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Italiani come polli: da spellare e adesso pure da infinocchiare?

Creato il 22 marzo 2013 da Freeskipper
Italiani come polli: da spellare e adesso pure da infinocchiare? Gli italiani non sono tutti polli, né tantomeno allodole per ingannevoli specchietti. Anni ed anni di democrazia cristiana, pci, psi, msi, ecc, ecc, saranno pur serviti pure a qualcosa oltre che a creare il più grande debito pubblico della storia repubblicana, oppure no!? E allora, con molta diffidenza ascoltiamo il racconto del famigerato taglio al numero dei parlamentari e raccogliamo con le molle i paventati tagli ai loro stipendi. Anche se, poi, per i politici restiamo sempre e comunque dei "polli da spennare vivi" soprattutto quando si tratta di ripianare i “loro” debiti! E lì, obtorto collo, come non dargli ragione? Siamo tutti un po’ polli, chi più, chi meno, dacchè mesti e rassegnati andiamo a nutrire quella fitta schiera di italiani onesti e per bene che allevati in batteria pagano diligentemente le tasse fino all’ultimo centesimo anche per chi evade ed elude impunemente il fisco e soprattutto per mantenere “loro” - che fino a ieri (del doman non v’è certezza) hanno mangiato a quattro ganasce - alla bella vita! Ma torniamo ai famigerati tagli degli stipendi dei parlamentari. Gli allocchi, quelli che abboccano a tutto, quelli che alzano il naso in su per vedere se c’è qualche asino che vola, hanno già fatto il monumento ai vari Boldrini e Grasso perché «si riducono lo stipendio del 30%». Sì, va pure bene, ammesso e non concesso che qul 30% sia adeguato allo stipendio medio di un italiano qualunque, ma il 30% di cosa del ricco pacchetto da presidenti di Camera e Senato? Cioè alla fine, di preciso, a quanto rinunciano? Quanto prenderanno in busta paga? Si può sapere, oppure no? Un conto è il compenso, un conto è l'indennità parlamentare, cioè la parte che corrisponde allo stipendio reale, al netto di tutto il resto. Non è ancora chiaro a cosa si applichi la sbandierata riduzione del 30%, perché se riguarda l'indennità si tratterebbe della rinuncia a 1.500 euro circa sui 5mila di indennità, a cui però poi si aggiunge più del doppio. Sarebbero dunque briciole, più che una ventata di buona politica! Oltretutto non è che stiamo parlando di un operaio in cassa integrazione! Il presidente del Senato, oltre tutti i benefit che la carica comporta, ha poi diritto ad una residenza lussuosa nel cinquecentesco Palazzo Giustiniani a Roma, ma pare che Grasso sia intenzionato a risiedere a casa propria. Meglio così! Grasso poi, ex procuratore nazionale Antimafia e magistrato di Cassazione, ha maturato i requisiti per la pensione da ex toga, che nel suo caso (anzianità di servizio e metodo retributivo) equivale alla quasi totalità dei 14mila euro di stipendio, attorno agli 11mila euro. Che quindi si aggiungono all'emolumento da presidente del Senato, compensando largamente la rinuncia al 30% non si sa ancora bene di cosa.

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