro canto, l’Italia sostiene ogni forma di integrazione economica regionale, purché nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e auspica, pertanto, l’ingresso nell’OMC anche di Kazakhstan e Bielorussia. Elisabetta Muscolo, Consigliere Diplomatico di Invitalia Spa, ha chiarito diversi passaggi necessari per semplificare e sburocratizzare i due sistemi – italiano e russo – ed orientare in maniera proficua gli investimenti.
Secondo Dario Citati, il fatto ormai riconosciuto che la crisi dei Paesi deboli dell’Eurozona non è dovuta solo all’eccesso di spesa pubblica, ma anche allo squilibrio nelle bilance dei pagamenti nazionali, conferma il ruolo benefico che il mercato russo ha avuto per il sistema produttivo italiano. L’ingresso nella moneta unica, avvenuto tramite una politica di cambi che non rendeva giustizia dei diversi tassi d’inflazione, dei bilanci pubblici reali e delle diversità nei fondamentali tra i Paesi europei, ha infatti impedito alle economie meno competitive di difendersi con la svalutazione. Esse hanno fatto registrare un costante disavanzo di partite correnti, ingenerando un indebitamento privato e pubblico che spaventa i creditori per un’eventuale uscita dall’euro che determinerebbe il crollo di valore dei loro investimenti. Proprio per questo le crescenti esportazioni italiane verso la Russia, in controtendenza rispetto al disavanzo complessivo verso l’estero, hanno davvero rappresentato una boccata di ossigeno per il sistema-Italia, consentendo a molte imprese in difficoltà sui mercati internazionali di attutire questo deficit di competitività.
Diversi aspetti giuridico-legali sono stati trattati da Francesco Leone, Direttore di Programma dell’IsAG, e Paolo Quattrocchi, socio dello Studio Legale NCTM. Se Quattrocchi ha analizzato il ruolo-ponte degli studi legali nello svolgere il servizio di intermediazione tra il pubblico e il privato, in particolare per le PMI italiane operanti in Russia, Leone ha posto l’attenzione – in un’ottica comparativa – sulle caratteristiche giuridiche ed economiche degli investimenti diretti esteri bilaterali, oltreché sulle peculiarità dei rispettivi ordinamenti in materia di diritto commerciale.
Michail Bajdakov, Presidente di Millennium Bank, e Jurij Gromyko, Direttore dell’Istituto “E. L. Shiffers”, hanno convenuto sulla necessità di attuare una strategia di lungo periodo per uscire dall’attuale crisi economica, che ponga le fondamenta per uno sviluppo sostenibile. A tal fine è necessario puntare sull’alto potenziale tecnico e su un nuovo polo di produzione di ricchezza sociale, orientato verso le tecnologie avanzate. Gromyko ritiene che un’unione eurasiatica autentica debba fondarsi sulla realizzazione di progetti di tipo nuovo, ad esempio il Corridoio Transeuroasiatico “Razvitie”, progetto che richiede un nuovo sistema di governance e una innovativa concezione dello sviluppo del territorio, non più incentrata sulla teoria monetarista. Bajdakov e Gromyko riconducono la scelta del termine Razvitie, che in russo vuol dire “sviluppo”, a un’esplicita opposizione tra i concetti di “sviluppo” e di “crescita”. Secondo i due Autori, la nozione di crescita è strettamente legata a quel paradigma liberale che dalla deregulation thatcheriano-reaganiana ha dominato l’economia internazionale e che implica i rendimenti a breve per il capitale investito. A questa crescita, strutturalmente orientata al profitto nel breve periodo, fa da contraltare proprio la concezione dello sviluppo che anima il progetto “Razvitie”: esso implica che ampie fette di popolazione identifichino coscientemente e realizzino insieme, secondo un approccio condiviso, una serie di progetti di interesse generale. Lo sviluppo può sorgere quindi soltanto in presenza di investimenti di lungo periodo.
In chiusura, l’economista Paolo Raimondi, membro del Comitato Scientifico di Geopolitica, ha suggerito una risposta sistemica alla crisi in atto, ricollegandosi al concetto di “sviluppo” orientato al lungo periodo. Auspicando una nuova congiuntura impostata sulla collaborazione Stato-mercato, Raimondi propone un “sistema creditizio per lo sviluppo” che soppianti la finanza speculativa e orienti le risorse verso i sistemi produttivi. L’economista sostiene che dalla crisi internazionale è possibile uscire soltanto creando le basi per l’istituzione di un nuovo sistema finanziario, nel quale l’euro – insieme alle monete dei BRICS – assumerebbe un ruolo di primo piano.
Gli interventi dei relatori sono risultati accomunati da un’idea di fondo: le relazioni italo-russe hanno mantenuto un’importanza strategica a prescindere dai governi e dalle vicissitudini di politica interna di Roma e Mosca, il che suggerisce che la complementarità fra i due Paesi abbia una natura strutturale, suggerita dalla stessa collocazione geografica. Nei saluti finali la Dott.ssa Paola Brunetti, Direttore di Divisione per le Politiche di internazionalizzazione del MiSE, ha auspicato il ripetersi di iniziative in grado di mettere a fuoco e discutere gli interessi del sistema-Italia, raccogliendo contributi di operatori del settore, rappresentanti delle istituzioni e analisti specializzati.
(A cura di Alessio Stilo)