ALL’INIZIO DEL 1969, IL PRINCIPE JUNIO VALERIO BORGHESE ENTRO’ IN CONTATTO CON LA CIA
IL SUO OBIETTIVO? “APPOGGIARE CON LA MASSIMA EFFICIENZA UN RAGGRUPPAMENTO DI FORZE NAZIONALISTE”
Richard Nixon
“ITALY 1969” E’ IL TITOLO DI UN MEMORANDUM CONSEGNATO DA BORGHESE AL GENERALE AMERICANO VERNON WALTERS, A ROMA, UNO STRETTO COLLABORATORE DEL PRESIDENTE RICHARD NIXON
LE RIVELAZIONI SULLE TRAME NERE ITALIANE ARRIVANO DAGLI ARCHIVI NAZIONALI DI WASHINGTON
003 documento Borghese
“Il 4 marzo 1969, un ufficiale dei Servizi navali italiani entrò in contatto con uno dei miei uomini. L’ufficiale parlò degli incontri preliminari che si erano svolti di recente tra alcuni suoi amici influenti per discutere un golpe.” E’ il 6 agosto 1970 quando il capo della Cia a Roma scrive ai suoi superiori a proposito di un contatto stabilito un anno e mezzo prima con un misterioso “ufficiale” della Marina italiana. Non ne rivela il nome ma il titolo dell’informativa non lascia dubbi in merito a chi tira le fila dell’eversione antidemocratica: “Il presunto ruolo di Junio Valerio Borghese nei piani per un colpo di Stato.” Si tratta di un prezioso documento desecretato nel luglio del 2010, assieme a centinaia di altri, dalla Central Intelligence Agency, la Cia. Le carte sono rimaste chiuse per decenni nella sede di Langley, in Virginia, e dal 2010 sono finalmente consultabili negli Archivi Nazionali statunitensi di College Park (Nara, Rg 263, Entry Zz-18, Box 15, Location 230/86/22/02).
004 documento Borghese
Il misterioso ufficiale italiano torna a incontrarsi con gli agenti della Cia romana il 4 aprile 1969. Scrivono gli americani: “Disse che lui e i suoi amici erano persone troppo pratiche per aspettarsi un sostegno da parte del governo statunitense. Chiedevano soltanto di essere rassicurati sul fatto che il governo di Washington si sarebbe comportato in maniera neutrale in caso di golpe.” L’ultima segnalazione è del 25 maggio 1969. La Cia apprende che Borghese è già “in contatto con un membro dell’intelligence statunitense a Napoli” e che l’ex comandante della Decima Mas ha “amici influenti a Washington, anche al Dipartimento di Stato”, in vista di un golpe che sarà guidato “da un’alleanza tra forze militari ed economiche italiane”. Una circostanza che trova conferma qualche mese più tardi, nel settembre del 1969, quando gli americani mettono le mani su un rapporto del ministero dell’Interno italiano, in cui si elencano gli incontri tra il principe nero e alcuni industriali genovesi.
005 documento Borghese
“Sapevamo già che gli americani erano al corrente dei progetti golpistici di Borghese fin dall’agosto del 1970” – raccontano lo storico Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario J. Cereghino, gli autori della scoperta assieme al ricercatore statunitense Dennis Whitehead – . “Ne parlarono, qualche anno fa, i giornalisti Bellu e Veronese sul domenicale di ‘Repubblica’. Ma ora i nuovi fascicoli della Cia sul principe nero costituiscono la prova inequivocabile che la preparazione del famoso ‘Golpe dell’Immacolata’ del 1970, era iniziata in realtà nei primi mesi del 1969.” Da altri rapporti desecretati emerge infatti che Borghese consegnò un memorandum intitolato “Italy 1969” al generale americano Vernon Walters durante la visita del presidente statunitense Richard Nixon a Roma, avvenuta nel febbraio del 1969.
006 documento Borghese
Il documento di 14 pagine, in traduzione inglese, è firmato dal “Fronte Nazionale”, la formazione politica di estrema destra fondata da Borghese qualche anno prima. “Italy 1969” è diviso in due parti: “La situazione interna” (sei paragrafi) e “L’enigma internazionale” (quattro paragrafi). Vi leggiamo, in sintesi, che il nemico da battere è il comunismo, rappresentato in Italia dal Pci. Il sistema dei partiti del centro-sinistra, guidato dalla Dc, non è più in grado di far fronte al partito di Longo e di Berlinguer. L’ingresso del Pci nel governo, quindi, è solo questione di tempo. Se questo processo non sarà bloccato, continua il memorandum, “l’Italia diverrà in breve un vero e proprio Stato socialista”. La Dc è ormai ridotta all’impotenza. E se i comunisti non sono ancora riusciti a prendere il potere, è solo perché aspettano di conquistarlo con metodi “legali”, secondo gli insegnamenti di Togliatti.
007 documento Borghese
Nel paragrafo “L’ultima opzione”, il Fronte Nazionale scrive che occorre mettere in piedi “una concentrazione di forze nazionaliste non legata ai partiti, per combattere con forza ed efficienza il comunismo e stabilire un sistema politico nuovo e più razionale”. Il memorandum così si conclude: “Il dilemma che si pone dinanzi al governo degli Stati Uniti d’America è il seguente: astenersi dall’intervenire e consentire che l’Italia scivoli inesorabilmente verso il blocco comunista; oppure, salvare l’Italia prima che sia troppo tardi e appoggiare con la massima efficienza un raggruppamento di forze nazionaliste”. “I fascicoli resi pubblici dalla Cia – affermano Casarrubea e Cereghino – ci consentono di retrodatare al gennaio-febbraio 1969 la preparazione di una complessa manovra eversiva che porta alle bombe sui treni nell’estate di quell’anno e al terribile attentato di Piazza Fontana (12 dicembre), che provoca ben 16 morti.
008 documento Borghese
E i documenti dell’intelligence americana ci dicono che Junio Valerio Borghese si muove a tutto campo in quei mesi. Anche nell’ambito dei suoi rapporti con la mafia.” “Nell’arco del 1969 – concludono i due studiosi – risulta ormai evidente che le trame neofasciste del principe nero vanno di pari passo con l’ascesa della mafia corleonese di Luciano Liggio, Totò Riina e Bernardo Provenzano. E’ nel 1969 che i tre scatenano una guerra senza quartiere che farà centinaia di morti e che permetterà ai corleonesi di diventare il lato oscuro dello Stato italiano nei trent’anni successivi. Secondo varie fonti, infatti, doveva essere il boss di Cosa nostra Luciano Liggio ad assumere il comando territoriale della Sicilia, subito dopo il golpe neofascista che il principe Borghese intendeva attuare a Roma l’8 dicembre 1970.”
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