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Italia: sgobbi per 100 e ti lasciano 30 (e con quel 30 non ci campi...)

Creato il 20 marzo 2012 da Beatotrader
Italia: sgobbi per 100 e ti lasciano 30 (e con quel 30 non ci campi...)
Nel mio recente Post ITALIA: Pressione "fiscale" al 75%, la più alta della Galassia
ho sommato alla pressione fiscale propriamente detta alcuni elementi "non ortodossi"...
ma assolutamente rilevanti per le nostre tasche: il risultato è stato una "pressione totale" del "75%", se hai la sfortuna di vivere e lavorare in Italia....
Con amarezza concludevo:
Facendo un bilancio, nella maggior parte dei casi non vale nemmeno più la pena d'iniziare un'attività in Italia, non vale nemmeno più la pena di LAVORARE in Italia....
Ebbene...
pur sparando un già altissimo 75%...sono stato ancora fin troppo ottimista...
Infatti Chicago Blog ha pubblicato un post thriller sulla Pressione Fiscale italiana:
in modo molto efficace si procede per successive sottrazioni
partendo da un gruzzoletto tipo, guadagnato ogni anno col sudore della fronte.
Chicago Blog però procede in modo esclusivamente ORTODOSSO e conteggia solo elementi propri della pressione fiscale....
E sapete a quanto arriva? (senza conteggiare multe o balzelli occulti come ho fatto io...)
Fatto 100 il tuo guadagno iniziale (annuale) si arriva ad un -70%!

Se questa pressione fiscale al 70% calcolata da Chicago Blog
dovesse essere ampliata
nel mio concetto di pressione totale (aggiungendo multe, balzelli occulti etc....)
immaginate Voi a quale percentuale si arriverebbe....
(inoltre sta per caderci sulla testa la nuova strong-IMU sulla casa e la foolish-IVA al 23%...)
Per la maggioranza degli italiani significherebbe
ANDARE SOTTO, ANDARE IN PERDITA
TRADUCO: se dei tuoi sudati 100 "scellini" lo sceriffo di Nottingham non ti lascia che 30 "lenticchie"...
come fai poi a sopravvivere non solo in maniera decente ma addirittura a fare fronte alle tue basilari spese quotidiane?
Ed i conti tornano alla perfezione:
- moltissimi italiani non ce la fanno più ad arrivare a fine mese..........e quindi devono ridurre forzatamente i consumi: purtroppo per molti non si tratta di rinunciare solo all'Ipad 3....ma di rinunciare anche a cose ben più indispensabili.
- molti italiani compensano quello che manca attingendo a risparmi pregressi (propri o delle generazioni precedenti): infatti i mitici risparmi delle formiche italiane stanno evaporando sempre di più...
Risparmio italiani eroso da sofferenze bancarie e passività Il debito delle famiglie italiane è inferiore rispetto a quello di altri paesi europei. Fino a quando? (Settembre 2011)
....Sul fronte dei risparmi, questi, tra il 2002 e il 2010, hanno fatto segnare una contrazione del 67.75%, con un -26.6% nel solo 2010.
Una situazione pericolosa, che mette in luce un vero e proprio allarme generazionale: i figli stanno erodendo i patrimoni di famiglia, riducendo i bacini di risorse cui di norma si attingeva di rado. .....ogni 100 euro di reddito, la soglia di risparmio è oggi pari a “soli” 10 euro, contro i 23 euro di vent’anni fa.
In termini reali, quindi, il risparmio annuo pro capite è calato del 60%: da 4.000 a 1.700 euro......
BANKITALIA: CRISI RIDUCE RISPARMIO FAMIGLIE (-26,6%) ED AUMENTA LE SOFFERENZE (Giugno 2011)
- molti Italiani aumentano il loro livello d'indebitamento...semprechè le banche te lo concedano, visto che i 1.000 miliardi di LTRO regalati all'1% dalla BCE li stanno usando soprattutto per giocare al carry trade o per ridurre i costi delle loro emissioni di bond o meramente per SOPRAVVIVERE....
L'altra grave conseguenza di questa pressione fiscale UNICA AL MONDO....
è che l'Italia PERDE COMPETITIVITA'.
Con una spremitura da -70%...
per far quadrare i conti sei costretto a pagare un dipendente molto di più perchè riesca solo a sopravvivere...altrimenti lo sottopaghi...oppure lo licenzi e delocalizzi...
oppure sei costretto a far strapagare le tue prestazioni da libero professionista...od i tuoi prodotti artigianali...od i tuoi prodotti industriali....andando "fuori mercato": dunque, anche in questi casi chiudi in Italia (de-industrializzazione) e delocalizzi...
Insomma....
tutte le Economie Avanzate sono già colpite dalla "maledizione" (per il 99%) della De-localizzazione selvaggia alla caccia di utili stellari (a vantaggio dell'1%)....
In Italia si somma anche la "maledizione" della DE-LOCALIZZAZIONE OBBLIGATA PER ECCESSO DI PRESSIONE FISCALE....che è una mera de-localizzazione di SOPRAVVIVENZA.
Se trovate questo post interessante, siete invitati a condividerlo con i tasti "social" (Facebook, Twitter etc) che trovate subito dopo la fine del testo.
Insomma...
Altro che Strong Buy Italia!
Qui è Strong Spremuta Italia....
Ribadisco: non vale nemmeno più la pena di LAVORARE in Italia....
e chioso: perchè in un gran numero di casi non arrivi nemmeno in pari...ma finisci in perdita...
Purtroppo...non ci rimane che Strong Escape from Italia....
visto che non abbiamo a disposizione alcun mezzo di pressione percorribile ed efficace
per influenzare i nostri timonieri ed i timonieri mondiali
e costringerli a cambiare la rotta a nostro vantaggio e non a vantaggio dell'1% & della lobby finanziaria...
Rimangono però alcuni Paesi nei quali sbarcare il lunario è più agevole
nei quali le possibilità di fare fortuna risultano molto maggiori.
Vi ricordate il tempo degli italiani popolo di emigranti?....;-)
Io non ho MAI giustificato l'evasione fiscale
però se contestualizzo l'ultima sparata di Befera con un 70-75% di pressione fiscale italiana...
mi vengono spontanee un paio di battutine...(vedi il mio canale di twitter)
Fisco: Befera, 120 mld evasione; servono misure emergenza...MAGARI ABBASSARE UN POCHETTO LA PRESSIONE FISCALE DAL 75%???
IL PEGGIO E' PASSATO...visto che siamo già al 70-75% di pressione fiscale reale...NON POSSONO ANDARE OLTRE AL 100% :-)
Fisco, Befera: 120 mld di evasione, servono misure d'urgenza
Con grande Lungimiranza Mercato Libero ce lo sta predicando da lungo tempo: per sempre più italiani l'unica via rimasta è la FUGA dall'Italia....
Le PMI italiane si rifugiano in Svizzera per sfuggire al fiscoQuasi 300 societa', la maggior parte lombarde, hanno gia' oltrepassato la frontiera.
Il Ticino viene sempre piu' visto come un'oasi attraente per le nostre imprese...
Ed anche nei Blog più seguiti d'Italia si ode (solo adesso) l'eco delle cose che Mercato Libero e tanti altri stanno sottolineando da lungo tempo...
ITALIA, L'ESODO DI UN PAESE CONDANNATO AL DECLINO(Cado in Piedi)
Alla faccia dello spread che scende....
tutta questa spremuta
per ora ha portato a QUESTI strabilianti risultati:
Italia: a gennaio debito pubblico RECORD a 1.935 mld
Debito record in italia, vola a 32.300 euro a testa
L'impressione è di buttare i nostri sudati guadagni in una fornace senza fondo...
Ahhhh...ma lo Spread è sceso a 280 punti...
grazie al Magic-LTRO di Draghi da 1.000 miliardi
L'importante è quello.....
sicuramente è l'importante per le Banche...:-)
Ma non vi preoccupate: alzando poco alla volta l'IVA al 66% e l'IRPEF al 99%...
vedrete che riusciremo nei prossimi 66 anni
ad abbassare lo Stock del Debito Pubblico almeno a 1.800 miliardi (uaooooo!)
e ad abbassare lo Spread a 0,0001...
magari con una disoccupazione del 31% (non quella giovanile...ma quella totale)
e con una de-crescita del PIL da -2% all'anno...
Giavazzi sul Corriere rompe per primo (e timidamente) il muro di omertà pro-Monti....
Mentre il governo continua a costruire i propri programmi sull’ipotesi che l’economia nel 2012 si contragga dell’ 1 per cento, il Fondo monetario internazionale prevede un -2,2% e i maggiori investitori internazionali una forchetta fra -2%, nell’ipotesi più favorevole, e -4% in quella meno favorevole, con una mediana di -3%.
Con questi numeri il deficit rimarrà sopra il 4% del Pil e il debito ricomincerà a crescere.

Come lo spieghiamo a quegli stessi investitori e ai nostri partner tedeschi, ai quali abbiamo ripetutamente promesso il pareggio di bilancio nel 2013?
C’è un solo modo per uscire da questo guaio.
Convincerli che la recessione del 2012, per quanto grave, è un fatto transitorio e che le norme che stiamo approvando segneranno davvero un cambio di passo..........

Dunque, se sei un masochista incallito...non perdere l'articolo di Chicago Blog...
Quante tasse paghiamo?
Si avvicina il momento della dichiarazione dei redditi.
Nicolò sente incombere su di sé il peso minaccioso di quel Codice Fiscale che lo Stato, per una volta fin troppo solerte, ha pensato bene di spedirgli a casa lo scorso maggio, quando aveva appena un mese di vita.
Per scacciare la paura, ma purtroppo con esiti finali niente affatto tranquillizzanti, Nicolò ha pensato bene di mettersi a far di conto, per cercare di comprendere meglio quante tasse lo Stato pretenderà da lui.
Ovviamente sono i conti di un infante, fatti a matita sul retro di un bavaglino.
Ma l’ordine di grandezza dovrebbe essere quello giusto.
Animato dalla insaziabile sete di conoscenza dei bambini, Nicolò ha deciso che vorrebbe investire, come ora si dice, sul proprio capitale umano.
Non gli sembra irragionevole dunque immaginare che ci sarà qualcuno disposto a spendere 50 euro l’ora per assicurarsi i suoi servigi.
Immaginando di lavorare per 7 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, per 48 settimane all’anno, otterrebbe così un “guadagno” abbastanza considerevole: 84.000 euro all’anno, cioè 7.000 euro al mese.
Ma anche un infante sa – e comunque il codice fiscale è lì a ricordaglielo – che questo è un guadagno del tutto teorico.
Anzitutto questo ipotetico datore di lavoro dovrà pagare circa 3.300 euro di IRAP; poi, fra il datore di lavoro e Nicolò, dovranno versare all’INPS 27.700 euro.
In più ci saranno da accantonare circa 3.700 euro per il trattamento di fine rapporto; hanno spiegato a Nicolò che si tratta di un risparmio forzoso, e che quei soldi sono suoi; ma Nicolò sa che, se resterà a lavorare per questo ipotetico e generoso datore di lavoro, vedrà questi soldi più o meno nell’anno 2081.
Un orizzonte temporale troppo ampio anche per chi, come lui, si considera di ampie vedute.
Per non saper né leggere e né scrivere (e mai modo di dire fu più calzante) ha deciso di considerare il prelievo TFR alla stessa stregua del prelievo INPS.
Così, partendo dalla bella cifra di 84.000 euro annui, siamo già pericolosamente scesi sotto la soglia dei 50.000.
Qui arrivano l’imposta sul reddito e le addizionali locali; a questo livello di reddito, Nicolò “avrebbe la fortuna” di non incappare nell’aliquota marginale massima del 43%; ma dovrebbe tuttavia pagare 15.000 euro di IRPEF e, poiché vive in un luogo nel quale le aliquote locali sono ai livelli massimi, circa 1.300 euro di addizionali.
In pratica, in busta paga gli arriverebbero ogni anno 33.000 euro.
Ma lo Stato non sarebbe ancora sazio.
Anche un bambino sa che quando si compra qualunque cosa si paga l’IVA, quando si fa benzina si fa un pieno di tasse, eccetera.
Pare che l’aliquota media sul consumo sia pari ormai al 18%.
Sono altri 6.000 euro che usciranno dalle tasche – a questo punto non proprio piene – di Nicolò per finire nella fornace della spesa pubblica.
In più ci sono le tasse sul patrimonio (per le quali, come diceva Luigi Einaudi, il patrimonio è il parametro di calcolo, ma che, ovviamente, vengono sempre pagate prelevando il dovuto dal reddito); a dir poco, se Nicolò avrà ricevuto dai suoi genitori in eredità una piccola abitazione ed avrà un conto corrente con qualche risparmio, almeno 1.500 euro.
Ed eccoci al calcolo finale.
E qui Nicolò ha fatto un salto sul suo seggiolone:
gli 84.000 euro annui di partenza si sono ridotti a 25.500;
il confortevole stipendio di 7.000 euro mensili si è ridimensionato a 2.130;
una gratificante paga oraria di 50 euro si è ridotta a poco più di 15.
Per dirla in modo più colto, la pressione fiscale complessiva su Nicolò, a questo punto è il caso di dire sul povero Nicolò, è pari al 70%.
Una enormità.
Tanto da far riconsiderare a Nicolò i propri programmi.
Non è più così certo che gli convenga investire sul proprio capitale umano.
Ovvero, se proprio lo farà, andrà a impiegarlo altrove, in posti ove lo Stato sia meno esoso.
Non c’è poi da stupirsi se l’Italia da decenni esporta lavoro qualificato ed importa lavoro dequalificato.
Né se la produttività complessiva del lavoro ristagna, e con essa la crescita dell’economia nazionale.
Ma, comincia a chiedersi Nicolò, chi decide questi livelli della pressione fiscale non ha un bavaglino sul retro del quale fare quattro conti?
Ed è poi così difficile comprendere le conseguenze deleterie di questo livello della pressione fiscale?
Quando sarà più grande tenterà di darsi una risposta. Ma che risposta si danno quelli che sono già più grandi?

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