L’Indefede di Gad Lerner analizza la situazione italiana alla luce delle recenti sommosse popolari. Dai “Forconi alle Forze d’urto” la spaccatura dell’Italia non è partita dalla Padania. l’Italia che si ribella alla cura del governo Monti firma unarivoluzione che è iniziata nel sud. I tir, i taxi, i camion stanno mettendo in difficoltà tutti, paralizzando il paese. Una reazione che è esplosa e che frazionandosi in mille proteste separate per categoria e territorio merita attenzione.
Ospiti in studio rappresentanti dei vari settori interessati, la partenza verbale è data a Ivano Lo bello , presidente della Confindustria siciliana che si confronta in diretta con uno dei leader del movimento dei Forconi, Mariano Ferro, collegato da Palermo e con il presidente dell’Associazione Imprese Autotrasportatori Siciliani, Giuseppe Richichi, all’origine della protesta dei Tir.
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Un sommossa che vede riuniti agricoltori, pastori, allevatori che si dicono stanchi del disinteresse da parte delle istituzioni. Un Movimento che sta destando la curiosità e polemiche, visto che si parla di collaborazione con partiti come Forza Nuova e di infiltrazioni mafiose. “Siamo una forza apolitica che si ribella e che non ha niente a che fare con la mafia, siamo lavoratori onesti”, risponde Giuseppe Richichi, mentre Lo Bello gli fa eco specificando “ La Sicilia si ribella al sistema, il movimento è spontaneo perché la gente sta male, io ho lanciato un allarme perché ho visto personalmente presenze di volti conosciuti, il problema è che tutte le cose passano dalla mafia, dico soltanto che questo movimento va tutelato”.
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Un Italia in subbuglio all’insegna della drammaticità. E che destino avrà il decreto legge sulla libera concorrenza? Le lobby riusciranno a deformarlo fra la Camera e il Senato? Gli effetti delle liberalizzazioni saranno davvero la spinta impetuosa alla crescita? Dopo venti anni di fermo, il paese è schiacciato dalle difficoltà e dalle proteste, i lavoratori si sono fatti carico dei sacrifici per la salvezza mentre le rappresentanze corporative tutelano i loro privilegi.
Dove finiscono le ragioni e dove si devono soltanto cambiare le abitudini per il bene comune? Sulla scia della Sicilia le proteste continuano chi per una ragione chi per altre. Si è accesa una miccia e la bomba è scoppiata, ora diventa necessario un salto di qualità basato sul confronto e sul dialogo, la confusione e la paura rischiano di far perdere la lucidità necessaria per un buon fine vantaggioso per tutti.