Italia senza eguali in Europa, macigno da 249 miliardi di euro per le imprese tra tasse e burocrazia

Creato il 26 ottobre 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Tra tasse, contributi previdenziali e burocrazia le imprese italiane sopportano un costo annuo di 248,8 miliardi di euro. Un vero e proprio macigno che, in linea di massima, non ha eguali nel resto d’Europa. A denunciarlo è l’Ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, che ha stimato il contributo fiscale e i costi burocratici di cui le nostre imprese si fanno carico ogni anno.

(nonsprecare.it)

La situazione disastrosa sugli sforzi fiscali richiesti alle imprese italiane. “In nessun altro Paese d’Europa – evidenzia il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – viene richiesto un simile sforzo fiscale. Nonostante la giustizia civile sia lentissima, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione rimanga la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese è massima.

Le aziende italiane contribuiscono al gettito fiscale nazionale per oltre 110 miliardi di euro. Seppure calcolata per difetto, ci troviamo di fronte a una cifra “spaventosa”, dice la Cgia, spiegando che la stima è stata determinata secondo le metodologie utilizzate da Eurostat. In questo importo, però, mancano alcune tasse “minori”, come il prelievo comunale sugli immobili strumentali e altri “piccoli” tributi locali. Complessivamente questa voce ammonta ad almeno 12,5 miliardi di euro. Inoltre, vanno aggiunti anche i contributi a carico delle imprese versati per la copertura previdenziale dei propri dipendenti, una cifra di circa 95 miliardi.

Un peso contributivo e tributario pari ad un totale di 217,8 miliardi di euro. Integrando queste ultime informazioni con le statistiche Eurostat si può affermare che complessivamente le imprese italiane subiscono un peso tributario e contributivo pari a 217,8 miliardi di euro (anno 2012). Se allo sforzo fiscale aggiungiamo altri 31 miliardi che secondo la presidenza del Consiglio dei ministri sono i costi amministrativi che le Pmi italiane patiscono ogni anno per districarsi tra timbri, certificati, formulari, bolli, moduli e pratiche varie, l’ammontare complessivo del carico fiscale e burocratico sale a 248,8 miliardi di euro: una cifra che solo a pensarci fa tremare i polsi.

L’Ires è l’imposta maggiore. Disaggregando la voce tasse, l’imposta che produce il maggior gettito per le casse dello Stato è l’Ires: l’imposta sui redditi delle società garantisce all’Erario quasi 33 miliardi di euro all’anno. L’Irpef versata dai lavoratori autonomi invece pesa 26,9 miliardi, mentre l’Irap in capo alle imprese private ”garantisce” un gettito di 24,4 miliardi di euro. Infine, l’importo dei contributi previdenziali versati dagli autonomi: altri 23,6 miliardi.

Al nostro sistema delle piccole e medie imprese, prosegue la Cgia, la burocrazia costa quasi 31 miliardi di euro. Per ciascuna di queste imprese si stima che il peso economico medio sia di circa 7.000 euro. I costi sono stati calcolati su base annua e l’ultimo aggiornamento è riferito al 31 dicembre 2012. “Trentuno miliardi di euro corrispondono a circa 2 punti di Pil: una cifra raccapricciante. Di fatto la burocrazia – afferma Bortolussi – è diventata una tassa occulta che sta soffocando il mondo delle Pmi”. (ADNKRONOS)


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