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Ite, la messa è pagata… 25 mila euro

Creato il 01 febbraio 2013 da Albertocapece

natale2010Anna Lombroso per il Simplicissimus

Si chiama Achim Schutz, docente di UnaAntropologia teologica presso la Pontificia Università Lateranense, segretario della pontificia Commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorje, e “cappellano regionale” del Lazio, con un compenso di 25mila euro all’anno per officiare la messa nel palazzone di via della Pisana. Va a sapere se è una contromisura per fronteggiare l’eclissi del sacro o invece per avversare la crisi delle vocazioni, invogliando i giovani a abbandonare i panni del precario per vestire più vantaggiosi abiti talari.
Si sa che la perdita di sovranità dello stato concede ampi spazi all’invadenza di altri poteri, ma in questo caso c’è stato un concorso bipartisan, per non dire ecumenico nell’infliggere questo oltraggio, minore rispetto ad altri, ma di elevato valore simbolico, a cittadini penalizzati dai tagli al welfare e all’istruzione e costretti a pagare di tasca propria le dilapidazioni di denaro pubblico delle varie amministrazioni che si sono susseguite.

La “chiamata” infatti risale al 2003 e si deve a Francesco Storace allora governatore, che incarica il prestigioso prelato della delicata missione a 12.500 euro annui, ma il munifico Marrazzo porta l’emolumento a circa 25 mila euro, cifra poi mantenuta dalla Polverini.
Se anche la messa finisse, in dieci anni comunque sono stati spesi quasi 200 mila euro di soldi pubblici in liturgie e indulgenze inadeguate a lavare le coscienze dei Fiorito come a far dimenticare le spese non solo private e non proprio convenzionali dell’ex presidente, ma sufficienti a dimostrare che la laicità è un optional marginale, superfluo, ingombrante e indesiderato, a tutti i livelli istituzionali, gerarchici e territoriali. Nel generale impoverimento della scuola pubblica, quando i genitori sono chiamati a contribuire al necessario, dove migliaia di insegnanti si avvicinano da precari all’età pensionabile senza pensione, nella sola Regione Lazio la consistenza, per l’anno scolastico . 2012/2013, dei posti previsti per l’insegnamento della religione cattolica, prevede un totale complessivo di 2.221 posti, di cui 220 per la scuola dell’infanzia, 1.035 per la scuola primaria, 391 per la scuola secondaria di I grado, 575 per la scuola secondaria di II grado, e che il 70% di tale dotazione ammonta complessivamente a 1.555 posti. E sono noti gli equilibrismi compiuti dal Pd veneto per offrire aiuti particolarmente lauti alle scuole private, iniqui quanto le aperture mai smentite a organizzazioni para-confessionali e semi-fanatiche nelle strutture socio-sanitarie.

Una volta i politologi parlavano della strategia della doppiezza del Pci, fedele all’Urss pur collocandosi nell’emisfero occidentale, il sogno dell’oltrepassamento del capitalismo coesistente con l’appaesamento nella democrazia liberale. E il successo del partito di Berlinguer si può attribuire anche alla legittimazione di quelle contraddizioni accreditate come un necessario processo evolutivo e come una vocazione all’allargamento della partecipazione a pensieri e inclinazioni le più diverse, quindi a una estensione della comunità democratica.
Beh, pare si sia esagerato. A forza di realismo si è sconfinati nella real politik, a forza di pragmatismo si considera ineluttabile un sistema fondato sullo sfruttamento, a forza di tolleranza si sdoganano i fascisti, a forza di accoglienza alle frange più oscurantiste del mondo cattolico, si legittima l’esuberante indole a imporre una morale confessionale, limitando la libertà di pensiero, di inclinazione sessuale, di espressione e minacciando i diritti conquistati, anche quelli più scomodi e proprio per questo più intangibili e inalienabili.
Il riaffacciarsi di Storace, nella cui compagine si è accomodata Eugenia Roccella, l’intermittente e infame appoggio di Pannella, non sono fenomeni di quel folklore di una destra pittoresca e perciò inoffensiva. Sono il segnale del sonno della ragione e del letargo della laicità ai quali si è abbandonata quella che una volta chiamavamo, pur con le sue contraddizioni più o meno strategiche, sinistra.


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