Ci sono cose che proprio non vanno giù.
Cose che vedo in televisione, che sento al bar o che leggo sul giornale.
Ci sono notizie, interviste e commenti che raccontano una realtà brutta in cui vince quasi sempre l’odio e in cui la cattiveria sembra essere la regista degli eventi.
Quando non interviene la cattiveria, in tutto il suo estatico fulgore, allora ecco l’imbecillità: se si potesse esportare l’imbecillità l’Italia avrebbe ridotto sensibilmente i suoi problemi economici e ne sarebbe il primo esportatore nel mondo.
Non vi piace la mia provocazione?
Ebbene, allora ditemi in quale altra nazione del mondo si riesce a litigare sul risultato di una partita di calcio o sull’eliminazione di un concorrente del grande fratello. E ditemi anche, siate gentili, in quale altra zona di questo pianeta calcio e reality show monopolizzano in maniera così prevaricante l’informazione.
Non sapete e non potete rispondere.
Vado al bar e vedo un gruppetto di persone che si accalorano e urlano l’una contro l’altra. Mentre prendo il mio sacro a santo caffè ascolto di tanto in tanto qualche frase e capisco che l’oggetto del contendere è una partita di calcio, pare che la squadra della città abbia perso in trasferta in maniera un pò troppo sospetta, con rigore inesistente e fuorigioco. Insomma gli ingredienti per una bella lite ci sono tutti.
Rimango al bar una decina di minuti tra consumazione e chiacchiera con il barista assonnato senza che quelli accennino minimamente a venirne a capo, guardo l’orologio e mi accorgo che sono le 9 e 30: io oggi ho il giorno libero ma questi individui non lavorano?
Intuendo i miei pensieri il barista mi spiega che sono ausiliari del traffico in pausa caffè. Tranquillizzato ma un po preoccupato dai toni che raggiunge la discussione vado dal giornalaio per la dose giornaliera di informazione stampata. L’impresa non è cosa da poco visto il caos generato dai conducenti che, in assenza di una guida, hanno parcheggiato un po ovunque riuscendo a bloccare il quartiere.
Arrivo in edicola dopo diverse peripezie, comincio a scegliere i giornali e mi colpisce un’articolo in prima pagine su un quotidiano freepress nel quale Alessia Marcuzzi risponde ai commenti offensivi ricevuti su Facebook su un suo presunto schieramento. L’articoletto lo si legge in 3 minuti che io passo a preoccuparmi seriamente per il benessere mentale della gente man mano che giungo alla fine del testo. Posso anche capire che si litighi per questioni di fede calcistica (con le dovute eccezioni e entro certi limiti) ma che si arrivi a tanta rabbia nel sostenere un emerito sconosciuto che viene recluso per un tot di tempo in una casa davvero non lo capisco.
Forse che l’imbecillità è wireless??