Magazine Società

Ius soli

Creato il 27 luglio 2013 da Gaia

Comincio con il dire che sono avvilita, disgustata e imbarazzata dalle continue aggressioni verbali, insulti, inviti allo stupro e ora anche lanci di banane (!) contro il ministro Kyenge. Siccome non si può evidentemente dare niente per scontato in questo paese, dico anche perché. Parto dall’ovvio: essere neri non è una colpa. Non lo è nemmeno essere neri in un paese storicamente bianco, come tanti pensano: a differenza di quello che si fa, quello che si è non può andare bene in un posto e male in un altro. Dico questo perché sarei curiosa (per modo di dire) di sentire dai leghisti, siccome insultano la Kyenge semplicemente per il colore della pelle e la provenienza, se considerano ‘sbagliati’ tutti i neri del mondo. Sarebbe una ben curiosa posizione da tenere. Ma loro secondo me non è che ci ragionano tanto sulle cose.
Inoltre, essere neri non è una scelta. Attaccare o sfottere una persona per caratteristiche fisiche che non ha scelto, siano esse positive, negative o neutre, è insensato e crudele. Non si può pensare che sia accettabile chiamare Berlusconi nano, e poi indignarsi quando gli insulti partono da destra e arrivano ai propri beniamini. Certo, le battute sul colore della pelle portano un bagaglio di significati ulteriori che nel caso della statura è meno rilevante, ma comunque presente. L’uscita di Gino Strada su Brunetta è odiosa come quelle sulla Kyenge. C’è poi un elemento ulteriore, che grazie a Berlusconi in questo paese si è completamente perso: la sensibilità di capire cosa si può dire solo in privato, e cosa si può dire in pubblico. Anche nel privato, poi, ci sono livelli diversi: una battuta in un bar è diversa da una fatta con un amico intimo dove nessuno sente. Anche questo è importante, perché c’è chi si aggrappa al ‘ho detto quello che tutti pensano’. La sincerità è non dire cose che non si pensano, non dire tutto quello che si pensa. Uno è del tutto libero di ritenere che la Merkel sia una culona, Brunetta brutto e la Kyenge somigli a un orango: quando lo dice pubblicamente, però, offende quella persona deliberatamente, crea tensioni che vanno anche al di là dei singoli coinvolti, e sminuisce una figura pubblica in virtù di caratteristiche del tutto irrilevanti. Ed è proprio questo il punto: attorno alla Kyenge, le cui risposte tra l’altro meritano tutta la mia stima per eleganza, intelligenza e fermezza, si è ormai costituito un tifo da stadio: cori razzisti da un lato, ‘sei tutti noi’ dall’altro. I fantasiosi razzisti di Lega e Forza Nuova non fanno che danneggiare la propria stessa causa con gli insulti al ministro: se vogliono far sentire le proprie idee e discutere l’immigrazione nel merito, la strategia che hanno scelto impedisce qualsiasi discorso razionale e offusca le argomentazioni pur sensate che potrebbero avere (anche se, scegliendo questi mezzi, probabilmente dimostrano di non essere in grado di reggere un dibattito serio).
Io, infatti, non sono d’accordo neanche con l’equazione critico dell’immigrazione = razzista che ormai è un automatismo soprattutto a sinistra. In linea di principio, io sono parzialmente favorevole allo ius soli. Una persona deve avere una cittadinanza, e ha più senso che sia quella del paese in cui è nata e cresciuta rispetto a quella del paese di origine dei genitori, che magari non ha neanche mai visto. Ho detto, però, nata e cresciuta: ci vuole anche un minimo di permanenza. Altrimenti il rischio è che i futuri genitori organizzino la nascita in Italia per motivi di convenienza indipendentemente dal rapporto che il figlio avrà poi con il paese. Certo, anche due genitori cittadini italiani possono farlo, ma è più improbabile. L’attuale requisito italiano dei diciotto anni quasi ininterrotti mi sembra eccessivo: un requisito minore ma non solo formale mi pare un migliore compromesso.
Concludo con delle statistiche molto recenti sul numero di stranieri in Italia. I residenti iscritti, quindi presenti ‘regolarmente’, sono passati nello scorso anno da 4 053 599 a 4 387 721, cioè 334 122 in più. Nonostante la crisi, quindi, aumenta la popolazione straniera nel nostro paese, e aumenta la proporzione di stranieri sul totale. Il saldo naturale italiano, infatti, è negativo, com’è giusto che sia dopo decenni di crescita ininterrotta. Avendo già detto quello che penso a questo proposito, non mi ripeterò. Faccio piuttosto delle domande: lo ius soli potrebbe essere un incentivo tale da aumentare ulteriormente l’immigrazione in Italia? È possibile prevedere se la percentuale di stranieri sul totale della popolazione continuerà ad aumentare? Se così fosse, è legittimo preoccuparsi o si tratta di allarmismo? E soprattutto: al di là di colore della pelle, religione e cultura, al di là della contrapposizione tra aspirazioni consumistiche e fuga da persecuzioni e guerre, qualcuno vede la minaccia ecologica contenuta in questi numeri?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

A proposito dell'autore


Gaia 251 condivisioni Vedi il suo profilo
Vedi il suo blog

L'autore non ha ancora riempito questo campo L'autore non ha ancora riempito questo campo

Magazine