Magazine Società

Italiani, così bravi a sparare sulla Croce Rossa

Creato il 02 febbraio 2011 da Naimasco78

Finalmente una storia a lieto fine al telegiornale, in questa girandola di omicidi e scomparse di minorenni. Un barboncino di dieci anni di nome Jeck, dopo aver salvato il suo padrone da un sicuro annegamento nell’Adda, si stava lasciando morire di fame durante il ricovero in ospedale dell’uomo, Palmiro Andreoli, 71enne di Sondrio. Grazie alla complicità dei medici, Andreoli è riuscito a far accettare in ospedale il suo cagnolino che ha subito ricominciato a mangiare. Questa è l’ultima di una serie di vicende che hanno per protagonista l’illimitato e incondizionato amore che i nostri amici a quattro zampe sono in grado di dimostrarci tutti i giorni. Ricevendo cosa in cambio? Niente, una ciotola con un po’ di cibo, un tappeto dove dormire, quando va bene; al peggio un meraviglioso weekend di agosto in una delle migliori autostrade italiane.

Italiani, così bravi a sparare sulla Croce Rossa

il cane Hachiko

La storia di Jeck ricorda molto la vicenda di Hachikō, il cane divenuto il simbolo della fedeltà degli animali verso gli uomini: dopo la morte del suo padrone, Hachiko ha continuato per quasi dieci anni ad andare tutti i giorni alla stazione dove l’uomo prendeva il treno per andare al lavoro per aspettarlo, inutilmente. Da questa storia è stato tratto un bellissimo film impossibile da vedere in compagnia in quanto porterebbe chiunque a prosciugarsi di lacrime, tanto è commovente. Tutto ciò però, (perchè c’è sempre un però in queste cose, c’è sempre il Giano bifronte che con una faccia ride mentre con l’altra piange) mi fa pensare ad una lettera pubblicata su Oggi, il settimanale per le famiglie (e aggiungerei bigotte) italiane, del 19 gennaio 2011: un nonno scrive indignato che mentre il suo nipotino lotta contro la distrofia muscolare il sottosegretario all Presidenza del Consiglio dei Ministri Daniela Santanchè organizza cene di beneficenza per la raccolta di fondi per i cani abbandonati. Il direttore della rivista Umberto Brindani, ovviamente, replica con la solita predica moralista da cattolico integralista che la vita di un cane non può essere paragonata a quella di un bambino (perchè quella di un pedofilo secondo lei, o di un assassino, o di un mafioso, o di uno stupratore può essere paragonata a quella di un animale? Io dico che almeno in questi casi vincono gli animali lei cosa ne dice?). Nel numero successivo, cioè quello uscito il 26 gennaio, Brindani, inondato da lettere di protesta di animalisti, cinofili, amanti degli animali in generale, si arrampica sugli specchi nel tentativo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte e cosa fa? Si gioca la carta di cuore di mamma: pubblica la lettera della madre del bambino, che si chiama Alessandro Baldi ed ha 22 mesi, che ovviamente segue le orme del nonno del piccolo e ribadisce con una missiva straziante piena di prime pietre scagliate. Ora, noi frequentatori dei reparti oncologici degli ospedali italiani (e mi ci metto dentro anche io per motivi personali che non sto a spiegare) aumentiamo di giorno in giorno quindi penso che siano in molti a capire lo stato d’animo di questa signora. Non capisco però, di nuovo e come mi capita ormai spesso, il nesso. Perchè prendersela con i cani adesso? Motivi di sdegno ci vengono forniti su piatti d’argento tutti i giorni ma è molto più facile prendersela con la raccolta per i cani che non con la festa di compleanno della deputata del Pdl nonchè gnoccherellona Michaela Biancofiore che ha festeggiato il genetliaco in un hotel a Roma in compagnia di tutto il cucuzzaro di Palazzo Chigi e del magnanimo e filantropo Premier che ovviamente ha finanziato tutto il baccanale. Non ci indignamo neanche per Ruby Rubacuori, la cortigiana del re, pagata 5 mila euro per far presenza in una discoteca del riminese. Non ci indignamo nemmeno più per i costosi divertimenti del suddetto Premier e per le sue entreneuse, pagate 7 mila euro per una notte con il maharaja di Arcore. Ma per gli animali abbandonati sì, e vorrei sottolineare che se sono abbandonati è per colpa nostra perchè siamo noi a farlo; dovremmo quindi smetterla di trattare cani e gatti come giocattoli per i nostri figli viziati e lagnoni. In questo modo forse non ci sarebbe nemmeno più bisogno delle cene di beneficenza.

Avere un malato in casa è una tragedia, averlo neonato è sicuramente e profondamente ingiusto, ma forse queste persone invece che sputare sentenze e parlare per luoghi comuni dovrebbero imparare a leggere, a documentarsi, a fare ricerche: ci sono centinaia di scienziati, studiosi, ricercatori, medici di tutto il mondo che dedicano la vita a sperimentare nuove terapie e cure alternative anche per malattie considerate fino a poco tempo fa incurabili. Anche la lettura per esempio è una terapia ad un male che non siamo ancora riusciti a debellare del tutto; ma questa è un’altra storia.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :